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Sedici anni in primo grado all'untore dell'Hiv. Claudio Pinti, 35enne ex autotrasportatore di Montecarotto (Ancona), accusato di lesioni gravissime e omicidio volontario perché avrebbe consapevolmente contagiato l'allora compagna, poi morta nel giugno 2017, e trasmesso l'Hiv a una 40enne con cui aveva una relazione, è stato condannato a 16 anni e 8 mesi. Ma le segnalazioni di contagi sono state centinaia e le richieste di risarcimento danni ammontano a 7 milioni di euro. Pinti ha sempre sostenuto che l'Hiv non esiste.
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La sentenza è stata emessa con rito abbreviato dal gup Paola Moscaroli. La difesa dell'imputato, detenuto ricoverato in ospedale e scortato in aula dalla penitenziaria, valuterà il ricorso in appello.
Claudio Pinti, che già nei mesi scorsi era stato visto sofferente, sarebbe ricoverato già da fine dicembre in un ospedale di Viterbo dove sarebbe stato portato dal carcere a seguito dell'aggravarsi delle sue condizioni.
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Il giudice ha riconosciuto alle varie parti offese complessivamente 525mila euro di risarcimento, mentre la quantificazione completa dei danni dovrà essere fatta in sede civile. In tutto le parti civili hanno chiesto oltre 7,5 milioni di euro. Il tribunale ha concesso 50mila all'ex fidanzata che con la sua denuncia innescò le indagini della Squadra Mobile di Ancona che arrestò Pinti nel giugno 2018, stessa cifra al figlio di lei e ai suoi genitori. Ai familiari della compagna deceduta di Pinti - figlia, padre e madre - il gup ha 'assegnato' 100mila euro a testa di provvisionale, oltre a 25mila euro alla sorella.
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