Antonio Crispino per "www.corriere.it"
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In via dei Fienili, 60 il Comune di Roma possiede due appartamenti. In quello al secondo piano ci abita una signora anziana, disabile, che da sempre ha concordato un canone di affitto molto basso, ritenuto adeguato alla sua condizione di salute: 286 euro all’anno, poco più di 20 euro al mese. Ormai da tempo i funzionari del Comune cercano di convincerla a trasferirsi in un altro alloggio più periferico ponendo rimedio a quello che è considerato un errore di gestione degli immobili comunali.
Infatti, via dei Fienili è quella strada che affaccia proprio sul Parco archeologico del Colosseo. Salendo all’ultimo piano del palazzo al civico 60 si ha una veduta spettacolare sul Foro Romano, l’area archeologica che testimonia il cuore pulsante dell’antica Roma. Se il Comune affittasse quell’appartamento a prezzo di mercato non incasserebbe meno di 1.400-1.500 euro al mese e, infatti, l’idea del Dipartimento Politiche Abitative sarebbe quella di reinvestire questi soldi nelle politiche sociali, sicuramente riuscirebbero ad aiutare più persone.
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Tuttavia, ogni proposta è sempre stata rigettata al mittente. «Ho sempre abitato qui e da qui non me ne vado», risponde la signora da dietro al portantino di ingresso che non apre mai se non quando arriva l’assistente sociale, anche perché il condominio non è dotato di ascensore e le scale sono molto ripide. Così, anche l’inquilina al piano terra, anch’ella con un canone agevolato (67 euro al mese) le fa eco: «Se è riuscita a restare lei non vedo perché dovrei andarmene io».
Debito da 237 mila euro
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Se l’amministrazione capitolina non riesce a fare tesoro del suo patrimonio immobiliare non è solo a causa di gestioni come queste ma anche perché non ha un’anagrafe degli inquilini e degli immobili aggiornata e non riesce a stabilire con certezza chi abita in un determinato alloggio. Così succede che chi dovrebbe lasciare un appartamento (perché ormai non ne ha più i requisiti) continua ad occuparlo. Se non lui, i suoi parenti. E chi dovrebbe pagare il canone concordato semplicemente non lo fa. Ecco perché i crediti del Comune — al 31 agosto scorso — ammontano a 1.064.870.403 euro.
Tra i morosi ci sono persone assolutamente in grado di pagare, come la signora R.S. che nell’ultima dichiarazione dei redditi ha riportato entrate per 182 mila euro. Nonostante tutto ha aperto un contenzioso con Ater (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale pubblica del Comune di Roma) per affitti non versati che raggiungono la somma stratosferica di 113 mila euro. E c’è chi ha fatto peggio.
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Il signor O.A. con un reddito di 98 mila euro all’anno ha un debito con l’Ater di 237 mila euro, in pratica non ha mai pagato una rata. Somme che l’Ater pensa ancora di poter incassare e che a settembre scorso ha inserito in un piano speciale di recupero delle morosità. L’ennesimo piano messo a punto nel corso degli anni che dovrebbe portare a entrate pari a 330 mila euro. Tanti soldi ma non quanti il Comune di Roma considera ormai persi: 481.944.357 euro.
Alberghi a Capri
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Una verifica, infine, andrebbe fatta su coloro che occupano gli alloggi pubblici ma non ne hanno più titolo, ad esempio perché hanno superato la soglia di reddito prevista dal regolamento comunale. Chi, come il signor M.D.L. è proprietario di alberghi a Capri o come A.G. titolare di una catena di supermercati in Sicilia, non dovrebbe avere diritto a una casa popolare.
Passeggiando per le strade di Cortina d’Ampezzo e arrivati al Largo delle Poste si trova un raffinato negozio di parrucchiere per donne. Per un taglio si parte da 80 euro e si accede solo su prenotazione, anche prima del Covid. La stessa catena di coiffeur si trova a Roma, in via di Ripetta. Qui è passata l’alta società di Roma, da Marta Marzotto a Marina Ripa di Meana passando per gli Agnelli, i Benetton e i Montezemolo. La moglie del parrucchiere ha un alloggio popolare nelle case Ater in via del Commercio, 12.
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I Casamonica
Nei rari casi in cui l’Ater o il Comune riescano a rientrare nella disponibilità dell’immobile non si procede a una nuova assegnazione. Questo lo ha capito bene la mafia romana che ne approfitta sistematicamente. Nel quartiere Spinaceto, precisamente in via Salvatore Lorizzo, è Romolo Casamonica a fare il bello e il cattivo tempo. Decide lui gli appartamenti da occupare. La settimana scorsa gli agenti della Polizia Locale hanno liberato una decina di alloggi, uno dei quali occupato dalla sua compagna e un altro da una ragazza al settimo mese di gravidanza.
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«È incredibile il numero di appartamenti che abbiamo trovato occupato da donne incinte», dicono dall’Ater. E, in effetti, è il sistema adottato dagli Spada, Casamonica, Bevilacqua. Vanno alla ricerca delle case popolari vuote, di notte sfondano la porta e ci mettono dentro una donna in gravidanza o una coppia di anziani, più difficili da sgomberare. La domanda a cui il Comune non risponde è: come mai ci sono alloggi vuoti nonostante le 13 mila persone in lista di attesa? Basti pensare che le case sgomberate il 17 settembre scorso e sottratte agli uomini del clan Moccia nella cosiddetta Torre della Legalità a Tor Bella Monaca ad oggi sono ancora vuote e in attesa di assegnazione.
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