DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”
Come prepararsi al Trump Due? Come anticipare le sue mosse, ridurre i danni, forse addirittura estrarne qualche beneficio? È un tema molto sentito dal sistema Italia. L’ho constatato in una tournée di incontri con esponenti dell’industria e della finanza nelle regioni del Nord e Nord-Est dove si concentra la potenza esportatrice italiana. I dazi dominano le paure; sulle guerre c’è chi osa sperare.
L’America è il secondo mercato del nostro Paese, subito dopo l’Unione europea. L’Italia vanta un robusto attivo commerciale con gli Stati Uniti e questo la rende vulnerabile al protezionismo. In teoria è Bruxelles a dover negoziare sul commercio estero per gli Stati membri, opponendo a Washington un fronte unito con maggiore potere contrattuale. Ma con due governi dimissionari nei due Paesi-guida dell’Unione, Germania e Francia, Trump si sentirà incoraggiato a snobbare l’Europa e privilegiare rapporti bilaterali […]
L’esperienza passata
Il protezionismo non coglie nessuno impreparato. È dal 2016 che siamo in una nuova fase della globalizzazione, molto meno liberista di quella precedente. La Cina ha fatto la sua parte, con un mercantilismo aggressivo e conquistatore, ha costretto l’Occidente a ricredersi sulle virtù dell’apertura: già Barack Obama dovette rinunciare all’ultimo trattato di libero scambio. La prima ondata di dazi trumpiani arrivò nel 2018: fu dolorosa ma non l’Apocalisse paventata.
Joe Biden mantenne in buona parte i dazi trumpiani, in certi casi li aumentò (contro la Cina). Vi aggiunse un altro protezionismo basato sulla politica industriale. In nome dell’ambientalismo Biden ha usato aiuti di Stato per attirare aziende straniere sul territorio Usa, in settori strategici come auto elettriche, batterie, energie rinnovabili, semiconduttori.
L’Europa e l’Italia sono sopravvissute a due ondate di protezionismi americani, dovrebbero farcela con la terza. Una chiave sta in un’attività che non gode di buona stampa: il lobbismo.
paolo gentiloni giancarlo giorgetti christine lagarde fabio panetta g7 economia stresa
[…] Quando Trump e Biden hanno messo i loro dazi, i primi a scatenarsi nel lobbismo sono stati gli importatori americani: ciascuno in cerca di esenzioni, eccezioni, per continuare a comprare dall’estero senza subire lo shock dei costi aggiuntivi.
Dietro l’apparenza delle tasse doganali «erga omnes», i regolamenti dettagliati subiscono mercanteggiamenti infiniti, le barriere a volte sono ridimensionate da molteplici sconti e concessioni. È un gioco che riprenderà dal 20 gennaio prossimo. Il governo Meloni ha il vantaggio di essere considerato come uno dei più affini politicamente alla nuova amministrazione.
Sullo sfondo ci sono squilibri reali: pur dopo otto anni di protezionismo l’America continua ad essere il mercato più aperto del pianeta (e molto più della Cina). È lo sbocco commerciale di ultima istanza per tutti gli altri: donde i suoi deficit, a cui corrispondono gli attivi degli altri. Questo dà a Trump una forza negoziale formidabile. […]
janet yellen christine lagarde
La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ne ha tratto una conclusione realistica: per attenuare l’assalto protezionista di Trump, ha detto, «converrà che l’Europa compri americano». In alcuni settori questo è possibile e in parte già accade: energia e difesa.
L’America ha sostituito la Russia come principale fornitrice di gas naturale agli europei e potrà fare di più – forse abbassando i costi – con un presidente che riabilita le energie fossili. A questo proposito, molti in Europa sperano di usare il Trump Due come sponda e come alibi: per rivedere tempi e modi di una decarbonizzazione che infligge costi sociali pesanti sulle due coste dell’Atlantico mentre beneficia la Cina: vedi le crisi dell’auto e anche delle batterie elettriche.
Offerte attraenti
DONALD TRUMP FIRMA I DAZI CON I LAVORATORI DELL ACCIAIO E DELL ALLUMINIO
La proposta Lagarde collega i dossier economici con le guerre. In Italia e in tutta Europa anche gli anti-trumpiani sperano che il cambio alla Casa Bianca crei spiragli per la pace. […]
Affinché un cessate-il-fuoco non sia una capitolazione totale verso Putin, l’Italia e l’Europa dovranno mettere sul tavolo offerte attraenti per Trump: a cominciare da maggiori spese per la Difesa, che lui possa esibire come altrettanti successi personali. In Medio Oriente l’allineamento di Trump con Benjamin Netanyahu potrebbe essere bilanciato e mitigato dal suo forte rapporto con l’Arabia Saudita, che chiede garanzie su un futuro Stato palestinese e sulla tragedia umanitaria di Gaza.
donald trump e i dazi contro la cina
Ogni soggetto estero cercherà di gestire il Trump Due in modo tale da trovarsi «dalla parte giusta» nel conto dei costi e benefici. Per il sistema Italia un aiuto può venire anche dai mercati: i capitali globali continuano a dare un giudizio positivo della futura amministrazione, come si vede dai livelli record del dollaro e delle Borse Usa. In questo modo la rivalutazione della moneta americana sta già in parte compensando i danni del futuro protezionismo.
olio extravergine d oliva made in italy
In queste feste di fine d’anno il «made in Italy» costa meno, in dollari, e c’è chi ne approfitta per riempire i magazzini americani di scorte. Se i mercati vedono giusto anche stavolta, l’America continuerà a fare da locomotiva della crescita mondiale: un ruolo nel quale nessuno sembra in grado di sostituirla.
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