UN GOVERNICCHIO SOTT'ODIO
giuseppe conte luigi di maio
roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte
roberto speranza nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte 4
DOMENICO ARCURI
sabino cassese foto di bacco (2)
sabino cassese foto di bacco
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
DERBY CHIGI-FARNESINA
Francesco Verderami per il Corriere della Sera
conte di maio
Dei due ne resterà uno solo, e in vista dell' autunno si preparano alla sfida: in caso di crisi Di Maio mira a una soluzione parlamentare, Conte punta invece a uno scenario elettorale.
Nello scontro tra il premier e il ministro degli Esteri non c' è nulla di personale: è solo politica. Perciò se Di Maio dice che Conte è «auto-referenziale», non fornisce una valutazione psicologica dell' avversario, ma un giudizio politico.
E se Conte dice che Di Maio «è un pericolo», non esprime un' opinione di merito ma un giudizio politico.
Tra i due il derby di potere si proietta ormai da tempo in ogni campo, comprese le nomine in Rai. Ma il principale obiettivo è il controllo dei gruppi parlamentari grillini, che saranno decisivi quando il duello verrà formalizzato e si capirà quanto sta già accadendo.
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
Perché la battaglia di posizionamento è in corso, in un gioco di alleanze che va oltre i confini della maggioranza. Il premier sente il rumore del nemico, che «pensa di farmi fuori ma si sbaglia».
E allora avvia la conta dei supporter nel Movimento, fuori e dentro il governo. Chiede al diccì Tabacci di organizzargli una pattuglia in Parlamento. E intanto si appresta a minare la legislatura, per farla saltare se lui dovesse cadere.
Con l' appoggio di un pezzo del Pd. La prova è contenuta nel passaggio di una relazione svolta da Renzi durante una riunione di Italia viva: «Conte e Zingaretti vorrebbero convincermi di andare al voto».
È lo spaccato di uno scenario che si propone di risolvere un' eventuale crisi in autunno con il ricorso alle urne, per sfruttare l' immagine del premier e porlo a capo di una nuova coalizione di centrosinistra, utilizzando l' attuale legge maggioritaria.
Nell' area riformista del Pd hanno sentito puzza di bruciato, e additano in Bettini «l'anima rossa» di un disegno che - in caso di sconfitta elettorale - comunque riporterebbe nell' alveo della sinistra quel pezzo di opinione pubblica che aveva scelto il Movimento.
conte di maio
È ovvio che un simile progetto necessita in Parlamento di un supporto nel fronte avverso. E nel centrodestra c' è chi più di ogni altro spinge per tornare rapidamente al voto con un sistema maggioritario: la Meloni.
Sarà un caso (e non lo è) ma il 27 luglio, per presentare il Rapporto sull' interesse nazionale curato dalla Fondazione Farefuturo, sono stati invitati a discuterne la Meloni e Conte. Dovevano vedersi a Palazzo Chigi, nella logica dei rapporti istituzionali tra governo e opposizione, si ritroveranno invece vis à vis in un salone del Senato, siccome gli opposti estremi a volte possono avere interessi convergenti.
giuseppe conte luigi di maio
Sarà un evento, certamente.
Come certa sarà la reazione di quella parte del Pd che non sopporta più il premier, non intende andare al voto e non vuole «morire grillina». E siccome i dem (al pari di M5S) sono come il nocciolo di una centrale nucleare che sta per fondersi, Di Maio si propone come interlocutore.
goffredo bettini
Il ministro degli Esteri si è incaricato di preparare la controffensiva, e per sabotare il sabotaggio della legislatura dialoga con Renzi e cerca anch' egli sponde nel campo avverso: Gianni Letta e Giorgetti.
Se Di Maio parla con l' ex sottosegretario del Conte I non è perché - come fanno filtrare gli uomini del premier - abbia «nostalgia della Lega». Il punto è un altro, è lo scontro per la leadership con chi «io ho scelto» per la presidenza del Consiglio, e che ora «si muove in assoluta autonomia, spesso senza nemmeno consultarci».
grillo
L'«auto-referenzialità» di Conte è vissuta come una minaccia per ciò che resta del Movimento, che senza una propria e visibile iniziativa politica rischia di venire distrutto.
E sotto le macerie ci resterebbe anche Di Maio, che vede M5S davanti a un bivio: rifluire nell' ortodossia o fare i conti con il governo del Paese.
matteo renzi foto di bacco (11)
Questa è la strada che il ministro degli Esteri ha intrapreso, smettendo progressivamente i panni dell' anti-casta e tentando di assumere un profilo sempre più istituzionale. Perché, nel suo modo di ragionare, l' evoluzione governista del progetto grillino impone di confrontarsi con tutti, persino con i poteri forti, anche per non lasciare questo spazio solo a Conte. E per sconfiggerlo quando arriverà il momento, ha serrato le file dei gruppi parlamentari ed è andato a parlare con Draghi: «Una cosa giusta»...
conte di maio franceschini
conte di maio MARIO DRAGHI
grillo di maio roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio