MARCO CREMONESI,PAOLA DI CARO per il Corriere della Sera
SALVINI CASELLATI
Il centrodestra alla prova. Dopo una notte di consultazioni con alleati e «avversari», Matteo Salvini è tentato dal cominciare a contare le forze in campo. Forse non già oggi, ultimo giorno con voto a maggioranza qualificata, ma comunque al più presto. Anche se non tutti nell'alleanza sono convinti che i tempi già siano maturi per rinunciare alla scheda bianca, che è comunque segnale di disponibilità al dialogo, per spedire i candidati sulla graticola della conta. In ogni caso, al di là del formale no alla rosa da parte di Pd, M5S e Leu, prima del voto di questa mattina il centrodestra tornerà a fare il punto sulla situazione.
CASELLATI
E magari anche Salvini e Letta torneranno a vedersi intorno a un tavolo o davanti a un caffè. Sulla scelta di oggi, peserà senza dubbio un primo resoconto riguardo allo «scouting», per esempio tra i 5 Stelle, che sarebbe in corso soprattutto da parte leghista. La proclamazione della «terna» ufficiale dei nomi, ieri pomeriggio, tra i parlamentari è da molti considerata semplicemente «un atto dovuto». Ma non è così: è il segno, per dirla con Salvini e con Meloni, che il centrodestra c'è, è compatto, avanza le sue proposte e non accetta dei «no pregiudiziali». Con il segretario leghista che avvisa: «Questi nomi non sono candidati di bandiera, noi non facciamo giochini».
CASELLATI FICO
L'idea potrebbe essere quella di partire con il nome dell'ex procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio. Un po' curioso, forse, visto che l'ex magistrato a suo tempo aveva pronunciato un «non sum dignus»: «Non ho fatto neanche il consigliere comunale, meglio una donna liberale». Resta il fatto che il suo nome, ufficialmente proposto da Giorgia Meloni, è considerato quello che potrebbe meglio trovare consensi trasversali. E in ogni caso, sarebbe un buon test per vedere da dove si parte: se il centrodestra sulla carta conta 453 voti (sui 505 necessari), si potrebbe cominciare a intravedere il saldo tra i voti persi e quelli che, al contrario, potrebbero manifestarsi nel segreto dell'urna. Il coordinatore azzurro Antonio Tajani ieri ha spiegato agli alleati che Berlusconi potrebbe apprezzare molto la candidatura di una personalità a lui riconducibile.
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Il nome è quello di Maria Elisabetta Alberti Casellati, la presidente del Senato, che nella «rosa» non figura perché, dice Salvini, «abbiamo voluto tenere le cariche istituzionali al riparo dalla discussione». Così come lo stesso Tajani, che come spiega Salvini, pure «avrebbe tutti i titoli», non è tra le proposte ufficiale in quanto leader di partito. Resta il fatto che la presidente del Senato con ogni probabilità è la «carta coperta» che il centrodestra non vuole bruciare. Però, se i voti su Nordio dovessero risultare, come è possibile, insufficienti, la strada è meno semplice. E si banalizza nella domanda: «La presidente del Senato sarebbe in grado di fare meglio», al di là del fatto che formalmente non sia inclusa nella rosa?
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI E ROBERTO FICO - VOTO PER IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Salvini è convinto, come dice ai suoi, che «ce la si possa fare». Per lui, tra l'altro, sarebbe la possibilità di intestarsi - fatto senza precedenti come centrodestra - l'elezione di un presidente della Repubblica. Altri, convinti lo sono molto meno. Luigi Brugnaro, leader con Giovanni Toti di Coraggio Italia, ha detto che se il «centrodestra ha dato dimostrazione di compattezza», la situazione resta «evidentemente complicata». Per dire che «la strada per Draghi presidente è ancora aperta, ma dobbiamo garantire la continuità di governo».
E poi, c'è Pier Ferdinando Casini. Pochi nella Lega escludono, e meno ancora lo escludono in Forza Italia, che l'ex presidente della Camera possa ancora essere in corsa, se le altre strade risultassero senza sbocchi. Nella Lega, pochi sarebbero soddisfatti anche perché tutti ne sono convinti: «Nel pacchetto di Casini al Quirinale, sarebbe inclusa anche una legge elettorale proporzionale». Non che il capo dello Stato c'entri con la legge elettorale. Ma chi lo ricorda, è liquidato con un gesto.
enrico letta e giuseppe conte 2
LETTA, IL CONCLAVE E I DUBBI SUL M5S
MARIA TERESA MELI per il Corriere della Sera
Pd, 5 Stelle e Leu propongono ai leader del centrodestra di incontrarsi oggi per trovare insieme il nome giusto per il Quirinale. Una riunione che assomiglia tanto a un conclave nelle parole di Enrico Letta: «Finiamola con i tatticismi. Chiudiamoci in una stanza e buttiamo le chiavi. Pane e acqua fino a quando non arriviamo a una soluzione».
maria elisabetta alberti casellati 2
E se il centrodestra dovesse rifiutare, magari facendo scendere in campo Elisabetta Casellati, si andrebbe allo scontro, fanno sapere i dem. In quel caso il centrosinistra presenterebbe un suo candidato: un nome che possa essere condiviso anche da Renzi e dai centristi. È chiaro, però, che a quel punto la maggioranza che sostiene Draghi salterebbe e si andrebbe alle elezioni. Ma non è la guerra il primo obiettivo di Letta, che in nome del dialogo in mattinata incontra Antonio Tajani. Con la proposta di un vertice tra i leader dei due schieramenti i giallorossi cercano anche di uscire dall'angolo in cui si sono trovati da quando l'intesa tra di loro ha dato segno di non essere più salda come prima. Scricchiola infatti l'asse Letta-Conte.
maria elisabetta alberti casellati
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, i dem non si fidano più del leader M5S. Non da quando, pur di sbarrare il passo a Draghi, ha fatto capire a Salvini di essere disponibile a votare Franco Frattini. Il leader M5S riesce così a compiere una sorta di miracolo: Renzi e Letta si sentono e uniscono le loro forze per contrastare una candidatura giudicata troppo filo-Putin. In serata filtra che durante la riunione lo stesso Letta avrebbe detto a Conte: «Non bisogna cedere alle sirene di Salvini». I sospetti nei confronti dei 5 Stelle aumentano quando i dem notano che i leghisti tallonano tutti i parlamentari grillini: l'offerta di un caffè alla buvette è la scusa per chiedere voti a un eventuale candidato di centrodestra.
pier ferdinando casini maria elisabetta alberti casellati
La capogruppo pd alla Camera Debora Serracchiani ha il cellulare rovente: sono tanti i deputati che sfogano con lei il loro malumore nei confronti degli alleati. Il leitmotiv è questo: «Possibile che siano così fessi da non capire che in questo modo, rompendo la maggioranza, si andrebbe dritti alle urne?».
Dove il «fessi», ovviamente, viene declinato con parole ben più pesanti. Il fatto poi che Conte torni a esternare il suo veto sul premier non contribuisce ad abbassare la tensione: «Draghi? Il mio ruolo non è difendere il destino dei singoli ma l'interesse della Nazione. Il timoniere non si cambia, deve restare lì». Resta perplesso anche qualche grillino. «Sono sorpreso, aveva detto che non metteva veti», osserva Gianluca Vacca. Ma è soprattutto il segretario del Pd che tanto ha investito su Draghi a rimanerci male.
paola severino marta cartabia maria elisabetta alberti casellati quirinale by macondo
Per Letta solo il premier o un eventuale Mattarella bis possono rappresentare una vittoria. Anche l'amico Casini non sarebbe un successo suo bensì delle correnti dem. Prima del vertice giallorosso del pomeriggio c'è un altro braccio di ferro tra Pd e M5S: i secondi vogliono presentare una rosa, i primi si oppongono. Anche perché i papabili non vogliono essere inseriti in una lista del genere: rifiuta Riccardi, declina l'offerta Paola Severino, dice no anche Rosy Bindi.
Alla fine Conte rinuncia alla rosa e nel contempo assicura: «I miei non voteranno mai Casellati né nessun altro candidato proposto dal centrodestra». I sospetti si attenuano e il clima tra i giallorossi si svelenisce .
maria elisabetta alberti casellati maria elisabetta alberti casellati la presidente del senato maria elisabetta alberti casellati foto di bacco enrico letta e giuseppe conte 1 letta renzi maria elisabetta alberti casellati