Francesco Maria Del Vigo per “il Giornale”
associazione Rousseau
Tanto internet, poca tv e ancor meno giornali. Le intenzioni grilline in tema di telecomunicazioni sono inquietanti. Un capitolo particolarmente corposo del programma del M5s è dedicato infatti al tema delle tlc. Uno dei cavalli di battaglia di un partito che è nato e cresciuto attraverso la rete e pretende di amministrare, se stesso ed eventualmente anche il Paese, attraverso una tecnologia digitale basata sul web. Certo, nei giorni del duplice attacco hacker al sistema operativo Rousseau, le proposte pentastellate sembrano quanto meno azzardate.
PIATTAFORMA ROUSSEAU
I Cinque Stelle puntano tutto sulla banda ultralarga e sullo sviluppo della nuova tecnologia 5G. Cardine del programma è l' abbattimento del divario digitale, cioè la differenza di diffusione e di utilizzo della rete nelle varie aree del Paese. Ma per farlo - secondo loro - è necessario statalizzare la rete. «Vogliamo una gestione ed una infrastruttura di rete a maggioranza pubblica - scrivono nel programma - la privatizzazione di Telecom Italia fatta dai precedenti governi è stata gestita in maniera scorretta.
beppe grillo davide casaleggio
E questo rientra pienamente nella logica antiliberista del grillismo, che vede nel privato un nemico. Ma la parte più interessante del programma è quella che non è stata ancora scritta o, per lo meno, non è stata ancora approvata nel programma ufficiale sulle telecomunicazioni rilasciato in forma parziale lo scorso 20 luglio.
Nell' ultima parte del fascicolo, infatti, i grillini si avventurano nella selva burocratica della Rai attaccando la malagestione politica dell' azienda pur tuttavia difendendo la necessità dell' esistenza del servizio pubblico. «Il modello scelto è quello del contributo pubblico più un solo canale con pubblicità e vincolo di destinazione degli introiti pubblicitari esclusivamente ai contenuti del canale».
beppe grillo davide casaleggio
Fin qui nessuna novità. I grillini però, in questo testo, almeno per ora, non toccano il tema delle televisioni private. Sarà inserito in futuro nel programma telecomunicazioni o in quello riservato all'editoria? Al momento non è dato saperlo. Ma per capire dove vogliono andare a parare basta fare una piccola ricerca su Google alla voce: programma Movimento 5 stelle. Il primo documento che esce è un Pdf online sul sito ufficiale di Beppe Grillo e pubblicato nel 2012.
Un programma politico di sedici pagine nel quale vengono elencati schematicamente i punti fondamentali del Movimento. Punti che, al momento, sono stati tutti sviluppati nel più ampio programma in via di lavorazione su Rousseau. Tra il testo del 2012 e quello di oggi c' è, ovviamente, una totale coerenza. E quello che si legge alla voce informazione è inquietante. «Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l' azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10 per cento», scrivevano i grillini.
Rai
Dunque, per fare degli esempi, Mediaset e La7 dovrebbero essere immediatamente cedute dai loro legittimi proprietari. Un vero esproprio. Stessa solfa per i quotidiani che, dal Giornale al Corriere della Sera, dovrebbero tutti passare di mano. Compreso il certamente non antigrillino Fatto Quotidiano, che tra i suoi azionisti ne ha alcuni, come l' ex direttore Antonio Padellaro, che detengono più della fatidica soglia del 10 per cento. Praticamente si salverebbe solo il blog di Grillo, perché, seppure di un unico proprietario, non è una testata giornalistica. Ma il vero accanimento è contro Mediaset, che ritorna anche alla voce economia: «Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset, Ferrovie dello Stato».
mediaset
Abolizione. Il Movimento 5 Stelle vorrebbe dunque smantellare - o forse smembrare, riorganizzare, al momento non si sa - un' azienda che dà lavoro a migliaia di persone e costituisce un pilastro del sistema televisivo nazionale. Un delirio che nemmeno i comunisti d' antan avrebbero messo nero su bianco. Certo, il programma definitivo deve essere ancora votato, ma i presupposti sono i peggiori: giornali dimezzati e televisioni espropriate. Praticamente una dittatura.