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    CRISTIANO RONALDO IN PANCHINA? LA LEGA CALCIO SUDCOREANA E’ PRONTA A FAR CAUSA - L’ACCORDO PREVEDEVA CHE IL PORTOGHESE GIOCASSE ALMENO 45 MINUTI - SARRI REPLICA CON IRONIA AI GIORNALISTI ASIATICI - IN TRIBUNA CORI PRO-MESSI – INTANTO A MADRID PER UN PREMIO IL PORTOGHESE CONFIDA A UN BIMBO: "MI DISPIACE AVER LASCIATO IL REAL". E QUALCHE NOSTALGICO IN PLATEA URLA A FLORENTINO: 'COMPRALO DI NUOVO' - VIDEO


     
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    https://video-it.eurosport.com/calcio/serie-a/2019-2020/un-bambino-a-cristiano-ronaldo-mi-dispiace-che-tu-abbia-lasciato-il-real.-cr7-anche-a-me_vid1225894/video.shtml

     

     

    Da www.corrieredellosport.it

     

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    Ronaldo, caos sudcoreano. Non si spengono le polemiche dopo l’amichevole di venerdì scorso della Juve a Seul contro una selezione delle stelle della K-League in cui CR7 è stato un protagonista mancato. Cristiano non è sceso in campo neanche per un minuto a causa di un affaticamento muscolare, come spiegato da Maurizio Sarri nel post gara. In Corea però non hanno per niente digerito la cosa, tanto che ora, secondo le rivelazioni della stampa locale, la Lega calcio professionistica della Corea del Sud, sarebbe intenzionata a chiedere un risarcimento all’agenzia organizzatrice dell’evento, TheFasta, in quanto nel contratto era stata inserita una clausola che garantiva la presenza del fenomeno in campo per almeno 45 minuti. Alla Continassa, in ogni caso, al momento non è arrivata alcuna richiesta di risarcimento dalla Corea del Sud.

     

    I fans di Seul frustati intonano i cori per Messi

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    Tutti attendevano Ronaldo in campo. Così invece non è stato e la delusione e la rabbia dei 66mila tifosi che avevano riempito in ogni ordine di posto il World Cup Stadium erano state forti fin da subito. Dopo aver osannato il campione ad ogni suo movimento - dall’ingresso in campo nel prepartita alle esultanze ad ogni inquadratura sui maxischermo -, dopo averlo invocato per quasi tutta la gara e dopo aver compreso che Ronaldo non si sarebbe manifestato in campo, i fans di Seul avevano tradotto la loro frustrazione in cori per Messi. Sì, proprio per il rivale di sempre. Uno sberleffo in piena regola nei confronti del re.

     

    La K-League si è scusata con il pubblico - alcuni avevano pagato anche più di 300 euro a biglietto - mentre TheFasta ha puntato il dito contro la Juve. Secondo gli organizzatori sudcoreani, infatti, la Juve avrebbe dovuto tener fede al contratto e impiegare Ronaldo per almeno 45 minuti a meno di problemi fisici durante il riscaldamento o durante la partita che avrebbero impedito tale minutaggio. La K-League sostiene di aver appreso tardi dell’indisponibilità di Ronaldo, così come gli organizzatori. «Dopo aver visto che Ronaldo non era in campo nel secondo tempo della gara - spiega l’agenzia TheFasta in una nota -, abbiamo chiesto alla Juventus di onorare il contratto. Il club ci ha detto che sia il giocatore sia l'allenatore erano a conoscenza della clausola, ma non ha potuto giocare a causa di un problema fisico. In seguito, non hanno risposto alle nostre chiamate».

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    Sarri risponde alle polemiche: "Non ha giocato a causa di un affaticamento muscolare"

     Le polemiche erano divampate già nel post partita, con la stampa sudcoreana alla caccia di chiarimenti. Maurizio Sarri aveva provato a spegnere il fuoco: «Era previsto che Ronaldo giocasse meno delle altre partite, poi ci ha detto di avere un affaticamento muscolare. Per questo ho deciso, insieme al vicepresidente Nedved e a Ronaldo stesso, di tenerlo fuori e di non correre rischi». Ma le spiegazioni del tecnico bianconero non avevano soddisfatto i giornalisti asiatici. Così, alla ennesima domanda, Sarri aveva perso la pazienza: «Se lei vuole venire in Italia a vedere giocare Ronaldo, le pago io il biglietto...». Una conclusione non proprio amichevole di una amichevole e di una giornata convulsa.

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    2. LA CHAMPIONS CON LA JUVE, VINCERE TANTO NON MI HA TOLTO FAME

    Fabiana Della Valle per la Gazzetta dello Sport

    Davanti al teatro Reina Victoria, nel cuore della città, c' è gente in coda fin dal primo ...

     

    Davanti al teatro Reina Victoria, nel cuore della città, c' è gente in coda fin dal primo pomeriggio nonostante i 30 gradi. La zona è transennata per lavori e il traffico è ancora più difficoltoso per via del trambusto causato da un evento insolito. Un passante s' affaccia al finestrino e chiede: «Ma che succede qui?» e quando si sente rispondere «C' è Ronaldo», accosta e si precipita all' ingresso, chiedendo se si possono comprare i biglietti.

     

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    La stessa cosa la fa una famiglia inglese in vacanza, che passeggiando ha visto per caso la locandina con CR7 in primo piano. Ma l' evento è privato, si entra solo se si è in possesso dell' invito. Cristiano è tornato sul luogo del delitto, quella Madrid che ha lasciato un anno fa per iniziare una nuova vita a Torino, ma non ha smesso di fare lo stesso effetto.

     

    In città viene spesso, ha ancora una villa in un noto quartiere residenziale, ma stavolta non è qui né per affari (da poco ha aperto una clinica per il trapianto dei capelli, affidata alla fidanzata Georgina Rodriguez), né per una rimpatriata con gli amici, né per un incontro di calcio.

     

    Cristiano è volato in Spagna per ritirare il «Marca Leyenda», il riconoscimento che il quotidiano Marca assegna ai migliori di sempre nel mondo dello sport.

     

    E' stato scelto perché è il solo calciatore della storia ad aver vinto la Premier League, la Liga e la Serie A. «Cristiano è unico», dice Juan Ignacio Gallardo, direttore di Marca, e il boato che lo accoglie nel momento in cui il portoghese fa il suo ingresso in teatro ne è la prova. In pochi hanno la sua abilità da pifferaio magico: ogni volta che si muove la gente lo segue, a prescindere dalla fede calcistica. Ci sono nostalgici con la maglia del Real, che lo implorano «Torna da noi», e altri con quella della Juve. Gli spagnoli non lo hanno dimenticato così come lui non ha scordato i 9 anni alla Casa Blanca.

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    «Questa città è speciale per me - racconta seduto su un divano bianco, che contrasta con la sua mise scura: pantaloni neri, camicia a quadretti, scarpe lucide e un orologio che brilla come una stella al polso sinistro -, mi ha dato molto anche a livello personale. Sono stato a Madrid a lungo, mi ha segnato, spero di tornarci presto». E a Jorge, il bimbo con la camiseta Real che sale sul palco insieme ad altri quattro (ognuno con la maglia di una delle squadre di Ronaldo: Juventus, Manchester United, Sporting e Portogallo) e gli confida con un sospiro: «Mi dispiace che hai lasciato il Real», CR7 confessa: «Anche a me».

     

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    Chissà che cosa avrà pensato in quel momento Florentino Perez, seduto in prima fila poco distante dal superagente del portoghese, Jorge Mendes.

    Un' estate fa il divorzio tra i due fu burrascoso, l' abbraccio sul palco dopo la consegna del premio mette la parola fine alle ruggini. Quando si sono trovati uno accanto all' altro per la foto di rito, Ronaldo ha sussurrato a Florentino qualcosa all' orecchio e tutti e due si sono messi a ridere. Nel frattempo dalla platea qualcuno ha urlato: «Presidente, compralo di nuovo».

     

    Il passato resta ed è sempre piacevole da ricordare, il presente di Cristiano Ronaldo però è la Juventus, la squadra con cui vuole togliersi ancora un bel po' di sfizi. «Non è stato facile dopo tanto tempo lasciare il Real e arrivare in un campionato diverso, la Serie A, con nuovi compagni a 33 anni. Per questo penso di aver vissuto la mia miglior stagione: con la Juventus ho vinto scudetto e Supercoppa, poi con il Portogallo ho conquistato la Nations League. Tre trofei in un solo anno». Non sono pochi, no.

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    Tre trofei che impreziosiranno il suo museo a Madeira e che potrebbero aiutarlo a vincere il sesto Pallone d' oro, staccando Leo Messi e diventando il primatista assoluto anche in questo ambito. «Ho sempre detto che è il migliore di sempre - dice Mendes - e quello che ha fatto quest' anno lo conferma. Ha vinto con la Juve e con il Portogallo: merita il Pallone d' oro». Cristiano invece preferisce concentrarsi sugli obiettivi di squadra: «Quando avevo 10 anni non pensavo a vincerlo, a 18-19 ho iniziato a farlo. Non so se arriverà il sesto Pallone d' oro, la cosa più importante è che la mia carriera continui ad andare bene.

     

    Trasferirmi alla Juventus mi ha dato nuovi stimoli, avevo bisogno di un cambio ma vincere tanto non mi ha tolto fame. Voglio continuare a farlo». Eppure i trofei sono talmente tanti che lui stesso fa fatica a riconoscere, nelle varie foto che gli mostrano sul maxischermo, di quale Pallone d' oro si tratti, tanto da essere costretto a chiedere al pubblico. «I successi sono tutti importanti, non si può fare una classifica, però se devo sceglierne uno dico l' Europeo con la nazionale. E' speciale perché non è la stessa cosa vincere con il Real Madrid e con il Portogallo».

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    Poi arriva Marco, un biondino dall' espressione furba che indossa la maglia della Juve: «Conquisterai la Champions quest' anno?». Cristiano risponde cauto: «Ci proveremo.

    Sappiamo come sempre che è una competizione difficile, la Juventus c' è ma anche altre squadre sono attrezzate per vincere: il Real Madrid, il Barcellona e il Manchester City. Solo una può riuscirci però e io mi auguro che sia la Juventus». Poi a Marca: «E' sempre l' anno della Juventus, così come del Real e del Barcellona ma solo una può farcela. La Juventus partirà per chiudere davanti a tutti, ma il risultato finale dipende da molti fattori: il momento, il gruppo, conta tanto anche la fortuna. Ci sono 6-7 squadre che possono arrivare fino in fondo, non vedo grosse novità rispetto alle annate precedenti.

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    La Champions però per noi non è un' ossessione. Io sono sereno perché vedo tutti i giorni come stiamo lavorando e so che la Juve la vincerà, se non sarà quest' anno succederà l' anno prossimo. Questo gruppo ha tutto per conquistare la Champions, mi ha sorpreso perché è molto unito. Mi trovo bene con i compagni, anche se con chi parla la mia stessa lingua, Cancelo, Douglas Costa e Alex Sandro, è più facile dialogare. Sono molto contento di come è stata rinforzata la squadra».

     

    A proposito di rinforzi, Cristiano Ronaldo racconta anche che cosa è accaduto con Matthijs de Ligt la sera della finale di Nations League: «Dopo la partita mi sono avvicinato a Matthijs e gli ho detto: "Visto che tutti parlano del tuo futuro, perché non vieni alla Juventus?". Era solo una battuta, io non ho avuto alcun peso nel suo acquisto. Non fa parte del mio lavoro e non mi permetterei mai di influenzare un presidente o un allenatore.

     

    Io sono contento se arrivano giocatori forti ma alla Juve ci sono Paratici e Nedved che hanno ben più esperienza di me e sanno fare il proprio mestiere».

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    Alla Juventus quest' estate è tornato Gigi Buffon, con cui Ronaldo ha sempre avuto un rapporto speciale da avversario. «Io lo ammiro molto, lo considero il miglior portiere del mondo insieme a Iker Casillas e sono molto contento di poter giocare con lui. L' ho sempre stimato da rivale, ora ancora di più che lo vedo allenarsi accanto a me.Quando ci siamo incontrati a Torino mi ha detto che era felice di poter giocare finalmente nella mia stessa squadra e io la penso esattamente come lui».

     

    Tra le novità della nuova stagione c' è anche Maurizio Sarri, che durante la tournée in Asia ha dato carta bianca a CR7, liberandolo dalle incombenze tattiche. «E' un modo di dire, perché se sei in un top club e vuoi ottenere grandi obiettivi devi sacrificarti e dare il massimo. Io l' ho fatto al Real così come nell' ultima stagione alla Juventus e anche in nazionale. Vado avanti, attacco, ho molta libertà ma se c' è da difendere vado a chiudere gli spazi. Solo così si può arrivare al traguardo».

     

    cristiano ronaldo in grecia con il figlio cristiano ronaldo in grecia con il figlio cr7 guedes cr7 guedes

    Cristiano a 34 anni ha vinto tanto, tutto, ma non ha lo sguardo di chi inizia a sentire una vaga sensazione di appagamento. E' ambizioso come quando aveva vent' anni, perché questa è la sua natura. «Nella sua vita ha realizzato tutti i sogni, moltiplicando all' infinito i desideri che aveva quando da bambino tirava calci a un pallone a Madeira.

    Nessun altro si è arrampicato tanto in alto quanto lui», racconta dal palco il direttore di Marca, prima di perdersi nell' elenco infinito di tutti i suoi successi. Georgina, seduta in prima fila con un abito corto e fasciatissimo, ascolta con occhi pieni d' amore. Ronaldo la cita più volte, chiamandola «Mi chica» (la mia ragazza) e poi la vuole sul palco. Anche lei, come Cristiano, sembra emozionata.

     

    Chi vince sempre non si abitua mai, e soprattutto non si stanca.

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    La sua missione è riportare la Champions a Torino. Ed è sicuro che ci riuscirà.

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