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khamenei nelle vignette di charlie hebdo
1. CHARLIE HEBDO, LA RITORSIONE DI TEHERAN: CHIUDE L’ISTITUTO DI RICERCA FRANCESE
Danilo Ceccarelli per www.lastampa.it
Continuano le tensioni tra Francia e Iran dopo che ieri Charlie Hebdo è uscito in edicola con delle caricature dell'Ayatollah Ali Khamenei. Le autorità di Teheran hanno chiuso l'Istituto francese delle ricerche in Iran (Ifri), uno dei centri di studio più importanti e più antichi che Parigi ha nel Paese.
Ad annunciarlo il ministero degli Esteri della Repubblica islamica con un comunicato, dove si spiega che questa è solamente la «prima tappa». L'Ifri aveva riaperto durante la presidenza di Hassan Rohani dopo essere rimasto chiuso per molti anni proprio con l'obiettivo di rilanciare i rapporti tra i due Paesi.
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L’escalation
La decisione arriva dopo l'escalation di tensione di ieri, esplosa a causa delle vignette pubblicate da Charlie Hebdo. In occasione dell'anniversario degli attentati jihadisti che il 7 gennaio del 2015 colpirono la sua redazione, il celebre settimanale satirico ha lanciato un concorso internazionale il mese scorso invitando disegnatori di tutto il mondo ad inviargli delle vignette dell'ayatollah iraniano.
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Un modo anche per esprimere solidarietà con la proteste che vanno avanti ormai da quasi quattro mesi, scoppiate dopo che una ragazza, Mahsa Amini, è morta durante un fermo scattato perché non indossava correttamente il velo. Il giornale ha ricevuto circa 300 opere provenienti da ogni parte de mondo, anche dall'Italia, realizzate soprattutto da disegnatori dissidenti.
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Nell'edizione speciale uscita ieri ne sono stati pubblicate 35, dove la guida religiosa viene raffigurata in caricature di ogni tipo. Khamenei appare con un turbante formato da cappi, per ricordare le recenti esecuzioni, mentre affoga in un mare di sangue o lapidato da alcune donne nude.
La furia del regime
Un'iniziativa che ha mandato su tutte le furie il regime di Teheran, che ha considerato il governo francese responsabile di questo «atto odioso» e «ingiustificato». L'Iran non accetta in nessun modo l'insulto ai suoi valori”, ha fatto sapere Nasser Anani, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, dove è stato convocato l'ambasciatore di Francia per chiedergli spiegazioni. Il capo della diplomazia Hossein Amirabdollahian, ha promesso una risposta che sarà data in modo deciso ed efficace”.
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Il pugno duro
Intanto, la Repubblica islamica continua a mantenere il pugno duro contro le contestazioni. Un ragazzo di 18 anni, Arshia Takdastan, è stato condannato a morte per «inimicizia con Dio» e «corruzione sulla Terra» da un tribunale di Sari, nel nord del Paese.
L'ayatollah Khamenei cerca però di mascherare la repressione, dando timidi segnali di apertura: «Non è giusto che alcune donne non osservino l'hijab integrale, ma non dobbiamo dire che sono contro la religione o la Rivoluzione islamica. Sono le nostre figlie, ha detto ieri durante un incontro pubblico organizzato in occasione della Festa della Mamma. Ma il leader religioso ha subito corretto il tiro sostenendo che le donne contrarie all'obbligo di indossare il velo devono comunque «essere corrette».
2. IRAN: PARIGI, CHIUSURA ISTITUTO IFRI DEPLOREVOLE SE CONFERMATO
(ANSA) - Il ministero degli Esteri della Francia non è stato informato ufficialmente della chiusura dell'istituto francese di ricerca (Ifri) in Iran in rappreseglia alle caricature di Charlie Hebdo sulla guida supema della Repubblica islamica Ali Khamenei. Se confermato, l'annuncio sarebbe tuttavia "deplorevole". "Per ora - ha affermato la portavoce del ministero, Anne-Claire Legendre - non abbiamo ricevuto informazioni ufficiali riguardo gli annunci fatti a mezzo stampa dalle autorità iraniane relative alla chiusura dell'Istituto francese di ricerca Ifri".
"Se confermati, questi annunci sarebbero ovviamente deplorevoli", ha proseguito la portavoce aggiungendo che l'Ifri è un "luogo importante di cultura e di scambi", nato dalla fusione - nel 1983 tra la Délégation Archéologique Française in Iran creata nel 1987 e l'Institut Français d'Iranologie di Téhéran fondato nel 1947 dal filosofo orientalista francese, Henry Corbin. In precedenza, la ministra francese degli Esteri, Catherine colonna, ha ricordato l'esistenza della libertà di stampa in Francia. (ANSA).
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