Giuseppe Salvaggiulo per la Stampa
di maio e aspiranti ministri
«Lo dico senza puzza sotto il naso né pregiudizi: lo standard della definizione di questa lista di ministri è stato pari all' organizzazione di una partita di calcetto tra ubriachi e autistici». Così scherza uno dei «competenti della società civile» contattato da Luigi Di Maio per entrare nel «fantastico team».
lorenzo fioramonti luigi di maio
Il capo politico del Movimento 5 Stelle gioca nell' ultima settimana la carta della squadra di governo con due obiettivi: accreditarsi come l' unico vero candidato premier, simulando non senza forzature un sistema presidenziale; spostare attraverso nomi qualificati e identitari una quota di voti marginali, decisivi nei collegi uninominali. L' idea era comporre il mosaico per intercettare diverse categorie di elettori: delusi di sinistra, giovani, donne, ambientalisti, professori, establishment.
guido bagatta photo andrea arriga
Operazione non del tutto riuscita, forte la sensazione dello scivolamento sulle seconde linee. Per giorni è andato in scena il remake della caccia all' assessore della giunta Raggi, a quasi due anni di distanza. I testimoni raccontano di intermediari improvvisati, approcci sbrigativi, convocazioni da agenzia di lavoro interinale («Lei si deve presentare oggi alle 2». «Ma da chi, scusi?»), una certa opacità nelle comunicazioni: impossibile sapere gli altri nomi della squadra, consegna assoluta del silenzio, divieto di porre domande o condizioni. Il che, a dispetto della personale cortesia e della buona impressione suscitata da Di Maio nei colloqui, ha indotto parecchi a defilarsi. O per lo meno a temporeggiare, in attesa degli incerti sviluppi della legislatura.
Damiano Tommasi
L' anomalo rapporto con il Quirinale non ha giovato. L' ultimo rifiuto, ieri, è arrivato da Guido Bagatta, giornalista e commentatore (Mediaset, Radio Deejay), con un criptico comunicato ufficiale: «Mancano le condizioni». Era stato Davide Casaleggio, conosciuto a un convegno sul web marketing, a propiziare il contatto con Di Maio. Si videro «piacevolmente», da cosa nacque cosa. Due giorni fa sembrava fatta, poi la retromarcia: una discesa in campo a pochi giorni dalle elezioni avrebbe comportato incompatibilità professionali, col rischio di finire in fuorigioco in caso di diverso esito elettorale.
CLAUDIO GENTILE
Il no di Bagatta, che lascia aperto uno spiraglio post elettorale («Vedremo con condizioni diverse») segue altri rifiuti, sempre per il ministero dello Sport. Da Damiano Tommasi, presidente dell' associazione calciatori, a Claudio Gentile, campione del mondo nel 1982 ed ex commissario tecnico della nazionale under 21. Era stato agganciato da un delegato del Movimento, «regolarmente accreditato» all' assemblea della Federcalcio a fine gennaio. Tommasi non aveva nascosto stupore per le modalità «artigianali» di approcci e colloqui, fino all' offerta del ministero.
PIERLUIGI CIOCCA
In generale a molti è parso inopportuno un impegno «al buio», senza garanzie né certezze. Per i ministeri economici si è detto dei no di Marianna Mazzucato, economista neokeynesiana che aveva partecipato a un convegno del M5S, e di Pierluigi Ciocca, ex vicedirettore della Banca d' Italia. Un collega che lo conosce bene sorride: «Non ci avrei creduto nemmeno se lo avessi visto con i miei occhi». Anche Marcello Minenna, alto dirigente Consob, nemico giurato dell' ex presidente Vegas, molto stimato dai Cinquestelle, ha risposto con prudenza. Scottato dalla fugace e velenosa esperienza nella giunta Raggi (ne ha scritto un libro, ancora in bozze) e teme il bis, sebbene l' ambizione non gli difetti.
MARCELLO MINENNA
L' ambasciatrice Laura Mirachian ha rifiutato la Farnesina. Per la Giustizia, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha fatto sapere che non ha nessuna intenzione di buttarsi in politica, ritiene che nessuna maggioranza parlamentare sia in grado di applicare il suo programma. Salvatore Settis, accademico dei Lincei ed ex direttore della Normale di Pisa, ha declinato l' invito a fare il ministro dell' Istruzione. Per i Beni culturali hanno detto no Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, e Maria Pia Guermandi, archeologa dell' Istituto Beni Culturali dell' Emilia Romagna, punto di riferimento per associazioni che si battono per la tutela del paesaggio (Italia Nostra, Emergenza Cultura) e contro le riforme Franceschini.
Christian Greco museo egizio torino
Tomaso Montanari, storico dell' arte già interpellato dalla Raggi, aveva incontrato Di Maio dicendosi disponibile, chiedendo però garanzie su intangibilità della Costituzione, alleanze e autonomia personale in materie sensibili come l' immigrazione. Non ha mai avuto risposta. Alla stessa categoria appartiene Alfonso Celotto, costituzionalista già capo di gabinetto di veri ministri, stimato da Di Maio e interpellato per fare il ministro anti burocrazia. Lusingato, come altri ha chiesto lumi sul resto della squadra. Il «metodo irrituale» alla fine l' ha indotto a lasciar perdere.