DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
La voce «attore» del dizionario Zanichelli è scritta da Piera Degli Esposti. Dice: «Io penso che l'attore abbia un compito nella vita, arduo ma splendido: quello di consolare. Consolarci dei nostri lutti, degli abbandoni, delle malattie, della vecchiaia e della morte.
Per essere attori, quindi, non mi sembra sufficiente la bella dizione, la bella voce, la disinvoltura, l'elegante quanto narcisistico porgere, ma bisogna calarsi nel proprio buio profondo, per risalire poi portandosi alla luce».
Sentite come Piera raccontava una delle giornate più drammatiche della storia repubblicana. «Dovevo andare a Siracusa, per recitare al teatro greco, nel ruolo di Elettra. Non stavo molto bene, i medici mi avevano consigliato di evitare l'aereo, di muovermi piuttosto in treno o in nave. Dunque chiesi all'amministratore dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico di farmi avere i biglietti in via Caetani, nel centro di Roma, dove c'era la Fondazione del Teatro Greco.
La mattina che arrivai per prendere questi biglietti, naturalmente ero da sola: tutti gli altri attori andavano in aereo. A via Caetani il portone era chiuso e sulla via c'erano solo due macchine. Una era una Cinquecento lontana e una era una Renault rossa, davanti agli scalini. Aspettando l'amministratore, che si chiamava Aristide Brusa, ero indecisa se sedermi sugli scalini o poggiarmi alla Renault che era lì.
Decisi per la Renault. Passata un'ora e più, mi sono allontanata per andare al bar a prendere certe pastarelle e un caffè e poi tornare lì. Speravo sempre, verso mezzogiorno, di vedere apparire questo Aristide Brusa. Sono rimasta appoggiata alla Renault un'altra ora e più.
Credendo che ormai Aristide Brusa non sarebbe più arrivato, visto che era l'ora di pranzo, vado a cercare il numero dell'Istituto del Dramma Antico su un elenco telefonico al bar Bernasconi, per dire che non avevo ricevuto i biglietti perché il portone era chiuso. Mentre sono lì a comporre il numero, sento tanta gente che urla "C'è Cossiga! C'è Cossiga!": il ministro dell'Interno stava arrivando a via Caetani.
Francesco Cossiga in via Caetani, davanti alla R4 con il cadavere di Aldo Moro
Si sentono tante sirene. Poi al bar accendono il televisore e vedo comparire la macchina su cui ero stata appoggiata tutta la mattina. La aprono e c'era dentro questo fagotto, che poi era Moro. Mi sento mancare. Mi viene a prendere la mia amica e collega Ida Bassignano, mi porta a casa sua e telefona a mio fratello Franco, che allora faceva il politico a Bologna: "Sono Ida Bassignano, le passo sua sorella".
piera degli esposti ne il divo
E lui furibondo: "Ma cosa vuole mia sorella, non è il momento, è successa una cosa terribile". "Ma è proprio di questo che sua sorella le deve parlare". Non mi credeva nessuno. Mi hanno convocato pure i magistrati del caso Moro, molto insospettiti: "Ma perché lei si è appoggiata proprio a quella Renault rossa?"».
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