Alessandro Angeloni per "il Messaggero"
NICOLO ZANIOLO
Le cadute fanno male, poi ci si rialza. Se le cadute sono due di fila, magari ci si rialza con più fatica, ma lo si fa ugualmente. Portandosi dietro certe fragilità, non solo fisiche, ma pure psicologiche: a volte si vive con la paura delle ricadute. Nicolò Zaniolo è caduto due volte, pesantemente.
Due volte gli è stato ricostruito il crociato, prima quello del ginocchio destro (infortunatosi durante Roma-Juve del 12 gennaio 2019), poi su quello sinistro (7 settembre 2020, in Nazionale, Olanda-Italia). In mezzo, uno speranzoso rientro in campionato, nel luglio post lockdown.
Nicolò era tornato sette mesi dopo il primo intervento (effettuato dal professor Pier Paolo Mariani a Villa Stuart) e quasi un anno dopo il secondo (effettuato, invece, dal professor Christian Finck, nella clinica Gelenkpunkt a Innsbruck).
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LE TAPPE Nicolò si era rivisto in campo il 5 luglio 2020 (25 minuti di Napoli-Roma) e poi altre 7 presenze (e 2 gol contro Brescia e Spal), più una in Europa League (56' con il Siviglia) e 2 in Nazionale (18' con la Bosnia e, appunto, la disgraziata serata di Nations ad Amsterdam). A parte qualche affaticamento muscolare qua e là (uno di questi gli ha impedito di rispondere all'ultima chiamata di Mancini per le finali di Nations League), tutto sommato questo inizio stagione per Zaniolo è filato via liscio. Mourinho lo ha fatto sempre giocare (tenendolo a riposo in quasi tutte le sfide di Conference), schierandolo solo in un'occasione (con il Trabzonspor) per novanta minuti: dieci presenze totali, una rete in Conference, sempre contro i turchi.
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Mourinho cerca di gestirlo, pensa che non sia il caso di affaticarlo troppo, facendogli giocare tre partite in una settimana: Nicolò ha una muscolatura massiccia, il suo calcio è fatto di potenza, strappi, continue sterzate, cambi di direzione, quindi meglio non sollecitarlo troppo in questa fase di seconda resurrezione: «Un nuovo inizio», lo aveva definito. L'infortunio dell'altra sera a Torino fa parte della casualità: si è spaventato, ma lesioni legamentose non ce ne sono.
C'è una distorsione e un trauma in iperflessione al ginocchio sinistro (il secondo operato). Zaniolo ieri si è presentato a Trigoria per le terapie. Si sente bene, riferiscono, ed è pronto a forzare i tempi, perché ha voglia di giocare e non mollare proprio in questo momento che aveva ripreso la strada giusta e le gambe stavano cominciando a rispondere.
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L'infortunio riportato contro la Juventus - ha dichiarato Fink, il chirurgo dell'ultima operazione - «non è in correlazione con la rottura del crociato». Come a dire: il caso per il professore è chiuso, visto che lo ha rimesso in piedi e lo ha rimesso a disposizione della Roma nei tempi giusti. Fink non lo ha visto in questi giorni e nessuno della Roma e del suo entourage ha sentito il dovere di approfondire con ulteriori esami: è bastata la risonanza a cui Nicolò si è sottoposto in piena notte a Villa Stuart, subito dopo la partita di Torino.
MISTER POTENZA A Trigoria si sta usando soltanto una maggiore precauzione, visto che il ragazzo - avendo subito due interventi seri in meno di un anno - può mostrare delle fragilità e quindi va tutelato, gestito, senza correre rischi inutili, vista anche l'importanza che ricopre per la Roma e per la Nazionale. Perderlo per un periodo più lungo non conviene a nessuno. Per lui, raccontano gli esperti, è più facile andare incontro a microtraumi o infortuni muscolari, piccoli o grandi. Fosse per Zaniolo rientrerebbe già contro il Napoli (di sicuro non domani in Norvegia, dove non andrà nemmeno Karsdorp), ma questo appare difficile, perché comunque serve un tempo più lungo per riassorbire la distorsione. Si cerca di placare la sua voglia di tornare presto al top. L'obiettivo, chiaramente, è essere pronto alla partita contro il Milan, 31 ottobre.
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