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    CHE CETRIOLO PER DI MAIO! - L’ACCORDO PD-AZIONE IMPEDIRA’ A LUIGINO DI CANDIDARSI NELL’UNINOMINALE: SARA’ NELLE LISTE PD IN QUOTA PROPORZIONALE - SOLO CHE DI MAIO ERA CONVINTO DI STRAPPARE ALMENO 3-4 COLLEGI BUONI PER I SUOI - ORA RISCHIA DI SALVARE SE STESSO MA ALIENARSI IL SOSTEGNO DELLE TRUPPE, CORRENDO IN UN PARTITO DIVERSO DAL SUO - I MUGUGNI DI CHI L’HA SEGUITO: “MA CHI CE LO HA FATTO FARE? A SAPERLO RESTAVAMO NEI 5STELLE…” - E C’E’ CHI ORA PROPONE DI ALLEARSI CON RENZI NEL TERZO POLO E SUPERARE COSÌ IL 3% - VIDEO! RENZI: "IO NON SONO LUIGI DI MAIO. SA DEL DIRITTO DI TRIBUNA COSA ME NE FACCIO?" 


     
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    MATTEO RENZI SUL DIRITTO DI TRIBUNA

    Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

     

    LETTA DI MAIO LETTA DI MAIO

    «Ma chi ce lo ha fatto fa'? Ecco come ci ringraziano quelli del Pd...». Momento di sconforto di un deputato di Ic (Impegno civico), ex M5S. Il partito di Luigi Di Maio è nato da 24 ore e già vive la prima crisi. Le fibrillazioni montano alle quattro di pomeriggio, quando esce fuori l'offerta del Pd al ministro degli Esteri: dato che l'accordo con Calenda prevede che nessun ex grillino possa candidarsi negli uninominali, al capo della Farnesina andrebbe un posto sicuro, come «diritto di tribuna » nella lista del Pd, quota proporzionale, probabilmente in Campania, dov'è radicato.

    letta calenda letta calenda

     

    Problema: Di Maio era convinto di strappare almeno 3-4 collegi buoni per i suoi. Accettando l'offerta di Letta, salverebbe solo se stesso. Peraltro col paradosso di correre in un partito diverso da quello che porta il suo nome (sotto l'ape).

     

    L'ex capo politico del M5S alle otto di sera convoca i 60 parlamentari che lo hanno seguito nella scissione, di cui 40 al primo mandato. «E a saperlo, ce la potevamo giocare nei 5 Stelle», rimugina più d'uno. Montano i malumori contro i dem. Di Maio predica calma. Si collega via Zoom, dalla Farnesina. Dice solo che «con Letta ci siamo incontrati, ci saranno altri incontri ad horas». Clic. Il faccia a faccia con il segretario dem è stato «interlocutorio», dicono al Nazareno. Aggettivo che non nasconde le tensioni. Di Maio dalla mattina, appena letto dell'accordo Letta-Calenda, è furioso. Al leader Pd dice di essere profondamente «deluso».

     

    Che non erano questi i patti. «Non posso accettare un'offerta così» (ma nel Pd sperano che si convinca). Letta, armato di pazienza, non può che dirgli di «comprendere la delusione, ma dobbiamo mettere da parte i singoli, per un obiettivo più grande.

    renzi di maio renzi di maio

    Sappiamo cosa c'è in gioco». Gli garantisce «tutto il sostegno».

     

    Dal Pd qualcuno suggerisce: l'obiettivo 3% non è impossibile, se si sommasse Impegno Civico con la lista di Federico Pizzarotti. Di Maio per ora prende tempo. Aspetta un nuovo faccia a faccia per oggi. Nel frattempo i fedelissimi tracciano tre strade. La prima: candidatura col Pd e magari sciogliere subito Ic, per far entrare altri nomi dentro la lista dem. La seconda: Di Maio front runner di Impegno civico, o la va o la spacca. La terza, la più pirotecnica («fantapolitica », dicono nell'entourage del ministro): allearsi con Renzi nel terzo polo e superare così il 3%. Si vedrà.

     

    lorenzo guerini foto di bacco (1) lorenzo guerini foto di bacco (1)

    Certo anche nel Pd qualcuno storce il naso davanti all'offerta di ospitalità. Il più tranchant è Matteo Orfini: «Un commento? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.... Per noi è faticosissima, sarebbe imbarazzante anche per lui». Qualche perplessità filtra da Base Riformista, la corrente del ministro Lorenzo Guerini: «Va bene il diritto di tribuna, ma serve un equilibrio con la nostra classe dirigente nei territori». Tra i pochi a benedire l'approdo (eventuale) di Di Maio c'è Graziano Delrio: «Ha fatto un percorso importante, sotto Draghi. Si è guadagnato sul campo il nostro rispetto».

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