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Estratto dell’articolo di Vera Mantegoni per www.repubblica.it
Sono stati irreperibili per 12 giorni, ma ora sono venuti allo scoperto per dare la loro versione della notte del 29 giugno, quando Alex Marangon è scomparso per poi essere trovato privo di vita nel Piave il 2 luglio con multipli segni di colpi sulla testa e sull’addome provocati, a quanto sembra dall’autopsia, da un oggetto contundente. Per la prima volta parlano Johnni Benavides e Sebastian Castillos, i due colombiani presenti al ritiro di appassionati di sciamanesimo tradizionale, promosso dal due ZuMusic di Andrea Zuin e Tatiana Marchetto all’Abbazia di Santa Bona di Vidor.
«Vogliamo esprimere le nostre condoglianze alla famiglia. Alex è morto per un incidente e siamo sconvolti di quanto accaduto» hanno detto Benavides, medico tradizionale Yanacona e Castillos, musicista, attraverso l’avvocato spagnolo Òscar Palet Santandreu, difensore dell’importanza di preservare le culture indigene e le loro tradizioni e di molti casi collegati all’uso di piante sciamaniche in Spagna e in Europa.
Per i due Alex sarebbe morto in seguito a una caduta dopo aver lasciato in fretta la cappella dove si svolgeva la cerimonia di medicina amazzonica ed essersi disperso nel bosco. «Nessuno lo ha visto cadere, ma tutti hanno sentito un tonfo e un grido secco» ha detto il loro legale «Benevides e Castillos sono addolorati per quanto è successo e sperano che la verità venga a galla presto».
Avvocato Òscar Palet Santandreu, dove sono i suoi assistiti?
«Non posso dirlo adesso. Per prudenza preferiscono rimanere in un luogo in cui si sentono protetti».
Fuggono da qualcosa?
«No, sono sconvolti da quanto sta accadendo e preferiscono parlare attraverso me che conosco un po’ l’italiano».
Hanno rilasciato la loro testimonianza a chi segue le indagini?
«No, non sono stati sentiti».
Lei è in contatto con la Procura di Treviso?
«No, per adesso ho sentito solo l’avvocato di Andrea Zuin».
Sembra che loro siano stati gli ultimi a parlare con Alex. È vero?
«Durante la cerimonia Alex era nervoso e agitato e, all’improvviso, è andato fuori dalla cappella, vicino al braciere. Benavides lo ha raggiunto per chiedergli come si sentiva, ma non capiva che cosa Alex stesse dicendo. Per questo è rientrato a cercare il traduttore. Questione di attimi, quando sono tornati Alex è scappato nel bosco di corsa. Dopo poco tutti hanno sentito un tonfo e un grido secco».
Che cos’hanno fatto?
«Era buio, non si vedeva nulla, sembrava corresse verso la terrazza… Sono andati tutti a cercarlo guidati da Alexandra Da Sacco (moglie di Giulio Da Sacco, proprietario dell’Abbazia) che conosce ogni angolo del luogo».
Sono anche usciti dall’Abbazia?
«Mi sembra di sì».
Ma se hanno tutti sentito un tonfo e un grido perché hanno aspettato così tanto a chiamare i soccorsi?
«Pensavano fosse soltanto inciampato in qualche arbusto, nulla di così tragico come poi si è scoperto. Non so dirle adesso il tempo esatto della ricerca».
Alla mattina di domenica 30 giugno, quando sono arrivate le forze dell’ordine, i suoi assistiti non c’erano più. Come mai?
«Pensavano si sarebbe trovato di lì a poco, magari dietro a qualche cespuglio. Avevano degli impegni e se ne sono andati».
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Ma perché Alex sarebbe andato fuori controllo in un attimo e si sarebbe messo a correre? È stata consumata la ayahuasca?
«No, mi risulta una purga. Esistono diverse purghe che si utilizzano prima o in alternativa all’ayahuasca, non ne conosco il nome».
Ma non è tanto una purga da 400 euro, il costo del ritiro?
«Non è il costo della purga, ma di un percorso di psicologia profonda rivolto a persone italiane benestanti che hanno chiamato Benavides e Castillos in Italia per conoscere la loro cultura».
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alex marangon ricerche di alex marangontatiana marchetto e andrea gorgi zuin
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