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    COSA C’ERA SUI PC DI GIACOMO SARTORI? – L’AUTOPSIA CONFERMA LA “MORTE PER IMPICCAMENTO”, MA I MOTIVI CHE HANNO SPINTO IL 29ENNE BELLUNESE A TOGLIERSI LA VITA RIMANGONO AVVOLTI NEL MISTERO: LA NOTTE DEL FURTO DELLO ZAINO, CON DUE PC E UN TELEFONO AZIEDALE, È STATO RIPRESO PIÙ VOLTE MENTRE VAGAVA A CACCIA DEI DISPOSITIVI. POI IL GESTO ESTREMO – PER GLI AMICI NON AVEVA MAI DATO SEGNI DI DEPRESSIONE, MA TRE MESI FA AVEVA SUBÌTO UN ALTRO…


     
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    Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”

     

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    «Morte per impiccamento». L'autopsia sul corpo del 29enne Giacomo Sartori, trovato senza vita sette giorni dopo la scomparsa da Milano, conferma la prima ipotesi degli investigatori. Ma i dubbi non sono del tutto fugati. Non sulla causa del decesso e sul gesto volontario, quanto sulla dinamica di ciò che è accaduto quella notte e sul perché l'informatico originario di Mel nel Bellunese si trovasse nelle campagne tra Casorate Primo e Motta Visconti, nel Pavese, dove mai era stato prima né aveva contatti.

     

    il ritrovamento del corpo di giacomo sartori il ritrovamento del corpo di giacomo sartori

    I primi accertamenti hanno confermato che Sartori è arrivato nella zona dell'agriturismo Cascina Caiella, dove mercoledì era stata trovata la sua auto, seguendo il tracciato del cellulare aziendale che era nello zaino, insieme a due computer, che gli era stato rubato poco prima in una enoteca di Porta Venezia. Una trentina di chilometri che il ragazzo ha percorso con la sua Polo aziendale, senza soldi e senza documenti, nella speranza di riuscire a rintracciare i ladri.

     

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    L'ultimo segnale tracciato dal ragazzo, attraverso le applicazioni che si attivano in caso di smarrimento, avrebbe collocato il telefonino in quella zona di campagna a ridosso del Parco del Ticino. Questo spiega, secondo gli inquirenti coordinati dal pm di Pavia Andrea Zanoncelli, il motivo della sua corsa alle due di notte lungo l'autostrada A7, da Milano a Binasco.

     

    Secondo i primi accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, Sartori sarebbe morto nella prima mattina di sabato scorso, dopo una notte intera di ricerca del cellulare. Le telecamere dei due paesi a ridosso della Cascina Caiella lo riprendono più volte nel corso della notte. L'ultima intorno alle 7: è in auto, sempre solo alla guida. Il suo cellulare personale Iliad aggancia più volte le celle telefoniche della zona. Ma i tabulati - finora soltanto parziali - testimoniano solo traffico dati. Poi dalle 7.30 il telefono è spento.

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    Sarebbe quello il momento in cui il 29enne per due volte entra nel cortile dell'agriturismo, fruga tra gli attrezzi sotto la tettoia e recupera prima una catena (che però si spezzerà in due durante un primo tentativo) e poi una grossa prolunga da cantiere che avvolge a 3.5 metri d'altezza al ramo di una grossa quercia nel vicino frutteto e decide di uccidersi.

     

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    L'autopsia ha confermato la morte per impiccagione e che le uniche lesioni presenti sono compatibili con il cavo trovato intorno al collo. Sul corpo nessun segno evidente di colluttazione, solo un piccolo graffio vicino a un'ascella che si sarebbe procurato salendo sull'albero. Così come i segni trovati sulla tomaia delle scarpe. Il medico legale, sulla base dello stato del corpo, ha tuttavia indicato un range sull'orario della morte inferiore ai sette giorni trascorsi dalla scomparsa. Ma per gli investigatori si tratta solo di un esito preliminare e la certezza scientifica sugli orari arriverà dagli entomologi forensi.

     

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    È accaduto pochi mesi fa nel caso di un omicidio avvenuto a Milano. Più importanti gli esiti delle impronte sul cellulare lasciato sotto l'albero e sul Dna trovato sotto le unghie. Il 29enne non aveva mai dato segnali di depressione. Il solo precedente - si era allontanato dalla famiglia per 2 ore per andare a fare un bagno nel Piave - risale a 4 anni fa. All'epoca si era lasciato con la fidanzata, una storia che lo aveva fortemente segnato. Tanto da non avere avuto in questi anni altre relazioni durature secondo gli amici.

     

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    Sartori aveva già subito il furto di un pc aziendale tre mesi fa. Il titolare dell'azienda di software di Assago dove lavorava aveva inviato una mail a tutti i dipendenti raccomandando la massima attenzione sui materiali aziendali. Il contratto a termine del 29enne sarebbe scaduto il prossimo giugno. Ma i colleghi hanno spiegato ai carabinieri che la sua riconferma non era in discussione. Forse l'idea di aver subito un secondo furto lo agitava per le possibili conseguenze. Da qui si spiegherebbe l'insistenza e la caccia notturna alla refurtiva.

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