FRANCO LOCATELLI
1 – «AUMENTANO I MALATI GRAVI FACCIAMO RISPETTARE LE REGOLE»
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
«Per natura io penso sempre che l'educazione e il convincimento siano più importanti della repressione. Però a un certo punto le regole vanno fatte rispettare». Il professor Franco Locatelli, luminare del Bambino Gesù (è direttore del dipartimento di Oncoematologia Pediatrica), membro del Comitato tecnico scientifico e presidente del Consiglio superiore di sanità, nei mesi difficili del lockdown, quando ciclicamente è comparso in tv, ha aiutato gli italiani a capire quanto stava succedendo. Ad avere fiducia anche nei giorni più difficili.
DISCOTECA IN SARDEGNA
Ha spiegato le ragioni dei sacrifici che hanno quasi azzerato il numero dei contagi e, ancora più importante, delle vittime. Dopo qualche mese, però, l'Italia è cambiata: finito il tempo del Paese che reagiva compatto e coraggioso all'epidemia, che sosteneva i medici e gli infermieri e piangeva i morti, l'estate ha restituito immagini di movida, assembramenti, scarso rispetto delle regole, ribellione alla prudenza, aggressioni agli agenti che tentano di fare rispettare le norme. Fino alla deriva negazionista.
CORONAVIRUS - GLI ITALIANI IN SPIAGGIA
Professor Locatelli, quanto pagheremo questa avversità al rispetto delle regole scritte ma anche del buon senso?
«Se veniamo meno ai principi che ci hanno portato fuori da quella che era la fase critica, rischiamo di fare tornare il sistema sanitario nazionale e il Paese in una significativa difficoltà. Il virus ha continuato a circolare.
ITALIA Coronavirus
È bastato allentare un attimo l'attenzione e c'è stata la ripresa del numero dei contagi. Non solo: per quanto l'età dei casi positivi si sia abbassata, c'è stato anche un incremento dei malati gravi. Questo lo vediamo ormai ogni giorno, comprese le ultime 24 ore».
Servirebbero più severità e puntualità nel fare rispettare le regole?
«Personalmente credo molto di più nel convincimento e nella persuasione delle persone, rispetto a misure coercitive o a provvedimenti di carattere punitivo. Questo detto, però è chiaro che non possiamo pensare che la scarsa responsabilità di pochi metta poi a repentaglio e a rischio la salute di molti.
IL PROFESSOR FRANCO LOCATELLI
L'appello è a considerare sempre come preminente il rispetto di se stessi, degli altri e della memoria di chi non ce l'ha fatta. Bisogna avere sempre bene in testa che questo è un problema che continua a esistere.
La capacità di conviverci dipende largamente da ognuno di noi, fino a quando non ci sarà un vaccino disponibile. Più saremo in grado di farlo nella maniera più opportuna e prudente, più sarà meglio per tutti».
Giusto spiegare alla gente cosa sia giusto fare, ma poi le regole in qualche modo vanno fatte rispettare.
«Ovviamente, come tutte le regole, ogni volta che ci sono, vanno rispettate e vanno considerate le strategie perché questo rispetto sia garantito».
Secondo lei da dove nasce questa forma di ribellione, questo reagire in modo violento a un sacrificio per la verità non così pesante come indossare la mascherina o mantenere le distanze?
Italia coronavirus
«Come dice giustamente, non si chiedono grandi sacrifici: indossare la mascherina, mantenere distanziamento e lavarsi spesso le mani non sono cose che vanno ad alterare le libertà individuali o a incidere in maniera così pesante sullo stile di vita di ognuno di noi.
Stupisce che ci sia questa tendenza al negazionismo, credo che tutti, lo dico anche a me stesso, dobbiamo avere responsabilità nella informazione e nella comunicazione e non fare passare messaggi fuorvianti».
Eppure, sono gli stessi italiani che hanno rispettato il lockdown, contribuendo a una sostanziale diminuzione del numero di positivi.
LA STORY DI BRIATORE DAL SAN RAFFAELE
«Probabilmente i numeri bassi che abbiamo avuto attorno alla metà di luglio e il quasi azzeramento dei decessi hanno dato la falsa illusione che eravamo fuori dal problema. Ma dal problema non si è fuori, si è solo usciti dalla fase più drammatica, guai a ritornarci, a vanificare gli sforzi profusi. Guai a perdere altre vite».
Le immagini degli assembramenti arrivati da varie regioni d'Italia l'hanno colpita?
«Ðiciamo che si è persa la memoria di quanto è successo nel Paese e del numero dei morti che abbiamo contato in quei giorni. Forse dobbiamo tornare con la memoria a quel periodo e proprio dalla memoria farci guidare nei comportamenti. Ripeto: non si chiedono grandi sacrifici, ma solo buon senso».
2 – IN SARDEGNA CONTAGIO ANOMALO «COLPA DI TRAGHETTI E DISCOTECHE»
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
boroboro in discoteca
Il caso Costa Smeralda andrebbe studiato, andando ben oltre l'attenzione sui personaggi più conosciuti che si sono contagiati. La stima plausibile è che in una settimana si sono infettate 1.500 persone, alcune (per fortuna una piccola minoranza) sono finite in ospedale, anche in condizioni serie.
La carica virale, dice chi ha visto gli esiti dei primi tamponi, era alta in modo anomalo. Una rapidità di diffusione del coronavirus come quella che si è vista, nelle prime due settimane di agosto, tra Porto Cervo e Porto Rotondo, non ha eguali nel resto d'Europa, neppure negli altri epicentri della vita notturna, come Ibiza e Pago (Croazia).
briatore prostatite-19
Solo nel Lazio sono già stati intercettate 562 persone positive (giovani ma non solo) tornate dalla Costa Smeralda. Secondo l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato, che valuta ogni giorno il tasso di crescita dei nuovi infetti che vengono trovati con i tamponi eseguiti al porto di Civitavecchia, il conto finale sarà molto più alto.
ALESSIO D'AMATO
«Ciò che è successo in Costa Smeralda è simile al caso della partita Atalanta-Valencia che si giocò a Milano e che, ormai si è dimostrato, ha moltiplicato drammaticamente a febbraio il numero dei contagi nella provincia di Bergamo».
CORONAVIRUS - GLI ITALIANI IN SPIAGGIA
Non c'è solo il Lazio: in Campania ieri 41 i positivi rientrati dalla Sardegna, una decina in Emilia-Romagna, un'intera famiglia nella Marsica. Conteggiando anche i dati dei giorni passati, la Sardegna ha restituito almeno 1.000 turisti positivi alle altre regioni. A questi si aggiungono i positivi che sono stati rilevati in Costa Smeralda, a partire ad esempio dai dipendenti dei locali più conosciuti come il Billionaire e il Sottovento.
ANDREA CRISANTI
In sintesi, una stima prudente parla di almeno 1.500 casi. Dalla Sardegna sottolineano: non è stata la Costa Smeralda a contagiare i turisti, ma sono stati i turisti a portare il virus. Probabilmente è vero, ma questo però non serve a comprendere i meccanismi del contagio di massa. Sarebbe molto più utile capire perché nei locali della movida si sia creato lo scenario perfetto per l'effetto moltiplicatore.
CAUSE
andrea damante in discoteca
Secondo D'Amato i lunghi viaggi in traghetto possono avere alimentato, anche all'andata, il contagio, per questo oggi chiede un'intesa con la Sardegna per eseguire i tamponi agli imbarchi su chi ritorna. Ma l'accordo ancora non c'è, si sta perdendo tempo, il governo non interviene e l'estate sta finendo.
Secondo il professor Andrea Crisanti, docente dell'Università di Padova «gli spostamenti in traghetto non giustificano numeri così alti». Aggiunge: «E neppure si può pensare alla presenza di uno o due soggetti super-spreader, i famosi super diffusori che contagiano molte persone. I soggetti positivi di partenza erano molti di più».
ANDREA CRISANTI
La differenza rispetto ad altre regioni in cui comunque c'era la movida e i vacanzieri - dalla Romagna alla Puglia - allora può essere un'altra: «La Costa Smeralda è un punto di incontro, uno snodo, tra turisti che arrivano non solo da varie regioni, ma da tutta Europa. E poi certo, mi pare evidente che ci sia stato uno scarso rispetto delle regole, diciamo che la condivisione di eventi ricreativi non poteva che portare a questa situazione».
Feste in barca, feste nelle ville, feste in discoteca. «Mi ripeto: le discoteche non dovevano proprio aprire», dice Crisanti. Simile la posizione del professor Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano che a SkyTg24 dice: «Quelli come me che credono nel buon senso erano sicuri che non aprissero le discoteche e non si consentisse la movida. Ma non è stato così.
PROFESSOR FRANCO LOCATELLI
Al Nord della Sardegna le movide hanno avuto un risultato e in altri posti della regione non c'è stato. Un intera regione sta subendo pesanti conseguenze che non è difficile da imputare ad alcuni comportamenti sconsiderati». E secondo Marcello Acciaro, esperto dell'Unità di crisi della Sardegna, ora c'è un altro problema da affrontare: in Costa Smeralda ci sono decine di turisti bloccati perché positivi. «Il Governo preveda con urgenza un protocollo per il rientro protetto dalla Sardegna di positivi asintomatici e persone in quarantena: devono poter tornare a casa, hanno solo una valigia e vivono chiuse in una stanza, non è questa una condizione ottimale e dignitosa».
CORONAVIRUS - GLI ITALIANI IN SPIAGGIA