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1 - ASIA, NON SOLO WEINSTEIN
Gloria Satta per il Messaggero
Il caso Weinstein continua a tenere banco e Asia Argento sgancia una nuova bomba: «Un regista e attore italiano mi mostrò il suo pene quando avevo 16 anni nella sua roulotte e parlavamo del personaggio», ha twittato l'attrice, tra le prime a denunciare il produttore di Shakespeare in Love.
I TWEET DI ASIA ARGENTO SUL CASO WEINSTEIN
«E un americano con il complesso di Napoleone mi diede la droga dello stupro e abusò di me mentre ero inconsciente. Scommetto che ora quei due se la fanno sotto dalla paura». Asia non fa nomi mentre la sciagurata vicenda di Harvey Weinstein, radiato dall'Academy per le molestie e gli abusi sessuali commessi su attrici e dipendenti, arriva a lambire Donald Trump: «Hanno cacciato Weinstein dall'Oscar ma continuiamo a tenere Trump alla Casa Bianca», ha tuonato il re del porno Larry Flint che ha comprato una pagina del Washington Post per invocare l'impeachment rievocando il presunto passato di molestatore seriale del presidente, sottolineato anche da Hillary Clinton.
Il caso Weinstein investe indirettamente un altro capo di Stato, il presidente francese Emmanuel Macron. Che ha dichiarato in tv di aver avviato le procedure per revocare la Légion d'Honneur consegnata nel 2012 da Sarkozy al produttore che aveva fatto vincere 5 Oscar al film The Artist. La Grande Cancelleria studierà il dossier precisando che di solito nessuna decisione viene presa prima di una condanna giudiziaria definitiva.
WOODY E LO SCANDALO
Anche Eva Green accusa Weinstein di molestie. Per la sua espulsione dall'Academy esultano i big di Hollywood, da Marlee Matlin a Ron Perlman. Mia Farrow, madre di Ronan, autore dell'inchiesta del New Yorker che ha raccolto le rivelazioni-choc di numerose attrici, tra cui la stessa Argento, ha twittato: «Orgogliosa dell'Academy! Harvey Weinstein è fuori. Ce ne sono altri, ma spero che stiamo assistendo alla fine di una terribile epoca».
L'attrice è stata al centro di uno scandalo analogo quando Dylan, la figlia adottata con l'ex compagno Woody Allen, accusò il padre di molestie. Ma nei giorni scorsi Moses, il fratello della ragazza, ha scagionato Woody rivelando che la madre inventò lo scandalo solo per vendicarsi del regista fuggito con la figlia di lei, Soon Yi.
Ieri Allen è stato uno dei pochi ad esprimere un brandello di umana comprensione per il produttore-satiro: «Questa faccenda è tragica per tutte le donne coinvolte ma sono triste per Harvey, la cui vita è ora distrutta», ha dichiarato il regista. Che avverte: «Non vorrei che si scatenasse una caccia alle streghe per cui qualunque uomo, solo per aver fatto l'occhiolino in ufficio a una collega, sia costretto a chiamare un avvocato per difendersi». E in merito all'espulsione del produttore, monta la polemica sul «doppiopesismo» dell'Academy.
Il sito Tmz si chiede come mai non siano stati presi provvedimenti contro altri due membri finiti nell'occhio del ciclone per gli stessi motivi: Roman Polanski, reo confesso di aver abusato nel 1977 di una tredicenne (ma altre tre cinquantenni affermano di essere state stuprate quando erano minorenni), e Bill Cosby, accusato di molestie da ben 60 donne. Courtney Love si vanta di aver visto lontano in tempi non sospetti: «Già nel 2005 sconsigliai alle giovani attrici di partecipare alle feste di Weinstein e perciò venni espulsa dalla CAA (la più potente agenzia di Hollywood, ndr)».
LA RIABILITAZIONE
Nella bufera di questi giorni Harvey segue il programma di disintossicazione dalla sessuodipendenza nel lussuoso rehab The Meadows in pieno deserto dell'Arizona, 32mila euro al mese e un pedigree di rango (ha curato la top model Kate Moss e il golfista Tiger Woods): in 45 giorni, tra farmaci e meditazioni, il produttore dovrebbe liberarsi dei propri demoni.
TRECENTO l alba di un IMPERO EVA GREEN
Ci riuscirà? Intanto il fratello Bob che ha firmato il suo licenziamento dalla Weinstein Co. (di cui Harvey possiede il 23 per cento), gli assesta il colpo di grazia. È stato proprio lui, ammette, a chiedere all'Academy di cacciarlo ma nega di aver consegnato al New York Times i documenti che l'hanno incastrato.
«Harvey è malato, perverso e non mostra rimorso», ha dichiarato Bob Weinstein, «sapevo che tradisse la moglie Georgina ma pensavo che le sue storie fossero consensuali. Va punito». In Inghilterra Scotland Yard indaga su tre presunte violenze commesse da Harvey tra il 2010 e il 2015. Prima che emergano altri, eventuali territori in cui il predatore di Hollywood possa aver fatto danni negli ultimi anni.
2 - "PERPLESSO DA TANTO SCALPORE I DIVANI SONO SEMPRE ESISTITI"
Fulvia Caprara per “la Stampa”
È il press agent più famoso d' Italia, lavora nel settore dai tempi della «Dolce vita» e non c'è pettegolezzo, litigio, notizia segretissima, di cui lui non sappia tutto. I divani dei produttori, dice Enrico Lucherini, classe 1932, sono sempre esistiti. Questo, naturalmente, non toglie che si tratti di un' abitudine abbietta: «Sono storie sgradevoli, di uomini di potere che approfittano della loro posizione, di ricatti tremendi, e io ne conosco tante».
Sulla vicenda Asia Argento, mostra, però, qualche perplessità: «Conosco Asia da sempre, ho lavorato con lei quando era una bambina. E sono rimasto sbalordito. Mi è sembrata una cosa strana». I tentativi, le richieste, sono un fatto, ma «se c' è stata violenza, è tutto un altro discorso. E non si discute. Eppure la stessa Asia ha raccontato che, dopo quell' incontro, ce ne sono stati altri, che lei e Weinstein si sono rivisti. Insomma, è una cosa curiosa».
Accanto all'attrice, prosegue Lucherini, «ci sono sempre stati i suoi compagni, ragazzi giovani, io l'ho vista ogni volta così. Di sicuro a un grande lancio americano Asia teneva molto, e infatti in Usa ha fatto vari film». I fratelli Weinstein, prosegue Lucherini, sono sinonimo di potenza: «Tutte le volte che mi è capitato di incontrarli, ho avvertito profumo di Oscar e di miliardi. Sono famosi per le feste milionarie e per la capacità di portare i loro film dritti agli Academy Awards. Per tanti titoli si sono prodigati, hanno lavorato per la "Vita è bella", e anche per "The Artist"».
Le vicende di produttori e giovani attrici affondano radici nella storia del cinema, sono legate a film celeberrimi: «Quella che, quando mi è stata raccontata, mi ha fatto più tristezza riguarda Silvana Mangano e Marcello Mastroianni. Due ragazzi romani, quartiere San Giovanni, che all' epoca stavano insieme e si volevano molto bene. A dividerli fu "Riso amaro".
Il produttore De Laurentiis disse alla Mangano che l' avrebbe messa sotto contratto a patto che lasciasse Marcello. E così andò, lei fece il film, De Laurentiis la sposò, e Mastroianni, prima di arrivare ai ruoli importanti, fece una gavetta lunghissima. Con Silvana si rividero tantissimi anni dopo, sul set di "Oci ciorne". Nella "Dolce vita" il ruolo che poi fu affidato a Anouk Aimeè doveva essere di Mangano, ma, se avesse accettato, avrebbe rivisto Marcello, e quindi dovette rinunciare». Per le attrici italiane volate a Hollywood la storia si ripeteva puntualmente: «Ne parlavo l' altra sera con Ursula Andress, e mi è tornata in mente anche Virna Lisi. Lavorare lì significava respirare un clima continuo di tensione, non è una novità. Le attrici venivano inondate di proposte, fiori su fiori, inviti continui, e alla fine dovevano decidere. Molte tornavano indietro, in Italia».
Prima delle riprese di un film possono succedere tante cose, anche inimmaginabili : «Per "Malena" Tornatore voleva assolutamente Monica Bellucci, ma Harvey Weinstein insisteva, continuando a proporgli nomi di attrici americane. E poi aggiungeva al copione scene erotiche, in numero sempre maggiore. Fu un testa a testa, Tornatore gli spiegava che le dive statunitensi non andavano bene, che messe in quel contesto, mentre passeggiavano sul lungomare siciliano, sarebbero sembrate delle turiste. Ma lui insisteva. Alla fine Tornatore ce l' ha fatta».
Viene naturale chiedere se il produttore, quella volta, avesse tentato la solita strategia con una bellezza mozzafiato come Bellucci: «No, non ho mai saputo che avesse ricevuto fiori o altro. Chissà, forse gli piaceva meno».
Torna in mente anche Sofia Loren: «Sofia mai, è stata ovviamente corteggiata da tutti, ma a Hollywood è arrivata già con Ponti, il suo produttore, poi marito». Anche Elsa Martinelli, elegante signora della moda scomparsa quest' estate, che al cinema, per sua scelta, ha detto presto addio, «avrà avuto chissà quante proposte».
Molti anni dopo, negli 80, la pratica della diva che si unisce al produttore e si mette al sicuro è rimasta la più diffusa: «Penso a Edwige Fenech e a Luciano Martino». Oggi, per fortuna, qualcosa è cambiato: «Nel cinema italiano, queste cose succedono molto meno spesso. Magari però succede, spesso in ambiente televisivo, di notare dei cambiamenti, di vedere che, improvvisamente, un' attrice veste in modo molto più ricercato, o riceve di continuo offerte di ruoli importanti».
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