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GRAND HOTEL, GRANDI SCAZZI - OLTRE 10MILA ALBERGHI EUROPEI ACCUSANO “BOOKING.COM” DI AVER SFRUTTATO LA SUA POSIZIONE DOMINANTE PER ALTERARE IL MERCATO A LORO SVANTAGGIO PER QUASI VENT’ANNI – LA PIATTAFORMA PER LA PRENOTAZIONE DI HOTEL E CASE VACANZE AVREBBE ESERCITATO FORTI PRESSIONI ALLE STRUTTURE RICETTIVE PER NON OFFRIRE TARIFFE PIÙ BASSE SU ALTRI CANALI (COMPRESI I LORO STESSI SITI), RISPETTO A QUELLE VISIBILI SUL SITO – LA REPLICA DI “BOOKING”

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Estratto dell’articolo di Ugo Milano per www.open.online

 

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Guai per Booking. La principale piattaforma online per la prenotazione di alloggi, hotel, case vacanza e altre strutture è stata coinvolta in una class action avviata da oltre 10.000 hotel europei, che la accusano di aver sfruttato la sua posizione dominante per alterare il mercato a loro svantaggio per quasi vent’anni. L’azione legale – scrive il Guardian – è promossa da Hotrec, l’associazione europea di hotel, ristoranti e caffè che rappresenta il settore nell’Unione Europea, con il sostegno di 30 associazioni nazionali di albergatori.

 

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[…] Si tratta di una delle più grandi cause mai intentate nel settore alberghiero europeo, che mira a ottenere un risarcimento per le perdite finanziarie subite a causa dell’uso da parte di Booking.com delle cosiddette clausole di «miglior prezzo» (Parity rate).

 

COS’È LA CLAUSOLA DEL «MIGLIOR PREZZO»

Secondo le accuse, spiega il giornale britannico, Booking.com avrebbe esercitato forti pressioni agli hotel per non offrire tariffe più basse su altri canali – compresi i loro stessi siti – rispetto a quelle visibili sulla piattaforma. […]

 

«Il numero delle registrazioni alla causa continua a crescere», ha affermato Hotrec, «a dimostrazione del forte desiderio dell’industria dell’ospitalità di reagire contro pratiche scorrette nel mercato digitale».

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La richiesta di risarcimento riguarda il periodo compreso tra il 2004 e il 2024, anno in cui la piattaforma con sede nei Paesi Bassi ha eliminato le clausole di miglior prezzo per conformarsi al “Digital Markets Act” dell’Ue. L’azione legale, che si terrà ad Amsterdam, si basa su una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue (Cgue) di un anno fa, che ha stabilito che le clausole di parità violate da Booking erano in contrasto con le norme sulla concorrenza dell’Ue.

 

«Gli albergatori europei hanno a lungo sofferto condizioni ingiuste e costi eccessivi. Ora è il momento di unirsi e chiedere un risarcimento», ha dichiarato il presidente di Hotrec, Alexandros Vassilikos, denunciando le «pratiche abusive nel mercato digitale europeo».

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LA REPLICA DI BOOKING

Da parte sua, l’azienda ha definito le dichiarazioni delle associazioni «inesatte e fuorvianti», aggiungendo di non avere ancora ricevuto alcuna notifica formale della causa. La piattaforma ha anche sottolineato che la sentenza della Cgue non ha dichiarato illegali le clausole di miglior prezzo, ma solo che rientrano nell’ambito del diritto della concorrenza e che devono essere valutate caso per caso. In una dichiarazione, Booking ha ribadito il proprio «impegno per una concorrenza leale», sostenendo che le clausole passate servivano a promuovere la competitività dei prezzi, non a limitarla.

 

Nella nota, l’azienda ha, inoltre, citato un sondaggio secondo cui il 74% degli albergatori ritiene che Booking.com abbia reso le loro attività più redditizie, con un aumento dell’occupazione e una riduzione dei costi di acquisizione dei clienti.

 

IL PESO ECONOMICO E IL DOMINIO DEL MERCATO

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«Man mano che Booking acquisiva il controllo del mercato, ha potuto aumentare le commissioni ed esercitare una pressione crescente sui margini degli albergatori», ha spiegato Véronique Siegel, presidente della divisione hotel dell’associazione francese Umih, all’emittente pubblica France Inter. «Per una camera pagata 100 euro dal cliente, l’albergatore ne incassa al massimo 75, da cui deve pagare il personale e reinvestire». […]

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