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COME DAGO-DIXIT, IN PISTA PER LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO C’È ANCHE QUEL MERLUZZONE DI ENRICO LETTA: IL PD, IN QUANTO PRIMA DELEGAZIONE DEI SOCIALISTI, POTREBBE PRETENDERE IL “TOP JOB”, E LA MELONI, DA SEMPRE IN OTTIMI RAPPORTI CON L’EX PREMIER DEM, NON SI OPPORREBBE, IN CAMBIO PERÒ DI UNA VICEPRESIDENZA DI PESO ALLA COMMISSIONE – LA STRATEGIA DEI PARTITI TRADIZIONALI, CHE VOGLIONO BLINDARSI ORA PER EVITARE CHE LE PEN ARRIVI ALL’ELISEO NEL 2027…

marine le pen a viva24, la convention di vox a madrid

DAGOREPORT - IL PD SOGNA UN SOCIALISTA ITALIANO ALLA GUIDA DEL CONSIGLIO EUROPEO: LETTA O GENTILONI? 

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-giorgia-meloni-nervosa-nbsp-occhi-mondo-sono-398229.htm

 

1 - UE, LA STRATEGIA BLINDA-NOMINE "CHIUDIAMO ORA SENZA LA DESTRA"

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

«Il problema non è tanto adesso, ma nel 2027». L'Unione europea inizia a mettere i sacchetti di sabbia davanti alle finestre. Si attrezza per arginare l'eventuale ascesa definitiva dell'estrema destra in Francia, ossia la vittoria di Marine Le Pen. Ma lo sguardo della struttura che da sempre guida e organizza le istituzioni comunitarie è rivolto più alle presidenziali che non alle elezioni politiche di fine mese.

 

MARINE LE PEN E GIORGIA MELONI COME LE GEMELLE DI SHINING - MEME BY SIRIO

«Bisogna fare in modo — è il ragionamento che accompagna in queste ore le discussioni tra Commissione, Consiglio e Parlamento — che l'Eliseo non venga espugnato dai sovranisti». Il sistema costituzionale d'Oltralpe, infatti, conserva ampi poteri al presidente della Repubblica anche in presenza di un Parlamento di colore diverso. Da due anni del resto il governo di Parigi va avanti senza maggioranza ricorrendo costantemente all'articolo 49.3 che permette di far approvare le leggi con una sorta di questione di fiducia che non richiede un voto.

 

emmanuel macron ursula von der leyen 6

Però la paura che il "dopo-Macron" sia drammatico è davvero un brivido che corre lungo la schiena di molta della classe dirigente brussellese. […] È evidente […] che una svolta lepenista alle presidenziali assesterebbe un colpo all'Ue e per questo nei prossimi tre anni l'Unione proverà ad aiutare la Francia a uscire da questo possibile cul de sac.

 

Nello stesso tempo l'intenzione è comunque quella di blindare i vertici comunitari. «Fortunatamente le nostre istituzioni sono solide — è il ragionamento — e c'è ancora una maggioranza nettamente europeista». A scanso di equivoci, però, si cercherà di chiudere la partita dei "top jobs" in tempi brevi: Von der Leyen, Costa (Consiglio europeo) e Metsola ( Parlamento). L'idea è di arrivare all'elezione del capo di Palazzo Berlaymont il prossimo 17 luglio.

 

LE PEN MELONI

I numeri dell'Eurocamera sono chiari: senza popolari e socialisti non è possibile trovare soluzioni. Nello scacchiere dei "voti aggiuntivi" che dovrebbero rinforzare la maggioranza Ppe-Pse-Renew, si oscilla tra il contributo dei Verdi e quello delle delegazioni italiana e ceca dei Conservatori dell'Ecr. Entrambe le soluzioni presentano delle controindicazioni: la prima può irritare una parte dei Popolari […]. La seconda può indispettire una quota alta di socialisti (in primo luogo gli eletti del Pd) e di liberali.

 

Eppure c'è un filo invisibile che può legare questa trattativa all'Eliseo e alle elezioni del prossimo anno in Germania. È ormai scontato che nel 2025 la guida del governo tedesco spetterà alla Cdu ma non avrà comunque i seggi sufficienti a formare autonomanente una squadra. A chi si rivolgerà per tenere fuori i neonazisti di Afd? Probabilmente all'Spd. Ma basterà? Nessuno esclude che anche la futura Cancelleria sia costretta ad una coalizione semaforo pure con i Verdi replicando così lo schema di Bruxelles.

 

CONFRONTO LETTA MELONI

[…] Con un elemento in più che sta scuotendo e innervosendo tutti gli attuali 27 governi, incluso quello italiano. L'instabilità francese sta agitando i mercati finanziari. E la tensione più che su Parigi si riflette sui Paesi più deboli, a partire dal nostro che deve fronteggiare l'aumento dei tassi sui titoli di Stato. La dimostrazione che chi investe nei debiti pubblici elevati, valuta prima la tenuta degli Stati e solo dopo i governi.

 

2 - UE LE TRATTATIVE PER ACCELERARE E C’È L’OPZIONE LETTA AL CONSIGLIO

Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”

 

THE ECONOMIST - COPERTINA CON URSULA VON DER LEYEN, GIORGIA MELONI E MARINE LE PEN - LE TRE DONNE CHE PLASMERANNO L'EUROPA

[…] Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha già iniziato le consultazioni nelle scorse settimane, ma ora è diverso, ci sono i risultati delle elezioni che hanno attribuito con nettezza la vittoria al Ppe. I popolari auspicano che gli altri partiti rispettino il voto, per comporre in modo «pacifico» la scacchiera dei top job Ue attribuendo la presidenza della Commissione e del Parlamento al Ppe (von der Leyen - Metsola), del Consiglio europeo ai socialisti e l’Alto rappresentante per gli Affari esteri ai liberali.

 

[…] La strategia del capogruppo dei popolari Weber è partire dalla piattaforma Ppe, S&D e Renew e di allargare il sostegno per mettere l’elezione di von der Leyen al sicuro dai franchi tiratori dell’Aula. I Verdi ieri hanno fatto un’offerta che andrà valutata: il voto a von der Leyen in cambio dell’ingresso in maggioranza, dichiarandosi disponibili a fare «compromessi» e sul Green Deal sottolineando che «una delle priorità sarà il futuro del nostro settore industriale in Europa».

 

Questo farebbe salire a 453 i potenziali voti a favore di von der Leyen (ne servono 361), ma nel Ppe ci sono delegazioni critiche. I 24 voti di Fratelli d’Italia restano importanti, a patto che l’Ecr non apra le porte al partito di Orbán, ipotesi che sta scatenando molti mal di pancia: diverse delegazioni hanno già la valigia in mano. E i popolari chiuderebbero il dialogo.

 

ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia

I tredici leader del Ppe si incontreranno lunedì pomeriggio prima della cena per confrontarsi sui nomi. Su von der Leyen non c’è margine di manovra almeno di non far saltare il tavolo. Le ipotesi António Costa al Consiglio europeo e di Kaja Kallas a capo della diplomazia Ue vanno discussi.

 

Alcuni leader avrebbero sollevato dubbi sulle vicende giudiziarie di Costa, benché concluse, e starebbe prendendo piede l’opzione Enrico Letta al Consiglio europeo, che garantirebbe l’equilibrio politico e geografico. Secondo alcune fonti la premier Meloni potrebbe assecondare. Roma negozierebbe una vicepresidenza esecutiva di peso e come «bonus» otterrebbe un italiano, anche se di colore politico diverso, al Consiglio.

Non è detto che l’asse Sánchez-Scholz-Costa lo accetti. Ma Madrid sta negoziando per sé il super portafoglio al clima per Teresa Ribera e Berlino avrebbe comunque la guida della Commissione.

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