Da "La voce di Fantozzi", regia di Mario Sesti, prodotto da Daniele Liburdi e Massimo Mescia, che verrà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Testo pubblicato da ‘La Repubblica’
«E poi è arrivato lui, il Grande Terapeuta» mi disse una volta Paolo Villaggio per descrivere il sollievo che Fantozzi ha procurato a tutti coloro che pensavano di essere difettosi perché impiegati inetti e sottomessi, mogli o mariti frustrati, consumisti infelici, insomma, esseri profondamente inadeguati alla vita. Fantozzi, come un capro espiatorio in un villaggio del neolitico, raccogliendo e concentrando tutta la sfiga del mondo, ha liberato noi da tutte le nostre ansie da prestazione: da quando c' è lui, nessuno potrà fare peggio. Da quando c' è lui, nessuno può più pensare che essere "normali" sia una passeggiata.
roberto benigni paolo villaggio
È qualcosa che somiglia molto all' utilità sociale di cui parla Roberto Benigni in questa palpitante apologia di Paolo Villaggio e Fantozzi, registrata per un film, lo scorso novembre, quando Villaggio era ancora vivo.
Benigni, prima dell' incontro, ha chiesto le domande scritte ma poi, di fronte alla camera, ha dato vita a un toccante monologo: che è anche una lettera d' amore, amicizia e gratitudine.
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paolo villaggio benigni
Prima di tutto volevo salutare il maestro Paolo Villaggio: è una gioia poter dire queste parole su di lui. E ce ne sarebbero da dire infinite, perché proprio lo saluto con una gratitudine immensa, la gratitudine che tutti noi dovremmo avere per lui. Con un bacio mi levo il cappello e faccio un lieve inchino. Caro Paolo, ma il bene che ti voglio! Una cosa meravigliosa.
Paolo Villaggio è un uomo generosissimo, un grande clown e un grande umorista: una cosa rarissima, più rara dei grandi poeti. Quindi dovremmo davvero rendergli grazie, bisogna avere un sentimento proprio di gratitudine per una persona così. E adesso dirò tutti i luoghi comuni che già sappiamo.
benigni fellini villaggio
Ha inventato una maschera. Io ho visto gente vestita da Fantozzi a Carnevale, proprio vestita come ci si veste da Pulcinella, Arlecchino, solo che quelle sono locali, la sua è nazionale. Si dice infatti fantozziano e felliniano, due termini nuovi nel vocabolario. Pensate, non si dice "totoiano" (nel senso di aggettivo di Totò) o "mastroianniano" (ovvero un aggettivo derivato da Marcello Mastroianni) per citare due grandissimi del nostro cinema, eppure si dice "fantozziano": è una cosa immensa.
Inoltre la sua risata ha avuto un ruolo importantissimo perché con quel tipo di risata Villaggio porta con sé qualcosa di rivoluzionario e c' è un' utilità sociale e spirituale in tutto questo, perché tutte le persone anonime hanno trovato con lui finalmente il loro signore, il loro imperatore: è un qualcosa di nobilitante e grandioso, perché tutti i traumi della vita riesce a manovrarli, a riconvertirli e a farli diventare una risata.
benigni fellini villaggio
Diceva Nietzsche, uno dei più grandi pensatori che ha scritto grandi cose sull' importanza del ridere (anche più grande di Pirandello e Bergson, di cui sono famosi i saggi sull' umorismo), che ogni verità è falsa se non è accompagnata da una risata: il riso è proprio il "vizio olimpico".
Villaggio è divino, è un grande clown Bianco e Augusto insieme. In ogni epoca storica, quando la società è stata in grado di accorgersi della propria nullità, della propria follia, della propria miseria, ecco che è nato un grande umorista, come ne sono nati altri, che ci hanno iniziato all' esperienza di far vedere noi a noi stessi (perché a volte ci nascondiamo dietro noi stessi). I grandi umoristi hanno questo di benefico, sono benefattori dell' umanità, mettono davanti a noi proprio ciò che siamo, e ciò ci umilia e ci corregge e fa proprio bene alla salute.
Poi, caro Paolo, per quel che mi riguarda più da vicino, per me sei stato importantissimo.
Infatti ci sono stati quattro momenti in cui ho reso grazie al destino, per l' incontro con quattro grandissimi clown: Chaplin, Totò, Paolo Villaggio e Woody Allen, ma quando ho incontrato Villaggio per la prima volta sul set del film La voce della luna di Federico Fellini, scrissi per lui degli endecasillabi baciati che dicevano "Io ti conobbi, fu per me un chocche come quando conobbi le albicocche".
alda merini
È vero, perché la prima volta che lo vidi in televisione, Paolo Villaggio, fu uno choc, ero impaurito e affascinato, come quando vidi per la prima volta Totò, da bambino. Perché dietro Totò ci sono tutti i morti di fame di Napoli: basta che lui si scansi e ti piombano addosso come un esercito. Del resto tutti i clown fanno paura ai bambini la prima volta che li vedono, si aggrappano alle vesti della propria mamma. Io ne fui sconvolto ma quando ci incontrammo sul set del film con Fellini lo avrei voluto abbracciare. Allora, mi dissi, tutto è possibile.
Durante La voce della luna lui era impressionato da Fellini, (il "felliniano" era l' unico che poteva tenere la corsa al "fantozziano"), io ero impressionato da entrambi - avevo proprio un disagio amoroso.
alda merini
Fellini ama i clown più delle donne, ci amava da morire, non mi sono mai sentito così amato come attore, come durante il set con Federico Fellini. Io e lui insieme, come stavamo bene, che cosa immensa era lavorare con Paolo Villaggio. Fellini aveva fatto di noi, due facce della stessa medaglia: io rappresentavo il groviglio dell' immaginazione, della fantasia della libertà della vita e Paolo Villaggio la freddezza del mondo, il ritorno all' ordine dal caos e il fascino, il disagio e il freddo che creano quei personaggi che appartengono a una galassia che non si può mai raggiungere.
Paolo fece un' interpretazione memorabile, fenomenale, infatti vinse il David di Donatello allora perché aveva recitato con Fellini - in verità, per Fantozzi, io gli avrei dato anche il David di Michelangelo. Insomma, una cosa impressionante, Paolo Villaggio ha cambiato proprio il nostro costume, le nostre abitudini. Ora in Italia, come ci sono I promessi sposi c' è Fantozzi. Anche se uno non lo conosce, c' è. Ed è una cosa davvero incredibile. Anche i suoi libri sono stati una grande novità, un' innovazione.
FANTOZZI FILINI
Una volta, ero al premio Viareggio e parlavo con Giulio Einaudi e Alda Merini ed Einaudi chiese alla Merini: "Lei ama Benigni?". E lei disse: "Sì, lo amo molto, mi piace tanto, ma c' è un altro grande comico che io amo più di Benigni". E io, fingendo grande meraviglia, dissi "Chi è?". E lei: "Paolo Villaggio". E Giulio Einaudi: "Perché?". E Alda Merini disse queste parole: "Perché io sono viva grazie a lui, mi ha salvato la vita".
E io le chiesi "Come?". Lei disse: "Io ero in manicomio - non disse casa di cura o ospedale psichiatrico, disse proprio manicomio - alla fine dei miei giorni e del mio spirito e della mia anima e mi è capitato fra le mani un libro che s' intitola, mi pare, Fantozzi. L' ho letto e sono deflagrata in uno scoppio, un bombardamento di risa che mi hanno fatto desiderare la vita come non mi era mai capitato. Io devo la vita a Paolo Villaggio".
FANTOZZI 1
Queste parole mi commossero profondamente, dette da un poeta di tale bellezza, eleganza, perfezione e raffinatezza. Lei Fantozzi lo lesse, non lo aveva neanche mai visto in tv o al cinema! E le ha salvato la vita. Quindi, caro Paolo, chissà a quanti di noi hai salvato la vita.
Forse anche a me. Ti voglio un bene da morire e grazie per tutto quello che ci hai dato».