FLASH! - RUMORS ALLA FIAMMA (GIALLA): IL COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, ANDREA DE…
Una collega di università di Marco Prato e Manuel Foffo a Dagospia: “Ricordo che Luca Varani non aveva grande simpatia per i gay e Marco Prato, uno dei due assassini, era un ragazzo in gamba all'università, soffriva di disturbi alimentari e non era mai stato accettato in famiglia come gay. Il padrone di casa, Manuel Foffo, era conosciuto nel giro delle feste romane anche per lo spaccio. Probabilmente i due hanno organizzato una ‘punizione esemplare’ per il povero Varani…”
OMICIDIO ROMA: ARRESTATO, VOLEVAMO UCCIDERE QUALCUNO
(ANSA) - "Volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa". E' quanto Manuel Foffo, ha raccontato al pm Francesco Scavo in relazione all'omicidio di Luca Varani, avvenuto a Roma nel corso di un festino a base di droga e alcol. "Eravamo usciti in macchina la sera prima - ha detto - sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Varani che il mio amico (Marco Prato ndr) conosceva". Il trentenne ha spiegato, inoltre, di avere seviziato e torturato la vittima che è stata finita con coltellate e martellate.
1 - COCA PARTY, MASSACRATO DA DUE AMICI
Federica Angeli per “la Repubblica”
«Mi dovete credere, non lo so perché lo abbiamo fatto, avevamo esagerato con l’alcol e la droga, stavamo solo giocando... era un gioco, una festa. L’abbiamo ucciso, il suo cadavere è ancora a casa mia». Manuel Foffo, 29 anni, studente fuoricorso di giurisprudenza, ha confessato l’omicidio dell’amico Luca Varani, 24 ore dopo averlo commesso insieme a un complice, il trentenne Marco Prato, studente anche lui. Il movente non è ancora chiaro, al contrario della dinamica di un delitto avvenuto al Collatino, periferia est di Roma, in cui la crudeltà sembra essere stata la parola d’ordine. A morire è un giovane di 23 anni, di origine slava ma adottato quando ne aveva 5 da una facoltosa famiglia romana.
Anche se la vittima è stata trovata nuda, con una corda attorno al collo e il corpo martoriato da martellate alla testa e coltellate all’addome, l’omicidio non sembra però essere l’epilogo di un gioco erotico. «Sembra piuttosto un esperimento di crudeltà, un gioco di sopportazione del dolore», dice un inquirente. I tagli sul ventre e sul petto del ragazzo, secondo il medico legale, erano lievi e non profondi, quasi a indicare delle sevizie. Un gioco estremo, sull’onda del mix cocaina e alcol, finito in tragedia.
Ad invitare Luca al festino lo scorso venerdì era stato Prato, l’altro amico presente nell’appartamento al decimo piano di via Igino Giordani in cui viveva lo studente di giurisprudenza. «Vieni per le 19, stasera ci si diverte », questo l’sms arrivato intorno alle 17 sul cellulare della vittima. Anche il giovedì precedente i due trentenni avevano fatto un party, sempre lì, a base di droga ed alcol. La festa è quindi iniziata attorno alle 20, una cena frugale e fiumi di alcol e cocaina.
APPARTAMENTO IN CUI E STATO UCCISO LUCA VARANO
Decine le bottiglie vuote trovate ovunque, oltre a tracce di polvere bianca. Quindi la follia omicida. Luca viene fatto spogliare nudo, i tre iniziano a gridare e a saltare sui mobili, tanto che i vicini infastiditi dai rumori minacciano di chiamare la polizia. Dalle 23, più nessun rumore. Luca era stato legato con un cappio al collo, seviziato con una lama, e infine ucciso, ancora da capire se dalle martellate in testa o da una coltellata, l’unica profonda, sotto il cuore.
Finita l’euforia dello sballo gli assassini, due ragazzi benestanti e dalla fedina penale immacolata, si sono addormentati e solo la mattina dopo hanno realizzato di cosa erano stati capaci. Qualche ora di panico e nel pomeriggio di sabato Manuel Foffo manda un sms al padre: «Ho combinato un casino, aiutami ti prego».
Il padre lo incontra, ascolta, chiama un avvocato e insieme al legale si presentano dai carabinieri al nucleo investigativo di via In Selci. Dopo la confessione due squadre vanno subito nell’appartamento di via Giordani e altre si mettono a cercare il complice. Marco Prato si era rifugiato in un albergo in piazza Bologna e stordito da alcol e barbiturici (aveva tentato il suicidio) non dava segni di vita. Salvato dai militari è stato portato all’ospedale Pertini. Per i due giovani è scattato l’arresto per concorso in omicidio volontario.
2 - “VIENI, STASERA CI SI DIVERTE” LA BUGIA NEL MESSAGGINO PER ATTIRARE LUCA IN TRAPPOLA
Emilio Orlando per “la Repubblica”
Un delitto con un movente maturato per un gioco folle sull’onda dello sballo. Ragazzi dalle doppie vite, casa e famiglia e ragazze da un lato e sballo ed incontri ambigui dall’altro. Manuel e Marco si conoscevano da anni. Entrambi studenti fuori corso iscritti alla facoltà di giurisprudenza. Una passione in comune, quella per le feste da ballo nei locali della movida romana.
I loro profili facebook sono pieni si fotografie che li ritraggono sulle piste da ballo vestiti all’ultima moda, in posa mostrando espressioni a volte da duri, a volte sensuali. Con Luca avevano iniziato a frequentarsi dall’estate scorsa, dopo essersi conosciuti ad una festa in discoteca.
Dipinti da tutti quelli che li conoscevano come bravi ragazzi molto legati alle loro famiglie d’appartenenza, mai un problema con la giustizia, forse un po’ svogliati nello studio. Ma con una personalità multipla e qualche eccesso violento durante i week end, quando si sballavano. Qualche spinello durante l’adolescenza, fumato in compagnia sotto gli androni dei palazzoni di periferia per poi provare a sniffare la cocaina di nascosto dai familiari e dalle loro fidanzate. Ma sbirciando i loro profili facebook si notano anche altre trasgressioni. Uno dei due giovani arrestati pubblica sulla sua bacheca inviti per alcuni locali dove si svolgono feste fetish.
La vittima, il ventitreenne Luca Varani è di origini slave. I suoi genitori lo avevano abbandonato in un orfanotrofio di Sarajevo durante la guerra in Serbia ma era stato adottato da una coppia di coniugi romani molto facoltosi, che lo avevano salvato dalla fame e dalla miseria. Da tempo si era fidanzato con Marta Gaia una giovane cameriera impiegata nella società “cocktail catering” specializzata nella ristorazione. I due si amavano alla follia, raccontano alcuni amici. Nel mese di febbraio, Luca per dare una prova d’ amore alla fidanzata si era tatuato il suo nome sull’avambraccio.
Con molta probabilità, azzardano gli inquirenti l’esecutore materiale del delitto, potrebbe essere stato proprio Marco Prato, era lui quello più avvezzo all’uso di sostanze stupefacenti e sapeva bene dove procurarsele. Cosa ci facesse insieme a loro Luca è un mistero ancora da chiarire. Forse lo hanno attirato con l’inganno facendogli credere che al decimo piano della torre di via Igino Giordani c’erano anche delle ragazze («Vieni, stasera ci si diverte»). Poche ore prima di partecipare al festino aveva litigato con la ragazza.
La discussione era scaturita proprio dal fatto che Luca con una scusa le aveva detto di non volere uscire e che preferiva restare a casa. «Stasera (è andata) così… Buonanotte» aveva commentato la ragazza poco dopo il litigio con Varani. Tra i tanti party organizzati a bordo piscina e le serate nelle discoteche forse Marco e Manuel già premeditavano qualcosa. Il rapporto tra i due era indissolubile, legato da un comune filo conduttore, quello della complicità legata all’uso di droga.
Un piccolo precedente amministrativo per detenzione personale di cocaina era stato contestato a Marco Prato un paio d’ anni fa. La polizia lo aveva fermato fuori il locale delle Terme di Traiano con una dose in tasca. La sanzione gli era costata la sospensione della patente per qualche mese. Ma dopo un percorso di recupero presso il Sert e le analisi del sangue che risultavano “pulite” gli era stata restituita la patente.
Quando era ubriaco o drogato, per non rientrare a casa in condizioni disastrose preferiva rimanere a dormire in un albergo a piazza Bologna proprio dove i carabinieri lo hanno arrestato mentre tentava di suicidarsi ingerendo barbiturici e bevendo alcol. Venerdì sera forse erano già sballati quando è arrivato Luca attirato in quell’appartamento con un sms. Era un ragazzo curioso, amava provare nuove sensazioni ed emozioni. È stato forse questo a spingerlo a quell’appuntamento con la morte che gli studenti di legge dalla doppia vita gli avevano preparato.
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