Gisella Ligios per “il Giornale”
GEORGE OSBORNE
Nella giornata di ieri il cancelliere del Regno Unito Philip Hammond ha svelato i piani per l'economia britannica e il primo vero bilancio sul costo della Brexit. L'occasione è stata l'annuale Autumn Statement, il primo importante intervento economico dopo il referendum per l' uscita dall' Unione europea.
Rispetto all'inizio dell' anno, quando la Brexit era ancora uno spettro oppure una speranza, le previsioni dell'"Office for Budget Responsibility" rivelano ciò che è già stato definito il «buco nero della Brexit»: 122 miliardi di sterline in più di indebitamento pubblico. Il cancelliere ha definitivamente spazzato via tutti i dubbi, annunciando che il deficit non verrà eliminato entro il 2020, come invece promesso dal suo predecessore George Osborne. Un compito che potrebbe essere addirittura delegato al prossimo Parlamento britannico. Solo per il 2016, infatti, le stime per l'indebitamento pubblico sono passate da 55,5 a 68,2 miliardi di sterline.
PHILIP HAMMOND
Il ripianamento del debito è un obiettivo rimandato a data da destinarsi, ha ammesso Hammond. Il cancelliere ha riconosciuto il grande impatto del voto di giugno sulla crescita economica, utilizzando il termine "resilienza" per indicare lo spirito con cui il Regno Unito dovrà affrontare il processo di uscita dalla Ue. Le stime indicano un crollo della crescita dal 2,1% del 2016 all' 1,4% del 2017.
boris johnson
Tale rallentamento non indicherebbe però una recessione, quanto invece la conseguenza di minori investimenti da parte delle imprese, oltre che l' aumento dell' inflazione e del costo della vita per le famiglie. Un contraccolpo tutto sommato atteso, e dovuto in gran parte a un contesto di continua incertezza economica.
Quali sono invece le misure presentate dal governo di Londra? Hammond ha annunciato investimenti nel settore dei trasporti pari a 1,1 miliardi di sterline, mentre un ulteriore miliardo verrà destinato alle telecomunicazioni e al digitale. Ulteriori 1,4 miliardi verranno inoltre destinati al settore abitativo, che nel Regno Unito attraversa da tempo una grave e insoluta crisi.
THERESA MAY
Un' altra misura, attesa e annunciata, è invece l' aumento del salario minimo, che a partire dalla prossima primavera passerà dalle attuali 7,20 alle 7,50 sterline per ogni ora di lavoro. Il governo britannico ha optato per una scelta di flessibilità, evitando sia una politica di austerity che di eccessivo stimolo fiscale.
Tuttavia, le nuove stime sull' indebitamento presentate ieri hanno sollevato notevoli polemiche nell' opposizione. Il partito laburista ha definito le proiezioni il «fallimento economico dei conservatori ». Hammond ha però difeso la generale performance economica del Paese e non ha esitato a rimarcare che fra le grandi economie, quella del Regno Unito continua ad avere la crescita più sostenuta.