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    COSA BOLLORÉ IN PENTOLA? – I GRANDI NOMI DEL CAPITALISMO FRANCESE FANNO LA GARA A COMPRARE LE RADIO RTL E IL CANALE TV M6 – DELLA PARTITA POTREBBE FAR PARTE ANCHE MEDIASET, MA PER ORA IN LIZZA CI SONO ARNAULT, NIEL E SOPRATTUTTO IL PATRON DI VIVENDI, IL CUI ATTIVISMO È VISTO CON UNA CERTA APPRENSIONE DA MACRON – IL FINANZIERE BRETONE STA TRASFORMANDO LA RETE ALL NEWS DI CANAL PLUS IN UNA FOX NEWS D’OLTRALPE: HA INGAGGIATO STAR DELL’ESTREMA DESTRA E FA IL PIENO DI ASCOLTI


     
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    Stefano Montefiori per www.corriere.it

     

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    I tedeschi di Bertelsmann hanno messo in vendita il gruppo francese M6-RTL, composto dalla rete tv M6 seconda negli ascolti in Francia e dalle radio RTL che hanno da sempre un largo seguito.

     

    Il fatto che M6-RTL sia sul mercato ha scatenato gli interessi dei grandi patron francesi e reso evidente una ricomposizione del panorama dei media che ha importanti riflessi politici, a un anno dall’elezione presidenziale.

     

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    A presentare un’offerta presso la banca d’affari JP Morgan incaricata da Bertelsmann di seguire l’affare, ci sono i grandi nomi del capitalismo francese: il gruppo Vivendi di Vincent Bolloré, Tf1 (il primo canale tv francese) del re delle costruzioni Martin Bouygues, Xavier Niel fondatore dell’operatore telefonico Free e co-editore di Le Monde, e il businessman ceco Daniel Kretinsky che è già entrato nei media francesi comprando i settimanali Marianne e Elle e affacciandosi, tramite Matthieu Pigasse, all’azionariato di Le Monde.

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    Per rafforzare la sua posizione nel dossier M6-RTL Niel ha creato la nuova società PNC Media, titolare dell’offerta, assieme a Pigasse e a Pierre-Antoine Capton, già alleati nel gruppo di produzione Mediawan.

     

    La pepita M6-RTL farebbe gola anche a Mediaset, secondo il Figaro. Sarebbe un clamoroso ritorno nella televisione francese, dopo l’avventura di La Cinq durante la presidenza Mitterrand.

     

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    «Un processo di consolidamento è inevitabile in Francia», dice al Figaro Nicolas de Tavernost, ceo del gruppo M6 . «In Francia non esiste un campione nazionale. E se il mercato francese non si riunisce attorno a un gruppo principale, sarà presto sbaragliato da piattaforme come Netflix o Amazon. Il perno di questo consolidamento sarà M6».

     

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    La questione è centrale dal punto di vista economico-finanziario e anche politico: non capita spesso che il settore dei media di un Paese sia in preda a una improvvisa instabilità e a un processo di ricomposizione, proprio nel momento cruciale dell’avvio della lunga campagna elettorale che porterà al voto per l’Eliseo nella primavera 2022.

     

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    Le mosse dei protagonisti francesi vanno viste anche in questa prospettiva e l’attuale presidente, Emmanuel Macron, vede con una certa apprensione l’attivismo di Vincent Bolloré, patron del gruppo Vivendi che controlla Canal Plus.

     

    Bolloré sta già trasformando la rete all news CNews, ex iTélé, in una macchina per fare ascolti grazie a una linea politica chiaramente spostata verso l’estrema destra: le star della rete sono Eric Eour, polemista pluricondannato per istigazione all’odio, che qualche giorno fa ha fatto prendere alla rete CNews una multa da 200 mila euro per le sue frasi contro i migranti minori non accompagnati; e Pascal Praud, con le sue tirate contro il politicamente corretto.

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    L’ipotesi che anche Marion Maréchal-Le Pen, nipote di Jean-Marie e voce del sovranismo, venisse arruolata in CNews ha allarmato i consiglieri del presidente. Più vicini a Macron sono considerati Bernard Arnault e Xavier Niel, peraltro uniti anche dai legami famigliari (la figlia di Arnault, Delphine, è la compagna di Niel). Arnault vorrebbe essere il protagonista del consolidamento aggiungendo ai quotidiani les Echos e Le Parisien anche gli storici settimanali del gruppo Lagardère, Paris Match e Le Journal du Dimanche, e magari adesso il gruppo M6-RTL. Le prossime settimane saranno decisive per l’assetto dei media francesi, in previsione della presidenziale 2022.

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