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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
SCAZZO FISSO - AMMAZZA UNA MAMMA INVESTENDOLA CON LA BICI, CUI AVEVA TOLTO I FRENI PER UBBIDIRE ALLA MODA HIPSTER DELLO 'SCATTO FISSO'. - CONDANNATO PER OMICIDIO COLPOSO - TORNATE DI MODA, ERANO IN USO PRIMA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, SI RALLENTA SMETTENDO DI PEDALARE
Alessandro Dell' Orto per Libero Quotidiano
Quando il ventenne Charlie Alliston - era 12 febbraio del 2016 - pedalando in Old Street, nella zona est di Londra, è finito addosso a Kim Briggs, 44 anni, una mamma in pausa pranzo intenta a scrivere sms sul cellulare (così almeno sostiene lui, oltre a dire che avrebbe urlato per richiamare la sua attenzione) mentre attraversava la strada, a tutto avrebbe pensato meno di finire in guai seri.
Sì, insomma, il ragazzo (ex corriere) immaginava di risolvere tutto come accade spesso: un banale incidente in bici, un paio di graffi sulle ginocchia, qualche discussione e amici - anzi sconosciuti - come prima. Errore. Perché Kim, pochi giorni dopo l' impatto, è morta e lui è stato portato in tribunale, dove la Corte ora lo ha giudicato colpevole per omicidio colposo (primo caso per un ciclista).
Il motivo? Semplice: secondo i giudici andava alla velocità di 22 chilometri orari, ma soprattutto la sua bici era in carbonio e poteva essere utilizzata in strada solo se dotata di un sistema frenante. Che non aveva perché era a scatto fisso, come ha spiegato nell' arringa conclusiva il procuratore Duncan Penny precisando che Alliston è colpevole di omicidio perché guidava in modo pericoloso su strada e la bicicletta "fixie", a scatto fisso, non aveva i freni anteriori (un anno prima dell' incidente Charlie aveva scritto un tweet su come rimuovere i freni anteriori da una bici di questo tipo), un reato in base al Road Traffic Act del 1988 (anche per il Codice della strada italiana è obbligatorio montare freni e luci): «A Shoreditich - ha detto il procuratore -, all' ora di pranzo, sulla strada ci sono camion parcheggiati, pedoni che attraversano e bisogna esser pronti a qualsiasi imprevisto. Per cui quel tipo di bicicletta è pericoloso».
Già, tutta colpa delle due ruote. Di questo genere di due ruote senza freni che attualmente, anche da noi in Italia, vanno sempre più di moda. Perché all' inizio hanno cominciato a essere riutilizzate solo dai fattorini negli Stati Uniti (a livello sportivo invece sono sempre state usate nei velodromi dove non sono necessari i frenivisto che si gira tutti nello stesso verso), ma poi sono sbarcate pure da noi, prima per le consegne e poi come pura moda entrando a far parte - con barba e camicia a scacchi - degli accessori della subcultura hipster.
Una tendenza, sì. Che poi, queste biciclette tanto belle a vedersi quanto scomode da utilizzare, sono conosciute un po' da tutti, ma nessuno ha capito bene o sa nei dettagli come funzionano. Anche se il concetto è semplice: non c' è il meccanismo della ruota libera, quella che permette di smettere di pedalare e di far sì che la ruota posteriore continui a muoversi. Tradotto: il pignone, quella ruota dove passa la catena, è fissato al mozzo e non ci sono cambi, ma un' unica marcia.
E così su questo tipo di bici non bisogna mai smettere di pedalare ed è possibile muoversi sia in avanti che indietro. «Se non sono montati freni - ha spiegato di recente Roberto Peia, fondatore degli Urban Bike Messenger a Milano -, caratteristica che vìola il codice della strada, si arresta la marcia contropedalando. Questa operazione, riservata ai più abili, è detta skiddare».
Le bici a scatto fisso di solito vengono costruite già così e hanno i forcellini posteriori orizzontali, ma molto spesso accade che qualcuno voglia trasformare una normalissima bici: «Basta mettere un unico pignone e fissarlo al mozzo con una particolare ghiera. Non è un' operazione complicata. Molti ciclisti si affidano al fai da te consultando un manuale», ha precisato Peia. Operazione, questa, che può costare 100 euro. Poco rispetto alle biciclette a scatti fissi originali, che invece vengono pagate dai 150 euro fino agli 8 mila euro per i modelli usati in pista a livello sportivo.
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