Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
maurizio leo - giancarlo giorgetti
Con scarso senso dello Zeitgeist ma piena consapevolezza di edulcorare la realtà, qualcuno al Tesoro l’ha ribattezzato «ravvedimento speciale». La scelta etimologicamente putiniana per definire l’ultimo condono del governo Meloni è imposta dalle sue dimensioni.
Per convincere quasi cinque milioni di partite Iva ad aderire al concordato biennale in scadenza a fine ottobre sta varando in fretta e furia una sanatoria per i cinque anni precedenti: in principio erano sei.
I dubbi del Dipartimento delle Finanze e dell’Agenzia delle Entrate su una misura che mina la fedeltà fiscale degli autonomi non hanno fin qui avuto la meglio. Sotto la copertura dell’iniziativa parlamentare (il condono è arrivato con un emendamento all’ultimo decreto omnibus in Senato) il governo tenterà di ottenere non meno di 2,5 miliardi di «maggior gettito» per finanziare i tagli alle aliquote Irpef dei redditi sopra i trentamila euro.
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FISCO - CONCORDATO PREVENTIVO
Non è chiaro se Bruxelles accetterà senza fiatare un condono tombale da parte di un Paese nel mirino per l’alto tasso di evasione. Certo è che le regole europee qualche vincolo in più del passato lo impongono: la sanatoria dell’Iva ad esempio è considerata illegittima. Sia come sia, il concordato biennale sulla carta è una soluzione pragmatica: lo Stato propone ai contribuenti la pianificazione delle tasse da pagare per i prossimi due anni, promette di scordarsi del passato (purché emerga) e minaccia controlli solo a chi non aderisce.
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maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti
Il problema del condono è in un’utopica premessa: sarà l’ultimo. Nel 2021 Mario Draghi, nel pieno della pandemia, disse sì a una sanatoria per le somme fino a cinquemila euro a chi non ne dichiarava più di trentamila. «Si, è un condono», ammise con rara onestà l’ex presidente della Banca centrale europea. «Ma permetterà all’amministrazione di perseguire l’evasione in modo più efficiente».
La contabilità delle sanatorie varate negli ultimi due anni dal governo Meloni confermano l’aspirazione utopica: più o meno venti secondo la contabilità prevalente in questi mesi. Il numero preciso dipende da dove il contribuente decide di fissare l’asticella morale.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti 7
Nel 2023 sono state cancellate le cartelle esattoriali sotto i mille euro, agevolate le «rottamazioni» di quelle più alte, regolarizzate le criptovalute non dichiarate, prorogati i condoni delle sanzioni per i crediti d’imposta non spettanti per ricerca e sviluppo. La fantasia semantica per celare la tendenza al perdono è tornata quella di un tempo: sono state introdotte «definizioni agevolate delle liti pendenti», depenalizzati «parzialmente» i reati di omesso versamento, «ridotte le sanzioni» per omessa dichiarazione o dichiarazione infedele. E’ la traduzione politica dell’invincibile tendenza di (molti) italiani a non rispettare le regole.
Ernesto Maria Ruffini, il direttore dell’Agenzia delle Entrate voluto dai governi di centro-sinistra e tuttora in carica, ha chiesto più volte di trovare soluzione ad oltre mille miliardi di crediti ormai inesigibili: per la macchina burocratica rincorrere quei soldi è più dannoso che rinunciarvi.
maurizio leo - giancarlo giorgetti
Se la riforma della riscossione arriverà in fondo, ci sarà un enorme condono anche di quelle cifre. Si dirà: in Italia dichiarare le tasse è complicato, le sanzioni (erano) altissime e la pressione fiscale resta fra le più alte d’Europa, saldamente sopra il quaranta per cento. Ma c’è anche un’enorme sperequazione fra categorie.
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Per quanto tempo ancora il sistema può reggere tutto ciò? Matteo Salvini dice che l’unico modo per combattere l’evasione fra gli autonomi è garantirgli una tassazione comprensibile. Il governo Conte uno (a trazione Lega-Cinque Stelle) introdusse una tassa piatta al quindici per cento fino a centomila euro poi ridotta da quello Conte due (maggioranza Pd-Cinque Stelle) a ottantacinquemila.
giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli
I dati delle relazioni indipendenti sull’evasione dicono che la tendenza in questi anni è stata l’opposto dell’auspicio di Salvini: se si introduce una soglia entro la quale è garantita una tassazione agevolata, aumenta proporzionalmente la tendenza dei dichiaranti a restare sotto la soglia.
La speranza per chi crede in uno Stato più equo e in cittadini più fedeli è nella rivoluzione digitale. Un contribuente su due quest’anno ha scelto la dichiarazione semplificata, senza necessariamente ricorrere all’assistenza del commercialista. Una persona su due con meno di 44 anni non usa più il contante. Fra gli under 25 sono già due su tre. Più scende l’uso del contante, più è alta la probabilità che chi riceve il pagamento sia costretto a dichiararlo. […]
concordato preventivo vignetta by rolli il giornalone la stampa