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Guido Olimpio per "Il Corriere della Sera"
«Una storia alla Clancy». Una frase diventata un complimento e pronunciata da New York a Parigi. Più forte di mille recensioni positive. Un omaggio globale a Tom Clancy. Un riconoscimento per il grande autore americano deceduto due giorni fa, all'età di sessantasei anni, a Baltimora. Uno scrittore capace di mescolare dettagli tecnici con trame intriganti, tenute insieme da personaggi dai quali è difficile staccarsi.
A cominciare dalla missione numero uno, quella che coinvolge l'esperto Jack Ryan nella caccia all'Ottobre Rosso, il sottomarino nucleare di un'altra figura centrale, il capitano Marko Alexandrovic Ramius, comandante dello squalo nucleare pronto a passare dall'altra parte.
L'atmosfera e il ritmo creati da Clancy, uniti alla sua «visione» sugli scenari di spy story, ne hanno fatto uno scrittore unico. Le spie intervengono nei momenti delicati, quando le risorse normali non bastano, agiscono dietro le linee o si insinuano nel campo nemico. Ma una parte del loro lavoro è vedere lontano, intuire quello che potrebbe accadere e trovare le risposte.
L'uscita in mare di un sottomarino cinese, il via vai di camion da un impianto sotterraneo in Iran, gli strani giri di un mercantile noleggiato da un cartello della droga possono racchiudere segreti che portano lontano. Il dettaglio diventa cruciale. Seguendo la scheggia d'oro arrivi alla miniera. Tom Clancy è stato un maestro in questo, facendoti respirare quell'aria, spiegandoti particolari che letti altrove troveresti noiosi. Non perdi il filo, resti legato al romanzo. I piccoli meccanismi sono parte della storia, non la rallentano perché spiegano.
Se nella sua carriera, iniziata nell'84 proprio con la La grande fuga dell'Ottobre Rosso, ha venduto milioni di libri, è proprio per questo. Clancy è molto vicino agli uomini in divisa, al loro codice d'onore. Meno smoking da James Bond e più stellette. In un mondo un po' manicheo, complicato e semplice al tempo stesso. Come sono spesso le vicende di spionaggio dove la realtà supera la fantasia perché è vera, cruda.
Lui diceva di non essere troppo bravo «negli aspetti tecnici», citava i molti problemi avuti a scuola, ricordava come una volta terminato il primo manoscritto l'editore gli avesse dato appena cinquemila dollari. Poi le cose sono andate diversamente. «Ottobre Rosso» è stato stampato da un'altra casa editrice, l'avventura densa di dati minuziosi lo ha lanciato, strappando consensi anche agli addetti ai lavori, mai teneri verso la fiction.
Clancy da giovane avrebbe voluto arruolarsi, però ha dovuto rinunciare a causa di problemi alla vista. Non si è separato da quel mondo, studiando e leggendo tutto il possibile sugli aspetti militari, le Marine, le spie, le «ombre». Ricerche personali trasformatesi in una competenza profonda.
Memorabile un episodio. In occasione di un incontro, il segretario all'Us Navy lo accoglie così: «Chi diavolo l'ha autorizzata ad avere tutte queste informazioni?». Un attestato non da poco, reso ancora più forte da quello di Ronald Reagan.
L'allora presidente racconta di aver ricevuto come regalo di Natale «Ottobre rosso» e confessa: «Sapete, non riesco ad addormentarmi perché voglio continuare a leggerlo». Elogio pubblico rivelatosi migliore di qualsiasi altra pubblicità . In un'intervista Clancy confessa di lavorare fino a sei ore al giorno, poi rivela le presunte fonti. Vedete, spiega, per anni ho venduto assicurazioni nel Maryland e tra i miei clienti ci sono molti dipendenti della Us Navy. Così, tra una firma e una polizza, mi raccontavano qualcosa del loro lavoro.
L'altra grande forza dello scrittore è la capacità di spingersi oltre l'orizzonte, di immaginare possibili minacce. Nel 1994 esce Debito d'onore, dove immagina che un kamikaze si lanci con un jet passeggeri contro l'edificio del Congresso a Washington. Dopo le stragi dell'11 settembre 2001, il libro sarà citato a lungo: «Clancy lo aveva previsto», «ma come ha fatto?».
Una conferma per i tanti suoi estimatori, ma anche per i complottisti, convinti di avere un altro indizio che il piano è stato preparato negli Usa, il famoso inside job. Proprio dopo l'assalto all'America da parte di Al Qaeda, Clancy e qualche altro autore saranno consultati dall'intelligence. Gli agenti veri vorranno conoscere l'opinione di quello finto, «Jack Ryan», su quanto potrebbe accadere nel futuro.
Clancy ha fatto in tempo a scrivere con Mark Greaney l'ultimo romanzo: uscita prevista negli Usa ai primi di dicembre. Ryan appare alle prese con il nuovo uomo forte al Cremlino, deciso a ristabilire la potenza russa. Un leader determinato che però nasconde un segreto legato al suo passato. Al Cremlino lo stanno aspettando con curiosità . E non solo.
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