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    CHE SCASSA-GAZA! - ISRAELE VIETA ALLA DELEGAZIONE GRILLINA, CON DI MAIO IN TESTA, DI FARE VISITA A GAZA E IL M5S PUNTA IL DITO: “E’ UN BRUTTO SEGNALE PER LA PACE” - L’AMBASCIATA REPLICA (“QUESTIONI DI SICUREZZA”) MA A GERUSALEMME HANNO ANNUSATO LE SIMPATIE PRO-PALESTINA DEL M5S


     
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    Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

     

    luigi di maio e la delegazione m5s in palestina luigi di maio e la delegazione m5s in palestina

    Il sole di Gerusalemme brucia sul monte Herzl mentre Luigi Di Maio cammina davanti al memoriale delle vittime del terrorismo in Israele. È la visita che i 5 stelle hanno scelto di fare dopo il mancato permesso per entrare nella Striscia di Gaza. E dopo parole contro il terrorismo di Hamas, che erano parse responsabili alla comunità ebraica, da parte del candidato premier in pectore di un Movimento mai tenero con Gerusalemme.

     

    È per questo che il comunicato che i parlamentari in visita fanno arrivare da Roma spiazza la diplomazia nella sua durezza: «Abbiamo appreso dalla nostra ambasciata che il governo israeliano impedisce alla delegazione guidata dal vicepresidente della Camera di recarsi nella Striscia di Gaza per visitare il progetto di un’Ong italiana - si legge - questo è un cattivo segnale per l’approccio dell’esecutivo israeliano rispetto alla situazione nella Striscia e alla pace nella regione». Passa poco tempo e arriva una replica dell’ambasciata israeliana in Italia che parla di «motivi di sicurezza».

    luigi di maio e la delegazione m5s al memoriale dell olocausto luigi di maio e la delegazione m5s al memoriale dell olocausto

     

    È molto difficile ottenere i permessi per entrare nella Striscia, che è controllata da Hamas, con cui Gerusalemme non parla. I 5 stelle sembravano sapere fin dall’inizio del viaggio che non sarebbe stato possibile, ma hanno atteso l’ultimo giorno per rendere ufficiale il disappunto.

     

    Usa parole più morbide del comunicato, Di Maio, con i cronisti che lo raggiungono ai piedi della tomba di Rabin. Parla di «rammarico perché noi volevamo andare a vedere come si stanno spendendo tanti soldi della cooperazione internazionale».

    LUIGI DI MAIO IN ISRAELE LUIGI DI MAIO IN ISRAELE

     

    Ma Manlio Di Stefano definisce «grave» il fatto che Israele impedisca l’accesso nella Striscia alle delegazioni che vogliono controllare come si vive a Gaza. Corrono via, i 5 stelle. Prendono la strada per Gerico, vanno a visitare la scuola che la Ong Vento di terra ha costruito in zona C - dove Israele vieta ai palestinesi di tirar su edifici - con gomme di macchine ripiene di sabbia. Lo hanno fatto per i bambini di un villaggio beduino, i cooperanti italiani.

     

    Di Maio e compagni siedono al posto di quei bimbi per ascoltare come sia stato possibile. Prima però devono rispondere a domande che riguardano questo viaggio, e che rimbalzano su Roma. Perché c’è un accordo tra la partecipata del comune di Roma, Acea, e il colosso idrico israeliano Mekorot che i 5 stelle, quando erano all’opposizione in consiglio, avevano tentato di far saltare. In un’interrogazione del dicembre 2013, firmata anche da Virginia Raggi, si accusa Mekorot di violazioni dei diritti umani dei palestinesi e di aiuto illecito alle colonie israeliane, deviando la maggior parte delle risorse idriche verso di loro. In un’altra, del gennaio 2014, i deputati della commissione Ambiente ne chiedevano conto al governo.

     

    LUIGI DI MAIO IN ISRAELE LUIGI DI MAIO IN ISRAELE

    «Dovete domandare alla sindaca », dice Di Maio. «Probabilmente l’interrogazione faceva riferimento a come opera l’azienda Mekorot in Israele - spiega Di Stefano - ribadisco che, come l’Onu, non riconosciamo le colonie, non facciamo accordi sui prodotti che arrivano da lì». Fonti vicine a Virginia Raggi dicono di più: «Non appena sarà ritenuto opportuno e necessario l’amministrazione capitolina approfondirà il dossier. Saranno valutate le implicazioni e gli effetti della stessa intesa sia sul fronte di Acea, di cui il Comune detiene il 51%, e sia sui principi etici e morali che ci sono dietro questo accordo alla luce dei principi di politica internazionale del M5S».

    virginia raggi virginia raggi

     

    Perché - spiegano in Campidoglio - «la politica è anche la volontà di assumere determinate decisioni e se noi come M5S sosteniamo la formula di due popoli e due Stati, sostenendo il riconoscimento della Palestina, non possiamo non considerare che Mekorot ha assunto comportamenti ancora oggi considerati quantomeno dubbi rispetto alle convenzioni internazionali. Quindi l’opposizione che facemmo nel 2013 resterà coerente, anche se dovremo capire quali sarebbero oggi le ricadute e le conseguenze».

     

     

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