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    IN ITALIA LA GIUSTIZIA LA SI DEVE CERCARE DA SÉ – CI SONO VOLUTI 8 ANNI ALLA PROCURA DI POTENZA PER INDAGARE PER OMICIDIO DUE PERSONE PER LA MORTE DI IVAN CIULLO (NOTO COME DJ NAVI). IL 34ENNE FU TROVATO IMPICCATO A UN CAVO DEL MICROFONO NELLE CAMPAGNE PUGLIESI NEL 2015 E IL CASO FU SBRIGATIVAMENTE BOLLATO COME SUICIDIO NONOSTANTE LE MOLTE INCONGRUENZE - LA FAMIGLIA DELL’UOMO, CON L’AIUTO DEI CONSULENTI, HA INSISTITO PER RIAPRIRE IL CASO ED È ARRIVATA A DENUNCIARE LA PROCURA PER OMISSIONE D’ATTI D’UFFICIO...


     
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    Estratto dell’articolo di Claudio Tadicini per www.corriere.it

     

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    Ci sono due indagati per omicidio per la morte del dj salentino Ivan Ciullo, in arte Dj Navi, 34enne, trovato impiccato ad un albero nelle campagne di Acquarica del Capo il 22 giugno di 8 anni fa.

     

    Il pubblico ministero Donatina Buffelli ha infatti cambiato il capo d’imputazione (istigazione al suicidio) nei confronti di un 63enne con cui Ivan aveva avuto una tormentata relazione sentimentale, iscrivendo nel registro degli indagati - oltre allo stesso 63enne - anche un 50enne, amico e collega dello sfortunato disk jockey di Presicce.

     

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    […]  La svolta nelle indagini confermerebbe quindi quanto sostenuto dai genitori del ragazzo, mamma Rita e papà Sergio, da sempre convinti che il ragazzo non si sia tolto la vita, ma che sia stato ucciso.

     

    Il giallo sulla morte del 34enne, speaker di Radio Salentuosi, ebbe inizio la mattina del 22 giugno 2015, quando fu trovato impiccato con il cavo di un microfono ad un ulivo nelle campagne, alla periferia del paese. Una lettera d'addio ritrovata in auto lasciò pochi spazi ai dubbi degli inquirenti dell'epoca.

     

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    Bollata sin da subito come suicidio, la morte del 34enne non ha però mai convinto i familiari, che per due volte si sono opposti a questa versione dei fatti, arrivando anche a denunciare alla procura di Potenza - per omissione d'atti d'ufficio - il precedente pubblico ministero titolare dell'indagine, per il quale il procedimento fu poi archiviato senza opposizione.

     

    Nel corso degli anni, le perizie dei consulenti di parte avrebbero fatto emergere diverse incongruenze rispetto al suicidio. Si sarebbe trattato, piuttosto, di un suicidio simulato: alcuni segni sul collo sarebbero ritenuti compatibili con uno strangolamento, ma non con il cavo utilizzato per l'impiccagione; i piedi di Ivan toccavano terra ed il corpo era semi-flesso, come se fosse stato appeso; accanto all'albero, poi, c'era uno sgabello, che sarebbe servito al 34enne per impiccarsi, privo di impronte e con i piedi non penetrati nel terreno.

     

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    I dati dei gps dell'auto e dei suoi cellulari, inoltre, rivelarono che Ivan non era solo. Mentre quello del veicolo rilevava l'ultima posizione, alle 17.13 del 21 giugno 2015, in località “Calìe” (dove il dj fu poi trovato privo di vita la mattina successiva), quello di uno dei telefonini collocava il cellulare in via delle Rimembranze, a Taurisano, peraltro alle 19.09, orario ritenuto compatibile con quello della sua morte. Lo stesso cellulare, ritrovato nelle tasche del dj, inoltre, sarebbe stato utilizzato fino alle 20.14, prima di essere spento. […]

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