ASSOLTO PER L’ETERNIT-À: IL BARONE DE CARTIER MUORE SENZA AVER RISARCITO LE VITTIME DELL’AMIANTO

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Alberto Gaino per "La Stampa"

L'età avanzata è sempre stato il suo riparo naturale rispetto agli echi del «processo più importante mai celebrato in Europa sull'amianto». Né si è mai fatto vedere a Torino, è stato condannato in primo grado a 16 anni per concorso nel disastro doloso dell'Eternit e non ha commentato in prima persona.

Un paio di anni fa Raffaele Guariniello, il suo storico accusatore, raccontò di aver saputo che «de Cartier va ancora in bicicletta nel parco della sua villa». Dove l'altro ieri, all'alba, a 92 anni compiuti, è spirato. La morte estingue la condanna di primo grado e ogni accusa contro di lui.

Non aveva pagato un euro dei 98 milioni di provvisionale stabilita dalla sentenza di primo grado. Per farsi risarcire, le vittime dell'Eternit dovranno eventualmente citare in sede civile la finanziaria belga Etex a lui riconducibile. «Millecinquecento cause, durata 15 anni - sbotta affranto Nicola Pondrano, paladino delle lotte all'Eternit - chi glielo va a dire a tutte quelle persone che si sono fatte quattro anni di viaggi in pullman Casale-Torino partendo con ogni clima alle sei del mattino per avere giustizia?».

Il barone belga stava nell'ombra in ragione della sua età e una leggera ischemia, che l'aveva colpito una settimana fa, ne ha accelerato la fine a una decina di giorni dalla sentenza d'appello. Chissà se era nei suoi pensieri, o se considerava l'Eternit una multinazionale di cui era rimasto a capo sino agli anni Settanta un ricordo del passato remoto.

Solo un po' meno remoto della sua avventurosa vita nell'ultima grande guerra: catturato dai nazisti e internato in un lager, da cui era fuggito per unirsi all'Armata Rossa. L'avvocato Cesare Zaccone considerava comunque ogni reato contro il suo cliente «prescritto». E ora lo è.

Mentre si preparano le esequie del barone a Turnhout, 40 mila abitanti nel nord del Belgio dove de Cartier ancora si occupava di un'azienda editoriale di libri religiosi, a Torino si movimenta la vigilia della nuova sentenza. Guariniello: «I giudici si pronunceranno il 3 giugno, come previsto».

Zaccone: «Spero per quella data di produrre il certificato di morte». Ciò che più conta lo rivela l'avvocato Astolfo di Amato, difensore di Stephan Schmidheiny, l'altro imputato: «Chiederemo alla Corte d'appello di rivalutare il vincolo della solidarietà che al momento, in caso di conferma della condanna di primo grado, ci costringerebbe a farci carico di gran parte di quei 98 milioni di provvisionale e di ogni altro risarcimento non immediatamente esecutivo».

In realtà, in questa seconda tornata processuale, solo l'Inail chiede 270 milioni di euro, poi ci sono il Comune di Casale, gli altri centri sedi di stabilimenti Eternit, la Regione Piemonte, le altre e.... le seimila parti civili, ammalati e familiari dei duemila morti a causa dell'amianto Eternit. Il conto delle richieste si aggira sul mezzo miliardo ed era in misura maggiore a carico del barone belga. Il coimputato svizzero ha chiuso a trattativa privata ogni pendenza con la maggior parte delle vittime. Che per questo motivo rischiano di essere escluse dalla sentenza.

 

JEAN LOUIS DE CARTIER DE MARCHIENNE AL CENTRO DELLA FOTOETERNIT CASALE MONFERRATOpericolo_amiantoRaffaele Guariniello