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Michela Allegri per “il Messaggero”
Il copione era sempre lo stesso: un casting per diventare la protagonista di un film che avrebbe avuto successo. Peccato che si trattasse di un imbroglio, un raggiro studiato per raggiungere uno scopo preciso: abusare dell'attrice di turno che partecipava al provino. Claudio M. alle vittime si presentava come regista cinematografico, ma in realtà, nonostante i 40 anni già compiuti, secondo gli inquirenti non avrebbe portato sul grande schermo nemmeno una pellicola.
Sarebbe però riuscito a portare a compimento il suo piano criminale con otto ragazze. Tutte quante lo hanno denunciato, facendo scattare l'inchiesta che, ieri, ha fatto finire in carcere il quarantenne, che è stato arrestato con l'accusa di violenza sessuale dai carabinieri della Compagnia Roma Parioli. Le aspiranti attrici si sono messe in contatto tra di loro su Facebook e stanno pensando di organizzare una class action contro l'indagato, convinte che le giovani abusate siano molte di più.
LE DENUNCE
L'inchiesta è scattata in febbraio, mentre le denunce si sono accumulate fino a luglio. Nemmeno l'emergenza Coronavirus ha placato l'indagato: durante il lockdown Claudio M. ne ha approfittato che per agganciare nuove vittime, contattandole attraverso i social e promuovendo progetti fantomatici, tra i quali un film che avrebbe dovuto iniziare a girare alla fine delle restrizioni imposte dal Governo. Su moltissimi punti le denunce delle ragazze coincidono.
Per i provini, il primo incontro era organizzato in una sede presa in affitto dall'indagato, che riusciva a conquistare la fiducia delle giovani descrivendo nei dettagli il ruolo che avrebbero dovuto interpretare. Poi, veniva organizzato un secondo appuntamento. Questa volta non veniva indicato un indirizzo preciso: alle ragazze veniva detto di raggiungere una fermata della metropolitana, quasi sempre Piazza Annibaliano e Piazza Bologna. Il quarantenne andava quindi a prendere le attrici e le portava in appartamenti dove abusava di loro.
IL COPIONE
Il regista chiedeva alle giovani di recitare insieme a lui una parte del copione: si trattava sempre di una scena erotica. Diceva che era solamente lavoro, che un'attrice doveva essere in grado di interpretare qualsiasi parte, anche quelle più sensuali. Quindi approfittava della situazione per compiere le violenze.
In un caso una vittima è stata anche rinchiusa all'interno dell'appartamento. Gli abusi sono andati avanti per mesi. Le giovani hanno poi deciso di reagire. Sono riuscite a contattarsi su Facebook e si sono confrontate tra loro: hanno scoperto che le violenze erano state commesse con le stesse modalità e hanno deciso di denunciare. Ora la pm Stefania Stefanìa sta indagando per capire se, come si sospetta, ci siano altre vittime.
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