marco di marcello paolo cocco alessandro caputo stefano farronato himalaya

CINQUE ALPINISTI ITALIANI SONO MORTI, A CAUSA DI UNA TEMPESTA CHE LI HA COLPITI, MENTRE STAVANO SCALANDO L'HIMALAYA: INSIEME A LORO HANNO PERSO LA VITA ALTRI QUATTRO SCALATORI - I NOSTRI CONNAZIONALI SONO DECEDUTI IN DUE INCIDENTI DISTINTI: DUE SONO STATI TROVATI SENZA VITA DENTRO LA LORO TENDA, SEPOLTA DALLA NEVE - ALTRI TRE, INVECE, SONO STATI TRAVOLTI DA UNA VALANGA: IL LORO GRUPPO AVEVA DECISO DI SCALARE LA MONTAGNA NONOSTANTE LA VIOLENTA TEMPESTA PREVISTA - LA POLEMICA PER I SOCCORSI ARRIVATI IN RITARDO - OGNI ANNO SONO 10 MILA I TURISTI CHE TENTANO DI SCALARE LE MONTAGNE PIÙ ALTE DEL NEPAL (MA 'NDO ANNATE: IL DIVANO NON HA MAI UCCISO NESSUNO...)

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TRAVOLTI SULL'HIMALAYA MUOIONO 5 ALPINISTI ITALIANI "SOCCORSI GIUNTI IN RITARDO"

Estratto dell'articolo di Elena Dusi per "la Repubblica"

 

Marco Di Marcello Paolo Cocco Alessandro Caputo Stefano Farronato

Un unico ciclone, due distinte tragedie. La bufera di neve che ha imperversato sull'Himalaya per un'intera settimana ha causato la morte di nove alpinisti, di cui cinque italiani, in due diverse località al confine settentrionale del Nepal.

 

Nel primo incidente, avvenuto nel campo base uno sul monte Panbari, una vetta di 6.800 metri al di fuori dei circuiti turistici, sono morti Alessandro Caputo, 28enne maestro di sci di Milano, e Stefano Farronato, 51enne tecnico forestale di Bassano del Grappa.

 

Il terzo membro della spedizione, Valter Perlino di Pinerolo, si è salvato perché un dolore al piede lo ha spinto a rientrare in anticipo al campo base. C'era anche lui ieri mattina con i soccorritori che, muniti di aste e pale, hanno estratto i corpi di Caputo e Farronato sotto tre metri di neve. Si trovavano ancora dentro la tenda, raggomitolati nei sacchi a pelo alla ricerca di un po' di tepore.

 

HIMALAYA

Erano riusciti a sopravvivere alla tremenda bufera di neve che aveva colpito il campo uno, a 5.200 metri, nella notte di lunedì 27 ottobre. Perlino, sceso la sera prima al campo base, si è tenuto in contatto telefonico con loro fino a giovedì 30. Poi il satellitare ha smesso di funzionare. Esausti, i due amici si sono ritirati nella tenda, in attesa degli aiuti. [...] 

 

Nel frattempo, nonostante il ciclone Montha imbiancasse ormai da giorni il versante sud dell'Himalaya, lo scorso fine settimana un'altra spedizione si è mossa in direzione del monte Yalung Ri, a nord-est di Kathmandu, tappa intermedia del vero obiettivo degli alpinisti: il Dolma Khang. Si tratta di una vetta spettacolare di 6.300 metri, sempre sul confine nord del Nepal, molto amata dagli escursionisti dell'Himalaya.

 

HIMALAYA

Da lì infatti sembra di toccare con mano l'Everest, poco distante verso est. Della comitiva facevano parte quindici alpinisti, guidati da tre organizzazioni di sherpa diversi. In un gruppo c'erano i due abruzzesi Paolo Cocco, 41 anni, e Marco Di Marcello, 37 anni, che ha anche cittadinanza canadese, partiti rispettivamente da Fara San Martino e da Teramo.

 

In un altro gruppo c'era Markus Kirchler, 30enne di San Genesio, in Alto Adige, che viaggiava con degli amici tedeschi. Lunedì 3 novembre i quindici si erano messa in moto di buon mattino tutti insieme dal campo che si trova a 5.600 metri. Poco prima delle 9 una valanga li ha travolti, uccidendo sette alpinisti. Fra loro Cocco Di Marcello e Kirchler.

 

escursioni

L'altoatesino è l'unico ancora ufficialmente disperso, non deceduto: il suo corpo deve ancora essere ritrovato. Sia lo Yalung Ri che soprattutto il Panbari sono località remote e difficili da raggiungere anche in elicottero. Solo domenica mattina poi il ciclone Montha si è placato e ha consentito i decolli. Per volare sullo Yalung Ri, molto vicino al confine con la Cina, sono necessarie delle autorizzazioni speciali. Lunedì ci sono volute otto ore per ottenerle.

 

escursioni

Il ritardo nei soccorsi ha sicuramente appesantito il bilancio finale, così come il rispetto solo parziale delle allerte meteo lanciate nella zona. Gli alpinisti sono abituati a considerare ottobre uno dei mesi ideali per l'ascesa dell'Himalaya. Invece già il 6 ottobre una prima bufera di neve aveva bloccato mille scalatori a 4.900 metri di quota nel campo base del monte Everest (un coreano aveva perso la vita).

 

La scorsa settimana Montha ha causato le due tragedie del Panbari e dello Yalung Ri, ma ha messo in difficoltà altre centinaia di escursionisti in varie zone dell'Himalaya. «In questo periodo le nevicate non sono comuni, perché ci troviamo alla fine della stagione dei monsoni, quella in cui si concentrano le precipitazioni» spiega Franco Salerno dell'Istituto di Scienze Polari del Cnr, molto esperto di Nepal. [...]

 

ALPINISTI MORTI SULL himalaya

L'ASSALTO DEI DIECIMILA AL TETTO DEL MONDO

Estratto dell'articolo di Cristina Palazzo per "la Repubblica"

 

Lo chiamano sogno himalayano e da qualche anno è sempre più diffuso, anche fra chi professionista non è. È l'alpinismo sulle vette del Nepal, che vanta la più alta concentrazione di Ottomila e oltre 400 vette aperte alle spedizioni, ma anche negli altri Paesi dove sorgono le montagne più alte del globo.

 

Non solo l'Everest, che con i suoi 8.848 metri è la prima vetta della Terra e la più ambita. I dati del dipartimento del Turismo del Nepal raccontano di circa 9.000 alpinisti che partono per spedizioni, Everest compreso, tra questi anche tanti italiani.

 

ALPINISTI MORTI SULL himalaya

Nel 2023 sono stati 9.398 i permessi di scalata rilasciati in Nepal. Per la stagione autunnale in corso, sono stati 1.400 i richiedenti, da 79 Paesi. Alcuni non fanno ritorno a casa: il 2023 è stato un anno tragico, con 20 alpinisti morti sull'Everest. Servono grande preparazione fisica e buone condizioni meteo.

 

Chi fa alpinismo di solito arriva a Kathmandu. Da lì con auto, bus o aerei raggiunge l'area oltre la quale tocca proseguire a piedi. Accompagnato da un operatore locale arriva fino al campo base, che varia di quota a seconda della cima da scalare (per l'Everest ce ne sono due, uno in Nepal, l'altro in Tibet, entrambi oltre i 5mila) e lì comincia l'acclimatazione, per adattarsi alla percentuale di ossigeno sempre più ridotta, in relazione alla quota. [...]

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