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C'È UN MODO PER SCARDINARE LA LOBBY DEI TASSISTI: LA GUIDA AUTONOMA! - NEGLI STATI UNITI È GIÀ REALTÀ: AD AUSTIN, PHOENIX E SAN FRANCISCO GLI UTENTI POSSONO PRENOTARE UNA CORSA IN UNA MACCHINA SENZA AUTISTA. L'AUTO È RICOPERTA DA SENSORI, CHE PERMETTONO AL SOFTWARE DI GUIDARE NELLE STRADE TRAFFICATE DELLE CITTÀ STATUNITENSI. A CREARE I MEZZI AUTONOMI È LA SOCIETÀ "WAYMO", DI PROPRIETÀ DI GOOGLE - QUANDO ARRIVERÀ LA NOVITÀ IN EUROPA? CHISSÀ (LA PARTE REGOLATORIA È QUELLA PIÙ COMPLICATA) - VIDEO
Estratto dell'articolo di Paolo Ottolina per il "Corriere della Sera"
Il robotaxi, che abbiamo chiamato con l’app di Uber, ci aspetta in una via laterale di Austin, in Texas, nella zona creativa e un po’ hipster di South Congress. È una Jaguar elettrica, ma si fatica a riconoscerla, tanto è ricoperta di sensori sul tetto, sugli angoli e sulle fiancate.
Tutta roba che gli ingegneri di Waymo, azienda della galassia Google che ha creato questi mezzi, hanno dovuto aggiungere per farla viaggiare in modo completamente autonomo, senza alcun intervento umano. Un display circolare mostra le iniziali AM, Andrew MacDonald: l’indicazione che è l’auto giusta. Saliamo in macchina con lui.
MacDonald è un canadese di Toronto, alto e dai modi gioviali, veterano di Uber entrato in azienda nel 2012. Oggi è vice presidente e si occupa di tutto quello «che riguarda gli spostamenti delle persone».
«La priorità più importante per noi è la sicurezza», dice per tranquillizzarmi. Poi schiaccio sul tablet la scritta «Start Ride» e la corsa si avvia, mentre una voce scandisce la destinazione e mi sgrida perché non ho ancora allacciato le cinture. [...]
L’esperienza dei robotaxi è da almeno 2-3 anni parte del quotidiano di chi vive a Phoenix e San Francisco, ma con Austin si apre la seconda ondata, quella che dovrebbe traghettare la guida autonoma fuori dall’epoca pionieristica.
Atlanta seguirà a ruota, poi Uber punta su Abu Dhabi, prima tappa fuori dagli Usa. E l’Europa? «Non esiste ancora un quadro comune per la guida autonoma — chiarisce MacDonald —. Ma siamo ottimisti: in Germania e nel Regno Unito ci sono colloqui per avviare sperimentazioni concrete nei prossimi anni».
La parte regolatoria è forse quella più complicata, perché la tecnologia impressiona già. Ad Austin i veicoli affrontano agilmente situazioni complesse come incroci trafficati, svolte a destra con pedoni, attraversamenti ciclabili e automobilisti (umani) indisciplinati. Certo, va detto: il clima quasi sempre buono, le strade larghe e un traffico piuttosto ordinato aiutano i robotaxi, che nelle nostre città dovrebbero affrontare prove ben più ardue.
Tuttavia, dopo 2-3 viaggi su un Waymo, l’esperienza diventa quasi noiosa, tanto guida bene il robot. E non va neppure piano, come si potrebbe pensare: quando serve schiaccia l’acceleratore, benché rispetti i limiti. Ma non i divieti di sosta: a San Francisco i taxi autonomi hanno preso quasi 600 multe in un anno. [...]
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