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1 - IL PANINO, L’ANESTETICO, LA RIANIMAZIONE MORTE DI MARGARET, LA CATENA DI ERRORI
Estratto dell’articolo di R. Fr. per il “Corriere della Sera”
La mancata indicazione di presentarsi a stomaco vuoto all’intervento, le tardive e inappropriate manovre per provare a rianimarla quando si è sentita male, la probabile mancanza di dotazioni per fronteggiare l’emergenza e, infine, le incorrette comunicazioni al personale del 118, arrivato quando ormai non c’era più nulla da fare per salvarle la vita dalle conseguenze di un’operazione non autorizzata in quell’ambulatorio.
Sottovalutazioni, incompetenza, «furberie» se non apertamente illeciti, hanno portato alla morte di Agata Margaret Spada, come ricostruito dai referti del pronto soccorso, dalla cartella clinica del Sant’Eugenio e dal report sanitario stilato dall’Asl. Ruota attorno a questi punti lo sviluppo delle indagini, che nelle prossime ore porteranno di nuovo i carabinieri del Nas nell’ambulatorio di Marco e Marco Antonio Procopio all’Eur.
MARGARET SPADA - Salvatore Sferrazzo
«L’edema cerebrale e l’esame neurologico di Margaret Spada era incompatibile con una corretta e pronta rianimazione cardiopolmonare prima dell’intervento del 118», si legge nella relazione della Asl sul percorso clinico-assistenziale della 22enne, che nel primo pomeriggio del 4 novembre viene portata d’urgenza all’ospedale Sant’Eugenio, dopo essersi sentita male nelle fasi iniziali di una rinoplastica parziale nell’ambulatorio conosciuto su TikTok.
Parole che sollevano altri interrogativi sui due medici. Che tipo di manovra di emergenza hanno provato sulla 22enne, quando ha cominciato a sentirsi male (tremori, nausea, giramenti di testa)? Uno dei sospetti da chiarire con la nuova ispezione chiesta dal pm Erminio Amelio è che nel centro medico non ci fossero gli strumenti necessari a salvare la vita dei pazienti in casi come questi.
PORTA DELLA CLINICA PRIVATA DOVE E STATA OPERATA MARGARET SPADA
Quando l’ambulanza arriva sul posto, chiamata alcuni minuti dopo i primi sintomi della crisi, il personale del 118 si trova di fronte una situazione già disperata. La ragazza è in fin di vita e solo con un mezzo miracolo si riesce a portarla in terapia intensiva con ancora un briciolo di speranza di salvarla.
L’unica dicitura presente sul primo referto di accesso al pronto soccorso recita «somministrato anestetico locale», secondo quanto riferito dai Procopio. Nessuna indicazione ulteriore ma al Sant’Eugenio i medici si rendono conto, «eseguita la TC dell’encefalo e del torace, nonché l’esame neurologico», che «i dati riportati in anamnesi non sono concordanti con la gravità del quadro clinico».
In particolare «la TC documenta un gravissimo e imponente edema cerebrale...motivo per cui si decide di sottoporla ad ipotermia terapeutica». La radiografia, inoltre, documenta «una polmonite ab ingestis», quindi legata al fatto che la ragazza aveva mangiato un panino poco prima di sedersi sulla poltrona dell’intervento, non avendo avuto nessuna indicazione di restare a digiuno, e «la paziente viene trasferita in terapia Intensiva, ove si effettua una toilette broncoscopica e la disostruzione di bronchi secondari e terziari da materiale alimentare».
Margaret resta tre giorni in coma, poi mure per «arresto cardiocircolatorio» dovuto ad una «acuta sofferenza». Che cosa abbia scatenato la crisi nella 22enne è presto per dirlo. Una reazione allergica, un dosaggio sbagliato dei farmaci o altro, sono al momento solo ipotesi che resteranno tali fino al risultato degli esami istologici e tossicologi, fra 60 giorni. […]
2 - UN’EX PAZIENTE DEL CENTRO «LE TARIFFE SCRITTE A PENNA E PER LO SCONTO SOLO CASH»
Estratto dell’articolo di Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
Si firma V.O., chiede di restare anonima e mostra un documento che non può essere considerata una prova ma è sicuramente un indizio nella direzione di quanto già emerso a margine della morte di Agata Margaret Spada: gli interventi nello studio medico dei chirurghi Marco e Marco Antonio Procopio, in via Cesare Pavese all’Eur, avvenivano (preferibilmente) in nero. Lo dice la vicenda della 22enne siracusana, finita in coma nelle fasi iniziali di una rinoplastica parziale concordata a 2800 euro (per 20 minuti di intervento) e lo dicono altre testimonianze affluite in rete in questi giorni.
«Tutto in contanti» «Tra l’altro le operazioni erano fatte tutte cash, a nero», esordisce V.O. riferendosi a uno dei primi articoli qui pubblicati sulla vicenda. Il tono è quello di un discorso rimasto a lungo nei propri pensieri e che, con l’appiglio di questo emblematico e drammatico caso, trova finalmente forma. «Procopio chiedeva solo cash — riprende la donna — con lo sconto (quindi senza contare l’Iva, ndr). E tutta la contabilità era scritta su un foglio come quello che ho conservato per i miei interventi. Ho fatto da loro anche lo stesso tipo di operazione di Margaret». [...]
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