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Estratto dell’articolo di Giulio Pinco Caracciolo per "Il Messaggero"
VIOLENZA SESSUALE SU UNA RAGAZZA
Un alibi di ferro ha portato alla piena assoluzione di F.M., 24 enne romano accusato di maltrattamenti e violenza sessuale aggravata nei confronti della sorella minorenne. Una diretta su Youtube lo ha scagionato, demolendo la ricostruzione dei fatti descritta in aula dalla vittima. Eppure la richiesta del pm formulata all'udienza dello scorso novembre era di sette anni e sei mesi di carcere.
Ieri mattina il collegio della quinta sezione penale di piazzale Clodio ha ribaltato le sorti del ragazzo cancellando l'accusa infamante che l'aveva classificato come il mostro capace di commettere abusi sessuali sulla sorella, all'epoca dei fatti minorenne.
Secondo il racconto di Paola (nome di fantasia) il 5 gennaio del 2018 lei e il fratello sono a casa senza i genitori, sono sdraiati sul letto e giocano alla Playstation. Paola, ascoltata dai pm per ben tre volte nel corso del processo, dice che tutto sarebbe successo in pochi istanti.
Le braccia del fratello maggiore che la cingono all'improvviso bloccandola, le mani che le toccano le parti intime lasciandola attonita. Ma la ragazza non parla subito della presunta violenza subita.
«In casa regnava un rapporto di sudditanza psicologica nei confronti del fratello - spiega il pm in aula - quindi lei non si è confidata con i genitori». Tutto esce allo scoperto solo la sera del 6 luglio 2020 quando Paola, dopo una discussione con la madre, decide di chiamare il numero di emergenza dedicato ai minori.
[…] Quella sera di luglio gli agenti trovano la ragazza visibilmente scossa in compagnia del suo fidanzatino di qualche anno più grande. Un rapporto nato da poco, un argomento delicato che ha già creato discussioni in famiglia nei giorni precedenti per via della differenza di età tra i due innamorati.
Un amore contrastato anche dall'imputato che in questa famiglia nel corso degli anni ha sostituito la figura del padre troppo spesso assente.
Paola racconta da subito i contorni di una situazione che la mette a disagio. I fratelli che a volte la trattano male, le discussioni con la mamma e il papà che, a suo dire, gira spesso nudo in casa.
All'inizio non parla dei presunti abusi sessuali, poi chiede agli inquirenti: «Mi promettete che se vado avanti a raccontare non tornerò mai più in quella casa?». E in effetti Paola in quell'appartamento non ci metterà mai più piede. Ieri mattina il collegio di piazzale Clodio non ha creduto al suo racconto. Una decisione maturata durante un lungo processo che ha avuto la conferma definitiva grazie a un diretta registrata su Youtube la stessa sera degli abusi.
«In questo filmato si vedono il mio assistito e un suo amico davanti alla telecamera per più di 24 ore che giocano a un famoso videogame in streaming - spiega l'avvocata Monaldi. La conferma che quell'episodio raccontato dalla ragazza con precisione non può essere successo, perlomeno nelle modalità e nei tempi descritti in aula.
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