1. UN’ORA AL TELEFONO CON PUTIN MOSSA DI SCHOLZ, L’IRA DI KIEV
Estratto dell'articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Olaf Scholz E Vladimir Putin
Pronto? Olaf Scholz chiama Vladimir Putin. Una telefonata ieri pomeriggio durata circa un’ora, la prima dopo due anni di zero comunicazioni dirette. L’ultima volta si erano parlati nel dicembre 2022 ed era andata male: muro contro muro. Ieri pare sia stata un poco meglio: hanno promesso di «tenersi in contatto». Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sarebbe stato uno scambio «franco e dettagliato», precisando però che «non c’è convergenza d’opinioni».
Difficile potesse esserci. La chiamata è preceduta da mille giorni di guerra, tensioni che includono le minacce nucleari, accuse reciproche, embargo economico, blocco dell’import del gas russo e con la Germania assurta a primario fornitore europeo di armi all’Ucraina. «Dovete ritirare le vostre truppe», ha ribadito il tedesco. Per i suoi portavoce: «Il cancelliere ha insistito sulla priorità che la Russia negozi con l’Ucraina una pace giusta e durevole. [...]».
olaf scholz vladimir putin
Concetti semplici e diretti: integrità territoriale dell’Ucraina e legittimità del sostegno militare occidentale, o per lo meno europeo. Un primo plauso gli è arrivato dal premier polacco Donald Tusk: «Sono soddisfatto, Scholz ha ribadito la nostra posizione, niente sull’Ucraina a spese dell’Ucraina». Putin, dal canto suo, non si è mosso di un millimetro: l’Ucraina del futuro dovrà essere più piccola, neutrale e disarmata.
volodymyr zelensky olaf scholz
Il presidente russo resta dell’idea che all’origine della crisi ci siano «l’espansionismo Nato» nelle zone tradizionali di influenza russa e la scelta di fare dell’Ucraina un bastione nemico di Mosca. «Ci teniamo tutto ciò che abbiamo e l’Ucraina deve essere neutrale, mai nella Nato», ha insistito, ribadendo la sovranità russa sulle quattro regioni che ha illegalmente annesso nel settembre 2022.
Ma intanto i due si parlano, cade un tabù. E ciò scatena la rabbia di Volodymyr Zelensky, che sì era stato avvisato da Scholz prima del colloquio con Putin che subito dopo lo ha richiamato, ma adesso mette in guardia sull’aprire il «Vaso di Pandora» dell’isolamento di Putin, che ormai torna un partner accettabile e viene legittimato di nuovo. Il risentimento del presidente ucraino è direttamente proporzionale alla soddisfazione di quello russo.
vladimir putin emmanuel macron.
Per quest’ultimo è la fine dell’isolamento dai leader occidentali, si fa beffe del mandato di cattura del Tribunale internazionale per crimini di guerra. Putin torna a giocare la parte del leone. «D’ora in poi potranno esserci altre conversazioni, tante parole inutili, proprio ciò che Putin desidera da tempo», protesta Zelensky.
Senza dubbio gioca il fattore Trump: erano due mesi che Scholz cercava di parlare con lo zar, ma ora la rivoluzione politica a Washington spariglia le carte in Europa. Putin si sente molto più forte. «Aspettiamo le proposte di Trump», ha detto ieri alla Tass il ministro degli Esteri russo Lavrov. [...]
2. IL PATTO FORTE CON BIDEN, I CALCOLI ELETTORALI COSA C’È DIETRO L’AZZARDO DEL CANCELLIERE USCENTE
Mara Gergolet, Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
Olaf Scholz E Vladimir Putin
Chi sapeva della telefonata? «Per le cose tedesche fate riferimento ai tedeschi», rispondono al Corriere dal Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca. Non è una questione di etichetta, di cortesia, né di lana caprina. Perché il discrimine — se Scholz abbia agito su impulso proprio o da «portavoce occidentale» — passa tra un’iniziativa di buona volontà e invece il primo serio tentativo di sondare Putin.
La risposta nella capitale tedesca, da giornalisti bene informati del Tagesschau , è che Scholz abbia avvertito della telefonata non solo Zelensky, ma anche i leader del Quad: Joe Biden, Emmanuel Macron e Keir Starmer. Poi ha parlato con il polacco Donald Tusk.
volodymyr zelensky olaf scholz conferenza per la ricostruzione ucraina 1
Scholz l’aspirante «pacifista». Scholz il Friedenskanzler . Scholz il cancelliere impaziente, come tutta la Germania, di lasciarsi la guerra con Putin alle spalle, tanto più che siamo alla vigilia del voto in febbraio. Ma se questo è vero, non cambia di una virgola che Olaf Scholz è stato il più fidato alleato di Joe Biden nei 996 giorni d’aggressione russa in Ucraina.
Non solo la Germania ha armato Kiev più di tutti gli altri europei; ma ha anche ricalcato quasi in fotocopia le mosse Usa. Se Berlino ha potuto non concedere i Taurus, i sistemi antimissile a lungo raggio, è perché anche il Pentagono ha negato i suoi. Come ai tempi di Adenauer, di Helmut Schmidt o di Helmut Kohl: Olaf Scholz all’America ha risposto «presente».
Almeno due i passaggi cruciali. Quando Scholz, contravvenendo a ogni precedente, ha promesso a Biden davanti al caminetto della Casa Bianca di liberare il «killer del Tiergarten», lo 007 amico di Putin, in cambio del reporter Evan Gershkovich e dei prigionieri politici russi (si pensava allora, anche di Navalny): «For you, Joe, I’ll do this», per te lo farò, Joe.
g7 in germania biden e scholz
E quando nel pieno dell’attacco israeliano in Libano, Biden è venuto a Berlino per ricevere la Gran Croce dell’Ordine al Merito: quel giorno, facendosi scudo della cerimonia, il presidente Usa si è chiuso cinque ore in cancelleria con Jack Sullivan e Antony Blinken.
Poi sono arrivati anche Macron e Starmer, ossia i presidenti delle uniche due potenze nucleari europee, gli unici possibili garanti «atomici» dell’Ucraina che non dovesse entrare nella Nato, come chiede Putin. Nulla è trapelato di quel vertice. Un alto diplomatico ce lo descrisse così: la presentano come la riunione degli zombie , ma è importantissima. Mancavano 17 giorni alle elezioni Usa e alla vittoria di Trump.
joe biden videoconferenza con macron johnson e scholz
[...] Certo, l’attivismo del cancelliere è un calcolo, una concessione all’ala sinistra Spd, il corteggiamento dell’anima pacifista della Germania. Ricorda Gerhard Schröder nel 2005, quando opponendosi alla guerra in Iraq miracolosamente recuperò un’elezione già persa. Ma Scholz è anche lealmente bideniano.
Da mesi arrivano bollettini terribili da Kursk, da Pokrovsk. «Per quanto gli ucraini siano coraggiosi oltre ogni parola — dice Dara Massicot, autorevole analista appena tornata dal fronte — all’Ucraina mancano le persone». Fanteria, soprattutto. E questo costo umano, il personale esausto, sfinito — in una lotta impari, perché i soldati sono una frazione di quelli putiniani — né Zelensky né gli alleati riescono più a ignorarlo.
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E allora, l’arrivo di The Donald può essere una finestra. Scholz lo dice alla Süddeutsche Zeitung: Trump ha una «posizione più sfumata di quanto spesso si ritiene», niente «nella conversazione con lui fa credere» che voglia una pace sulla testa dell’Ucraina. [...]
donald trump volodymyr zelensky MEME TIME - VOLODYMYR ZELENSKY DONALD TRUMP volodymyr zelensky donald trump volodymyr zelensky donald trump