Lorenzo Viganò per www.corriere.it
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Le foto più famose (e viste) sono quelle che li ritraggono seduti o appoggiati alla ringhiera dell’Hotel Duomo con dietro, a fare da sfondo-cartolina, le guglie della Basilica, sotto lo sguardo vigile e protettivo della Madonnina. Oppure quelle che li immortalano mentre alla Stazione Centrale scendono dal treno che li portava a Milano da Lione (e che per ingannare i 2.000 fan in attesa al binario 16, dove era previsto l’arrivo, fu dirottato al binario 3).
O ancora quelle del primo dei due concerti tenuti al velodromo Vigorelli, con quella luce chiara del pomeriggio che ha sempre dato all’esibizione un effetto spiazzante, lontano dalle classiche atmosfere di un concerto rock. In tutto, poco più di una decina di fotografie per testimoniare il breve - e unico - soggiorno-tour dei Beatles a Milano (tappa cui sarebbero seguite prima Genova, con concerto al Palazzo dello Sport, e quindi Roma, al Teatro Adriano).
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Più o meno sempre le stesse usate per illustrare l’avvenimento sui giornali dell’epoca e per ricostruire i favolosi gorni italiani dei Favolosi quattro sui numerosi libri pubblicati in seguito. Fino a oggi, quando, a cinquant’anni dal quel 23 giugno 1965) dagli archivi dell’agenzia Farabola (che seguì l’appuntamento milanese) sono riemersi un centinaio di altri scatti, rimasti inediti. Una ventina dei quali verranno esposti per la prima volta nella mostra «I Beatles dal vivo!» allestita nei locali della Feltrinelli Duomo e di cui mostriamo in anteprima una selezione.
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«Era da tempo che mi chiedevo se quelle fossero le sole fotografie scattate», racconta Franco Zanetti, che oltre a essere il direttore di «Rockol» e appassionato e storico dei Beatles (cui ha dedicato numerosi libri) è anche il curatore della mostra. «Così ho preso contatto con Farabola e sono andato nel loro archivio a Vaiano Cremasco per controllare. E lì la scoperta: in una scatola di cartone ecco custodite un centinaio di immagini mai viste, tra cui i ritratti singoli dei Beatles (sette), probabilmente realizzati in fretta e furia la mattina della conferenza stampa.
Una scoperta che in un altro Paese sarebbe finita in asta da Sotheby’s». Si tratta di immagini che testimoniano il concerto del pomeriggio del 24 («Di quello serale, con un numero di spettatori tre volte maggiore e i quattro vestiti con abiti diversi, non ce ne sono») e soprattutto il pubblico. Perché fu principalmente sul fenomeno di costume che si concentrarono gli articoli - moralisti - dell’epoca, nei quali i Beatles (che avevano già conquistato l’America) venivano liquidati e apostrofati come «i quattro zazzeruti», senza capirne e riconoscerne la portata .
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«Queste immagini sono importanti perché raccontano un piccolo pezzo della storia dei Beatles mostrando una situazione decisamente diversa rispetto a quella che erano soliti vivere negli altri tour», conclude Zanetti. «L’Italia era arretrata in questo campo, e credo sia successo due o tre volte che, dopo lo scoppio della beatlemania, i baronetti si trovassero a suonare davanti a uno stadio mezzo vuoto come era stato il Vigorelli nel pomeriggio».
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Forse per questo nell’«Anthology», che ricostruisce meticolosamente la storia dei Beatles, il tour italiano è citato solo due volte. Una delle quali da Lennon che sostiene che per quei concerti il gruppo non fu mai pagato.
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