Paola Di Caro per corriere.it
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È ancora ricoverato al San Raffaele, da cui pochissimo trapela. Un po’ per proteggerlo, un po’ perché lui di parlare non ha davvero alcuna voglia: Silvio Berlusconi — che raccontano triste, depresso, che alterna rabbia a scoramento — a pochissimi risponde al telefono e pochissimi vuole incontrare.
La degenza è obbligata ancora non si sa per quanti giorni perché il leader azzurro soffrirebbe anche di un’infezione, ma le sue condizioni non sono considerate gravi: «Sta abbastanza bene», dice chi gli sta vicino. Ma sicuramente è l’umore ad essere dei peggiori.
Non è un caso che riceva pochissime visite, e solo delle persone a lui più vicine, familiari e amici di una vita. Ieri per due volte la figlia Marina è andata a fargli compagnia, di mattina e di pomeriggio, e come nei giorni precedenti si è presentato Fedele Confalonieri e infine è stato il turno di Niccolò Ghedini. Sempre presente, pare, la compagna Marta Fascina. E il collegamento indiretto con Roma, perché comunque Berlusconi quello che succede nel Palazzo lo sa.
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Una chiamata che ieri ha certamente fatto è stata ad Antonio Tajani, che gli ha illustrato lo stato della situazione nei particolari dopo infiniti colloqui e incontri, nessuno finora neanche vagamente risolutivo. E a lui avrebbe detto — o comunque questo ha riferito il coordinatore azzurro agli alleati durante il vertice del centrodestra — che ci terrebbe ad avere un presidente espressione di Forza Italia. I nomi sono due: quello dello stesso Tajani, che sembra la sua prima scelta. E quello di Maria Elisabetta Casellati: «Noi abbiamo figure all’altezza di questo ruolo, autorevolissime», ha voluto che si riferisse al vertice per suo conto.
Ma quante siano le reali possibilità che l’idea vada in porto è tutto da vedere. E non è chiaro nemmeno se Berlusconi ci creda: se non ce l’ho fatta io — sembra essere il suo pensiero più recondito — nessuno può farcela. Però ufficialmente avanza la richiesta. Per ora frenata in realtà dagli stessi interessati.
LA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONI
Sia Tajani sia la Casellati, di andare allo sbaraglio in un voto non abbastanza sicuro non hanno alcuna intenzione, l’una per salvaguardare il suo ruolo di seconda carica dello Stato, l’altro perché pensa che un eventuale insuccesso gli precluderebbe la possibilità di continuare a guidare FI in una fase difficilissima come questa. Fase che al momento vede ancora il partito unito perché non esiste alternativa, ma dopo il voto al Colle — se l’assenza di Berlusconi perdurasse — il rischio di un «liberi tutti» sarebbe più che concreto.
Bisognerà capire se Berlusconi vorrà tornare sulla scena, e come. Quali saranno le sue condizioni di salute. Se ha ancora un’idea per sparigliare: qualcuno azzarda un’apertura finale a Draghi, o l’indicazione di Casini, o magari della numero uno dei servizi segreti Elisabetta Belloni o di Amato. Per esserci ancora. O forse per lasciare, sbattendo la porta a una politica a cui si sente di aver dato tutto ricevendo meno del dovuto.
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