Estratto dell'articolo di Antonio della Rocca per www.corriere.it
Antonio Montanile
La foto, scattata qualche settimana fa in un lido di Specchiolla, ritrae Antonio Montanile, alto dirigente della Asl di Brindisi, non in costume da bagno per sfuggire alla canicola estiva, ma impegnato, in polo blu, pantalone e fonendoscopio appeso al collo, in quelli che sembrerebbero controlli medici ad un’addetta al salvataggio, test che, a sentire l’Asl, al momento risulterebbero svolti in maniera del tutto regolare.
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Due sono le ipotesi prospettate dalla Asl. La prima. L’attività medica potrebbe essere stata catalogata da Montanile formalmente come Alpi (attività libero professionale intramuraria) pur senza averne i requisiti, perché avvenuta al di fuori dei confini di un ospedale o di un centro medico pubblico abilitato. La seconda. L’azienda si chiede ora se si possa trattare di servizi resi in nero. Ma queste, è bene sottolinearlo, solo supposizioni.
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Resta il fatto che, in base alle informazioni acquisite dall’azienda sanitaria brindisina, «Montanile, da gennaio 2023, ha optato per il regime di esclusività, in base al quale è autorizzato a svolgere l’Alpi esclusivamente all’interno delle strutture sanitarie, e non risulta che abbia alcuna autorizzazione ad esercitare al di fuori da queste stesse strutture».
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Stando a questi punti fermi, quindi, con quale pezza d’appoggio Montanile avrebbe potuto esercitare l’attività medica in un lido balneare e non, come prescritto dalle regole contrattuali, tra le mura degli ospedali? La domanda, rivolta al diretto interessato, è rimasta senza risposta. Più precisamente, la replica è stata laconica e priva di contenuti sostanziali: «Guardi, è una foto che non mi dice nulla. Non so che dirle».
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