Marco Bresolin per “la Stampa”
BOLLORE BERLUSCONI
Vivendi segna un punto nella controversia con Mediaset per la scalata ostile lanciata dalla società francese nel 2016. La notizia che potrebbe influire sul contenzioso arriva dalla Corte di Giustizia Ue, dove l' avvocato generale ha giudicato «contraria al diritto dell' Unione» la normativa italiana che ha impedito a Vivendi di detenere il 28% del capitale Mediaset. La motivazione è che i limiti imposti dalla legge italiana «ostacolano la libertà di stabilimento in maniera sproporzionata rispetto all' obiettivo di tutela del pluralismo dell' informazione». Non è la sentenza definitiva, ma in genere i giudici della Corte seguono le indicazioni dell' avvocato generale nei verdetti.
Mediaset precisa che la decisione di ieri «non vincola la sentenza della Corte di Giustizia» e che comunque «nulla cambia in merito alla valutazione di illiceità della condotta di Vivendi». Ma la controparte esulta perché le conclusioni dell' avvocato generale «sono una conferma forte della nostra posizione».
vincent bollore
La vicenda risale al 2016, anno in cui Vivendi ha lanciato una campagna ostile per acquisire le azioni Mediaset, arrivando fino al 28,8% del capitale, pari al 29,94% dei diritti di voto. La normativa italiana, in nome del pluralismo dell' informazione, vieta a un' impresa di realizzare oltre il 20% dei ricavi complessivi del Sistema integrato di comunicazioni. La percentuale scende al 10 se la società detiene una quota superiore al 40% dei ricavi complessivi del settore delle comunicazioni elettroniche in Italia.
BOLLORE' VIVENDI
Per questo motivo Mediaset ha portato il caso all' Agcom, la quale nel 2017 ha bocciato l' operazione, anche perché Vivendi aveva già una posizione rilevante nel settore a causa del controllo su Telecom Italia. Di conseguenza i francesi hanno dovuto parcheggiare in una società indipendente il 19,19% delle azioni Mediaset, ma hanno fatto ricorso al Tar del Lazio, il quale ha chiesto l' intervento della Corte di Giustizia. La sentenza dovrebbe arrivare nei prossimi mesi.
Secondo l' avvocato generale Manuel Campos Sanchez-Bordona, la tutela del pluralismo dell' informazione potrebbe «in astratto» giustificare una serie di misure per limitare la libertà di stabilimento, garantita dal diritto Ue. Però la legge italiana pone una serie di problemi. Innanzitutto c' è una questione di «proporzionalità». Spetta ai giudici nazionali stabilire se la legge è proporzionata, ma l' avvocato chiede alla Corte di fornire le sue indicazioni.
CORTE DI GIUSTIZIA UE
E già anticipa alcune valutazioni: il perimetro del settore delle comunicazioni elettroniche è definito in maniera troppo restrittiva, visto che esclude i nuovi mercati.
Inoltre la quota del 10% appare troppo bassa. Se fosse confermata la bocciatura, l' Italia sarebbe costretta a modificare le norme e la controversia tra le due società tornerebbe al Tar del Lazio.