Francesca Sforza per “La Stampa”
ERDOGAN PUTIN
Salgono le quotazioni del presidente turco Erdogan come mediatore nella crisi ucraina: dopo una serie di contatti telefonici a più livelli che si sono succeduti nei giorni scorsi, aumentano le probabilità di un faccia a faccia - il primo dall'inizio dell'invasione - tra il ministro degli esteri russo Lavrov e il suo omologo ucraino Dimitry Kuleba.
dmytro kuleba 7
Se quest' ultimo dovesse confermare la sua presenza - «nel mio Paese è in corso un attacco brutale», ha detto - i due dovrebbero incontrarsi l'11 marzo al Forum Diplomatico di Antalya, sulla costa Sud della Turchia.
La posizione della Turchia è in questo momento abbastanza equidistante dalle parti in gioco, perché se è vero che in passato Ankara scelse di acquistare i sistemi di difesa aerea russi S-400 provocando le dure reazioni americane e forti critiche da parte della Nato (di cui la Turchia è membro), è anche vero che ha mandato droni da guerra TB2 all'esercito ucraino attirandosi le ire di Mosca, e sin da subito ha condannato l'invasione russa senza ambiguità.
SERGEJ LAVROV
La richiesta di un cessate il fuoco da parte di Erdogan si è inoltre accompagnata a quella per la creazione di corridoi umanitari sul modello di quelli già negoziati in Siria, scacchiere su cui Russia e Turchia hanno già messo all'opera la loro capacità di cooperazione.
Gli interessi tra Mosca e Ankara sono molteplici, e vanno dal turismo (5 milioni di russi visitano la Turchia ogni anno) alla dipendenza energetica (il gasdotto russo Turkstream soddisfa, grazie alla partecipazione di Gazprom, il 40 per cento del fabbisogno turco), fino all'interscambio commerciale, tanto che la Turchia non ha applicato le sanzioni contro la Russia né ha interrotto il traffico aereo.
Le condizioni di Putin tuttavia, restano le stesse - riconoscimento della Crimea, delle repubbliche separatiste del Donbass, neutralità dell'Ucraina - e questo fa presupporre - come dimostra il nulla di fatto delle trattative in Bielorussia tra le delegazioni russa e ucraina - che la mediazione, se ci sarà, non sarà semplice.
VLADIMIR PUTIN XI JINPING BY EDOARDO BARALDI
Sembra invece essersi arenato il tentativo di mediazione israeliana: il premier Naftali Bennet infatti è stato accusato dagli ucraini di essere troppo vicino agli interessi di Mosca, e dunque di non essere un mediatore adatto.
Malgrado il suo attivismo dei giorni scorsi - che lo ha visto volare a Mosca, poi a Berlino, e infine telefonare a Putin per cercare di organizzare una trattativa - ieri Bennett è stato accusato dal ministro degli esteri ucraino Kuleba di aver acconsentito che la compagnia aerea di bandiera El Al accettasse pagamenti dalla rete russa aggirando le sanzioni internazionali sui sistemi bancari.
naftali bennett
«Mentre il mondo sanziona la Russia per le sue barbare atrocità in Ucraina, alcuni preferiscono fare soldi intrisi di sangue ucraino», ha scritto Kuleba in un tweet, definendo l'accaduto «immorale e un duro colpo per le relazioni ucraino-israeliane».
PUTIN ERDOGAN
Sullo sfondo, continua a muoversi la Cina, che ieri con le parole del ministro degli esteri Wang Yi ha definito la Russia il «partner strategico più importante» di Pechino, e ha continuato sulla linea di non condannare l'invasione dell'Ucraina.
Wang Yi, a margine della riunione annuale del parlamento cinese, ha inoltre detto che i legami con Mosca costituiscono «una delle relazioni bilaterali più cruciali al mondo» e che «non importa quanto sia pericoloso il panorama internazionale, noi manterremo il nostro focus strategico e promuoveremo lo sviluppo di una partnership globale Cina-Russia nella nuova era».
putin erdogan
Dalla Cina evidentemente non ci si attende alcuna mediazione in senso tradizionale, casomai un ritiro del suo sostegno incondizionato a Mosca, che potrebbe rendere quest' ultima più fragile sul piano internazionale. Ma non sembra che le recenti dichiarazioni vadano in questa direzione.
dmytro kuleba 6
Nella misura in cui la Cina non si allontana dalla Russia, si indebolisce anche la capacità di mediazione dell'India: ieri Narendra Modi ha contattato telefonicamente Vladimir Putin per esortarlo a cercare un confronto con la parte ucraina e poi ha chiamato il presidente Zelensky.
Fonti indiane parlano di 50 minuti di telefonate i cui esiti, tuttavia, non sembrano andare al di là di un aggiornamento sulla situazione sul campo. Nel frattempo l'amministrazione americana cerca di costruire un fronte il più possibile compatto per riequilibrare il prezzo del petrolio.
PUTIN ERDOGAN
Dopo aver contattato Caracas, il presidente Biden sta infatti organizzando una visita a Riad, sia per ricomporre i rapporti con l'Arabia Saudita, sia per cercare di sensibilizzare la monarchia del Golfo a una maggiore severità nei confronti di Mosca.
Tutte operazioni comprensibili, ma lastricate di difficoltà, non ultima quella di dover mettere da parte le questioni relative ai diritti umani per avviare trattative. Scomode, ma pur sempre trattative.
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