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    CHIESTE DUE CONDANNE A 15 E 5 ANNI PER LA “COPPIA DIABOLICA” DI OSTIA - NAOMI CARUSO E NIKO CALDIERO ATTIRARONO IN UN TRANELLO IL BENGALESE MILON SAYAL E LO AMMAZZARONO PER RAPINARLO - IL PM: “LA VITTIMA È STATA ADESCATA IN CHAT E POI UCCISA CON UN PUGNO” - PRIMA DI SCAPPARE, CARUSO HA SFILATO ALLA VITTIMA IN FIN DI VITA UN IPHONE 6 E IL PORTAFOGLI COI MILLE EURO  


     
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    Adelaide Pierucci per “il Messaggero”

     

    niko caldiero e naomi caruso niko caldiero e naomi caruso

    Gli accordi stretti dagli sposi diabolici per scaricarsi a vicenda le responsabilità si sono rivelati inutili. Per Naomi Caruso e il marito Niko Caldiero, la coppia che l' 8 ottobre 2017 ha tessuto una trappola a Ostia al bengalese Milon Sayal, 33 anni, ucciso con un pugno durante una rapina, è arrivata la richiesta di condanna: 15 anni di carcere per lui e 5 per lei. «Lei ha teso l' inganno fingendo un incontro romantico. E lui, per rapinarlo, lo ha ucciso», ha ricostruito il pm Marcello Cascini, a conclusione della requisitoria in abbreviato e a porte chiuse, in cui ha contestato a entrambi la rapina in concorso e al marito anche l' omicidio preterintenzionale.

     

    L'APPELLO

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    Sayal non frequentava Ostia. Quel giorno, come dimostrato dal magistrato già nell' ordine di cattura eseguito dopo mesi di indagini, era stata Naomi ad allettarlo con la promessa di un appuntamento. Era così che agganciava gli uomini in chat, per poi rapinarli o ricattarli, sola o spalleggiata dal marito. Milon e Noemi si sarebbero dovuti vedere in via Enea Picchio, a Nuova Ostia. Ma ad aspettarlo, a sua insaputa, il giovane bengalese ha trovato Niko Caldiero, vent'anni come la moglie e tatuato pure sul viso che, fingendosi un passante, gli ha sferrato il pugno in faccia mortale per derubarlo.

     

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    Un colpo secco che avrebbe dovuto tramortire la vittima e che invece, considerata la violenza, lo aveva sbattuto sul marciapiede, uccidendolo nel giro di ventiquattro ore. Caldiero aveva comunque portato a termine il piano. Prima di scappare ha sfilato alla vittima in fin di vita un iPhone 6 e il portafogli coi mille euro con i quali Sayal avrebbe dovuto pagare affitto di casa, a San Giovanni.

     

    LE INTERCETTAZIONI

    È seguendo le tracce del telefonino che gli sposi diabolici sono stati incastrati. La prima perizia autoptica, risultata inadeguata, non aveva escluso il malore e il caso avrebbe rischiato di finire senza sospettati se il pm non ne avesse disposta un' altra che ha portato all' ipotesi di omicidio.

    LA MORTE DI MILON SAYAL 1 DI 2 - NAOMI CARUSO E NIKO CALDIERO LA MORTE DI MILON SAYAL 1 DI 2 - NAOMI CARUSO E NIKO CALDIERO

     

    La verità è venuta a galla seguendo le tracce dell' iPhone, rubato alla vittima e rivenduto da Naomi. Il coinvolgimento dei due poi è stato provato da una confessione indiretta. Mentre attendevano nella sala di aspetto del commissariato per essere interrogati Niko e Naomi sono stati intercettati. «Prenditi tu la responsabilità», diceva alla moglie, «Io ho precedenti penali. Mi becco una condanna pesante». «Ok», concordava lei, «ma il pugno forte glielo hai dato tu».

     

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    Sono stati arrestati nel maggio del 2018 con un mandato di cattura. Indagando sui traffici degli sposi era emerso che Caldiero aveva già rapinato un altro malcapitato con un pugno in faccia, facendogli perdere i sensi a terra. Mentre la moglie via chat aveva agganciato un uomo sposato per poi taglieggiarlo: «Se non paghi, dico tutto a tua moglie». Il fratello di Sayal, Shahin Ahamed, per mesi non si era dato pace. Aveva anche affisso dei manifesti ad Ostia. «Cari cittadini di Ostia - riportavano - Aiutateci a conoscere la verità sulla morte di Sayal». Dopo gli arresti aveva commentato: «Meritano il carcere a vita, mio fratello era un bravo ragazzo. Lavorava e aveva la passione del pattinaggio. Non abbiamo mai creduto alla morte per infarto».

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