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Dagotraduzione dal Guardian
La Polonia sta progettando introdurre un registro centralizzato delle gravidanze che obbligherebbe i medici a segnalare al governo tutte le gravidanze e gli aborti spontanei. Il registro entrerà in vigore a gennaio del 2022, un anno dopo che il paese ha introdotto un divieto quasi totale sull’aborto.
La decisione ha sollevato serie preoccupazioni tra gli attivisti per i diritti delle donne, i quali ritengono che, alla luce del divieto di aborto, il registro potrebbe essere utilizzato per causare difficoltà legali alle donne che interrompono la gravidanza.
Il progetto di legge fa parte di un progetto di ampio respiro per aggiornare il sistema di informazione medica in Polonia.
«Si tratta di controllo, si tratta di assicurarsi che le gravidanze finiscano con la nascita», ha detto Natalia Broniarczyk, un'attivista dell'Aborcyjny Dream Team, al settimanale polacco Gazeta Wyborcza.
Il piano ha suscitato proteste online. Un'iniziativa sui social media intitolata "Vorrei segnalare educatamente che non sono incinta" ha incoraggiato le donne polacche a inviare via email le foto dei loro assorbenti, tamponi e biancheria intima usati al ministero della salute polacco.
Il ministero ha fermamente negato che il progetto equivalga a un registro centralizzato delle gravidanze, e un portavoce ha affermato che le modifiche fanno semplicemente parte di un progetto di digitalizzazione ad ampio raggio che aggiornerà il modo in cui vengono archiviati i dati su una moltitudine di condizioni, comprese le allergie.
Polonia proteste contro aborto
Il portavoce ha affermato che i medici hanno sempre avuto informazioni sulle gravidanze, ma che prima fossero archiviate su carta dagli ospedali, invece che a livello centrale dal governo.
Le preoccupazioni degli attivisti riguardo al registro sono cresciute notevolmente dopo che un disegno di legge proposto dal governo che istituisce un “istituto della famiglia e della demografia" è passato in prima lettura nel parlamento polacco giovedì con un voto.
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L'istituto avrebbe lo scopo di monitorare la politica familiare, esprimere pareri sulla legislazione ed educare i cittadini sul «ruolo vitale della famiglia nell'ordine sociale» e sull'importanza della «riproduzione culturale-sociale» nell'ambito del matrimonio. L'istituto avrebbe accesso ai dati personali dei cittadini e poteri giudiziari nell'ambito del diritto di famiglia, suscitando preoccupazioni che potrebbe essere utilizzato per far rispettare la severa legge sull'aborto del paese.
Il progetto ha suscitato critiche diffuse da accademici polacchi e sostenitori dei diritti civili. «Forse va chiamato semplicemente il “Centro rosso di Rachel e Leah”», ha detto un'organizzazione femminista di Lódz in un post su Instagram, riferendosi al romanzo distopico di Margaret Atwood “Il racconto dell’ancella”. Nel romanzo il Rachel and Leah Center è una struttura di formazione per donne designate come “allevatrici” dal regime autoritario.
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Il comitato di ricercatori demografici presso l'Accademia polacca delle scienze ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime preoccupazione per il fatto che la "propaganda pro-natalità" avrebbe la precedenza sulla ricerca scientifica presso l'istituto.
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«Il progetto mira esclusivamente a promuovere il modello tradizionale di famiglia», ha detto Adam Bodnar, ex difensore civico polacco per i diritti dei cittadini, al sito web polacco di notizie Oko.press. «Potrebbe anche diventare uno strumento contro coloro che esulano da questo modello, ad esempio coloro che non si conformano alle norme eteronormative».
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