Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per www.repubblica.it
commemorazione marcia su roma a predappio
Non più il “presente” con le braccia tese al duce, ma un minuto di silenzio, così hanno voluto le pronipoti Orsola e Vittoria Mussolini. Come in un sussulto di prudente sublimazione, un passaggio del nostalgismo dallo stato solido allo stato aeriforme. Eppure la celebrano. Lo hanno fatto anche quest’anno, ed erano centinaia a Predappio, domenica. Cinquecento o seicento o settecento, tanti in camicia nera, non solo anzianotti o reduci, anzi.
In corteo lungo la direttrice statale che porta al cimitero di San Cassiano dove, nella cripta di famiglia, è sepolto Benito Mussolini. A Predappio il carnevale nero che commemora la marcia su Roma – ovvero l’inizio del fascismo – non è certo una novità: va in scena ogni anno da anni, a prescindere dal colore dei governi in carica e dal segno politico delle amministrazioni di Predappio e Forlì (in entrambi i Comuni la destra si è riconfermata).
commemorazione marcia su roma a predappio
E anche al netto del balletto di sentenze della magistratura, chiamata a pronunciarsi sulla violazione o meno delle leggi Scelba e Mancino per i ripetuti saluti romani delle scorse edizioni. […]
Nella democrazia repubblicana nata dall’antifascismo c’è una destra che continua a esibire la propria nostalgia per il regime mussoliniano. Che se ne fa vanto, con sempre meno pudore e, anzi, con fierezza e orgoglio, “tana liberi tutti”.
Una destra che - citiamo l’ultima sentenza di non luogo a procedere con la quale lo scorso 13 settembre il tribunale di Forlì ha assolto dodici imputati tra cui due genitori che nella sfilata di Predappio avevano vestito il figlio da Balilla – rivendica un senso di appartenenza e un legame indissolubile ad un passato che non passa.
statua di benito mussolini a predappio
Per semplificare: un “evidente riferimento all’ideologia fascista”. Fino all’evoluzione di Fiuggi e dunque all’abbandono – poi gradualmente tradito dal ripristino dei fratelli e delle sorelle d’Italia – di ogni riferimento ideologico al fascismo, quel Movimento Sociale Italiano fondato dai reduci del Pnf e di Salò celebrava la marcia su Roma in quanto appuntamento liturgico e identitario. Un fatto a suo modo fondativo, collegato in modo per nulla periferico alle “radici che non gelano”, locuzione cara agli eredi ideologici del fascismo oggi al governo del Paese.
Per una strana congiuntura del destino, due anni fa, a Predappio, l’evento imponente del centenario della marcia delle camicie nere guidata dai quadrumviri nel 1922, coincise con il debutto del governo Meloni. Tra i duemila scesi in piazza con fez, stendardi e bandiere, si respirava un’aria di soddisfazione e di “rivincita”. Se e quanto c’entrasse, in quell’entusiasmo, il “noi non tradiremo” proferito dalla premier appena vinte le elezioni di settembre 2022, o il “sogno una nazione nella quale chi ha dovuto abbassare la testa possa finalmente rialzarla”, è impossibile dimostrarlo con la scienza.
commemorazione marcia su roma a predappio
Ma in questa stagione politica “favorevole” una cosa è certa: la destra nostalgica che ogni anno si ritrova a Predappio, a maggior ragione, è ancora lì, viva e vegeta e ringalluzzita, e anche da lì annusa e si gusta l’odore del revanscismo. La spinta revisionista del “cambio di narrazione”, dell’“allora i comunisti?”, una botta di equiparazionismo e una di riduzionismo e dunque si sfila, tutti insieme appassionatamente, gli “Arditi” di Mirco Santarelli e le pronipoti Orsola e Vittoria custodi della tomba dei Mussolini, i neri in orbace di ieri e quelli col bomber di oggi.
Destra “di strada” e destra “di governo” si sovrappongono. Il 28 ottobre 2019 – appena cinque anni fa, non è trascorsa un’era glaciale – FdI la marcia su Roma la ricordò con una cena-evento a Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno, presente lo stato maggiore marchigiano del partito, tra cui il governatore Francesco Acquaroli, con tanto di fascio littorio e simbolo della fiamma sul menù. Dalle Marche all’Emilia Romagna.
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Si esalta l’inizio del fascismo anche perché – così scrivono su Predappio i giudici di Forlì - se pure “la manifestazione risulta da un lato di per sé connotata da un evidente riferimento all’ideologia fascista”, dall’altro lato “è apparsa priva di quella complessiva valenza discriminatoria richiesta dalla norma”. E dunque: “ne discende che le manifestazioni del pensiero e dell’ideologia fascisti non sono vietate in sé, stante la libertà di espressione e di libera manifestazione del pensiero costituzionalmente garantite”. […]
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