Marco Ansaldo per La Repubblica
ayla Albayrak
Due anni e un mese di prigione è la condanna comminata a una giornalista del Wall Street Journal per un' inchiesta sulla guerra fra l' esercito di Ankara e il Pkk. La reporter, Ayla Albayrak, con doppia nazionalità, turca e finlandese, è riparata prudentemente tre giorni fa a New York. Il tribunale l' ha condannata per «propaganda al terrorismo ».
Il suo articolo risale al 2015 e racconta dalla città di Silopi, nel Sud-est dell' Anatolia, la difficile situazione nell' area, con interviste a residenti, funzionari turchi e membri del movimento giovanile del Partito dei lavoratori del Kurdistan, considerato fuorilegge in Turchia, Europa e Stati Uniti. Il quotidiano americano ha prontamente difeso la reporter: «Si tratta di un' accusa penale infondata - ha scritto il direttore Gerard Baker - e di una condanna del tutto inadeguata che giudica in modo sbagliato un articolo equilibrato, ammirevole e acuto». L' inviata, aggiunge Baker, «è in campo da anni in Turchia come giornalista intrepida che produce inchieste profonde, equilibrate e imparziali».
ERDOGAN 2
La condanna giunge nel pieno della crisi diplomatica fra Ankara e Washington, scoppiata con la sospensione del rilascio dei visti decisa dagli Stati Uniti dopo l' arresto di un impiegato turco dell' ambasciata americana. L' uomo, definito «una spia» dal presidente turco Tayyip Erdogan, è accusato di appartenere alle file dell' imam Fethullah Gulen, considerato come la mente del fallito golpe del 15 luglio 2016.
L' ambasciatore americano John Bass, respingendo il provvedimento come «privo di fondamento», ha successivamente convocato una conferenza stampa ad Ankara escludendo i media filo governativi e accusando il governo turco di «una logica che mi sembra più mirata alla ricerca della vendetta che della giustizia ». E aggiungendo: «Ho voluto qui rappresentanti di media seri e se alcuni non sono stati invitati è perché non li ritengo organi di stampa, considerato che seguono un copione da fiction e non i principi etici del giornalismo».
erdogan
Erdogan ha risposto affermando di non considerare più «l' ambasciatore americano come il rappresentante degli Usa in Turchia». Ieri i due ministri degli Esteri hanno discusso il caso al telefono.
Non è la prima volta che, negli ultimi mesi, frizioni con l' estero si riversano sui rappresentanti dei mass media stranieri. Prima dell' attuale crisi con gli Stati Uniti, nel recente scontro fra Berlino e Ankara è stato arrestato a febbraio il corrispondente del quotidiano tedesco Die Welt, Deniz Yucel.
wall street journal
Poi un reporter francese è stato fermato per due mesi, e soltanto l' intervento del presidente Emmanuel Macron lo ha fatto liberare. Ad aprile il fermo del giornalista e videomaker Gabriele Del Grande, fermato per 15 giorni. E ieri si è aperto a Istanbul il processo contro la giornalista tedesca Mesale Tolu, arrestata con l' accusa di «propaganda a favore del terrorismo» per avere assistito a manifestazioni e a funerali di militanti di un gruppo considerato fuorilegge. Rischia fino a 20 anni di carcere. La donna, in prigione con il figlio di due anni, si è dichiarata innocente e il governo tedesco ha chiesto il suo rilascio e quello degli altri dieci cittadini tedeschi tuttora in carcere in Turchia.
AYLA ALBAYRAK