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"ABBIAMO SALVATO I GIROLAMINI, LO STATO CI HA DIMENTICATI”, LA PROTESTA DEI DUE ARCHIVISTI CHE DENUNCIARONO IL SACCHEGGIO DELLA STORICA BIBLIOTECA DI NAPOLI ANDRANNO IN PENSIONE CON APPENA 500 EURO AL MESE. “RESTITUIREMO IL TITOLO DI CAVALIERE” - TOMASO MONTANARI: “ABBIAMO UN GRANDE DEBITO NEI LORO CONFRONTI: LA LEGGE BACCHELLI È LA STRADA GIUSTO PER ONORARLO”

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BIBLIOTECA GIROLAMINI 1BIBLIOTECA GIROLAMINI 1

Dario Del Porto per la Repubblica

 

«Come mi sento? Come una persona umiliata da questa storia tutta italiana che fa vergogna al Paese». È amareggiata ma non ha perso la voglia di combattere, Maria Rosaria Berardi, la bibliotecaria che insieme al fratello Piergianni aveva alzato il velo sullo scandalo dei volumi antichissimi e preziosi che venivano trafugati dalla biblioteca statale dei Girolamini di Napoli.

 

Per questo loro coraggioso gesto, i due Berardi sono stati insigniti del titolo di Cavaliere. Ma adesso, come anticipato dal Corriere del Mezzogiorno, vogliono restituire l’onorificenza e accusano lo Stato di averli dimenticati.

 

Perché tanta amarezza, signora Berardi?

«Ho appena compiuto 66 anni e secondo la legge Fornero fra sette mesi sarò fuori dall’amministrazione. Lavoro come bibliotecaria ai Girolamini dal 1972. E ora, dopo 44 anni di servizio, ho scoperto di avere solo 16 anni di contributi. Questo significa che fra poco andrò in pensione con non più di 500 euro al mese. Mi dite come farò ad andare avanti? E lo stesso vale per mio fratello, che è entrato nel 1976. In più, i nostri contratti sono a termine. Scadranno a giugno».

PIERGIANNI E MARIAROSA BERARDIPIERGIANNI E MARIAROSA BERARDI

 

A termine?

«Sì, perché eravamo entrambi dipendenti della congregazione dell’oratorio di Napoli che ha gestito la biblioteca fino al 2012. Poi, scoppiato lo scandalo, è subentrato lo Stato. Con il paradosso che noi, dopo aver denunciato i furti, rischiavamo di perdere il lavoro ».

A quel punto che è successo?

«Grazie all’impegno del dottor Giovanni Melillo (attuale capo di gabinetto del ministero della Giustizia, all’epoca procuratore aggiunto che coordinò le indagini, ndr) lo Stato non ci ha messo fuori e ha trovato la formula di un’agenzia interinale che assume con contratti semestrali.

 

Abbiamo sempre chiesto il concorso, ma invano. Sia chiaro che siamo riconoscenti perché questa soluzione ci ha consentito di non perdere il lavoro. Ma è un paradosso anche questo: siamo diventati lavoratori esterni di una biblioteca dove siamo entrati più di 40 anni fa».

E che avete contribuito a salvare, per giunta.

BIBLIOTECA GIROLAMINIBIBLIOTECA GIROLAMINI

«Sì. Quando leggo le motivazioni dell’onorificenza ci penso spesso. Sa perché?» 

 

Perché?

«C’è scritto “per meriti speciali”. Ma abbiamo fatto solo il nostro dovere: per noi quello che stava accadendo era una disgrazia che bisognava fermare. Anche se, ad essere sincera, non so quanti altri bibliotecari, magari dipendenti dello Stato e protetti da tutte le garanzie, avrebbero fatto lo stesso».

Quando vi siete accorti che i libri sparivano?

«Appena arrivò il nuovo direttore, Marino Massimo De Caro. Mio fratello si rese conto molto presto che si stava verificando qualcosa di anomalo. Piergianni era il custode, il nuovo direttore cominciò a chiedere tutte le chiavi. La biblioteca rimaneva sempre aperta e il materiale cominciò a uscire a tutte le ore, del giorno come della notte».

 

De Caro è stato già condannato a sette anni. A febbraio inizierà il processo che vede imputato di peculato l’ex senatore Marcello Dell’Utri, nella cui disponibilità finirono 14 libri dei Girolamini, tutti poi restituiti tranne un’edizione della “Utopia” di Tommaso Moro.

 

Lei e suo fratello continuerete a testimoniare?

BIBLIOTECA GIROLAMINI A NAPOLI BIBLIOTECA GIROLAMINI A NAPOLI

«Certo. Abbiamo sempre risposto a tutte le domande dei magistrati. Quella dei Girolamini è stata una delle peggiori tragedie italiane, perché ha ferito il patrimonio culturale. Noi abbiamo cercato di difendere la nostra biblioteca. Ecco perché fa male, adesso, sentirsi trattati in questo modo. Dimenticati e umiliati da quello Stato che abbiamo cercato di proteggere ».

 

2. LA LEGGE BACCHELLI È LA STRADA GIUSTA PER EVITARE LA BEFFA

 

Tomaso Montanari per la Repubblica

 

È sconcertante che si possano versare regolarmente i contributi per 44 anni, per poi scoprire che il datore di lavoro lo ha fatto solo per 16. Lo è ancor di più non riuscire a comprendere chi fosse veramente, a dover pagare: lo Stato, cui appartiene la Biblioteca dei Girolamini, o la Congregazione dell’Oratorio, che la reggeva attraverso una convenzione? Sarebbe bello avere risposte chiare, e soprattutto avere una soluzione.

Ma non c’è più tempo.

 

TOMASO MONTANARI 2TOMASO MONTANARI 2

Tra pochi mesi Mariarosaria e Piergianni Berardi dovranno mettere in vendita la propria casa, per poter sopravvivere. Poi sarà la fine. Ma non può finire così. Non per due lavoratori che il presidente Giorgio Napolitano ha nominato cavalieri, elogiandone il «coraggio civile». Un coraggio che era stato già celebrato pubblicamente dall’allora procuratore aggiunto di Napoli Gianni Melillo, titolare di questa esemplare azione penale.

 

E allora guardiamo avanti, troviamo una via d’uscita: perché sarebbe davvero terribile vederli restituire al presidente Mattarella i loro diplomi di cavalieri.

 

Ebbene, nel nostro ordinamento esiste la cosiddetta Legge Bacchelli, che permette al Presidente del Consiglio di attribuire «un assegno straordinario vitalizio a favore dei cittadini italiani, di chiara fama, che abbiano illustrato la Patria con i meriti acquisiti nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia, del lavoro, dello sport e nel disimpegno di pubblici uffici o di attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari e che versino in stato di particolare necessità».

BIBLIOTECAGIROLAMINI SEQUESTRATA (FOTO ADNK)BIBLIOTECAGIROLAMINI SEQUESTRATA (FOTO ADNK)

 

I requisiti ci sono tutti: la vicenda dei Girolamini ha avuto risonanza planetaria, e la fama di questi umili bibliotecari ha fatto il giro del mondo. Essi non solo hanno testimoniato, resistendo agli ordini criminali di un loro superiore senza scrupoli, legato intimamente al peggio del potere italiano, e infine denunciandolo: hanno dimostrato di possedere in grado eroico quelle virtù civili che sono la vera cultura di cui questo Paese ha bisogno. Abbiamo un grande debito nei loro confronti: attraverso la Legge Bacchelli il presidente Gentiloni può onorarlo.

 

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