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Paolo Colonnello per “la Stampa”
alexander boettcher in tribunale
Nella torbida storia tra la bocconiana e il broker di Borsa, non poteva mancare che un bancario: fermato ieri notte dopo un lungo interrogatorio in Questura. E’ il misterioso “terzo uomo” ripreso in un video scovato dalle difese di Alexander Boettcher mentre con una giacca gialla e due bottiglie d’acido in mano si sposta sul marciapiede di via Carcano la sera del 28 dicembre scorso, quando il giovane Pietro Barbini fu sfigurato dall’ex fiamma e compagna di classe al liceo Parini, Martina Lovato.
E’ lui che accompagna la ragazza, travestita con una parrucca rossa, sul luogo del delitto e, con la sua Fiat Punto nera, l’aiuta a fuggire, dandole rifugio per qualche ora nella sua abitazione in viale Monza. È lui, ancora, che, su richiesta di Alexander, si camuffa con una parrucca bionda per recarsi più volte, qualche giorno prima dell’agguato, in un internet point assillando il povero Pietro con telefonate e messaggi per convincerlo ad andare all’appuntamento con i suoi carnefici.
Ed è sempre lui, Andrea Magnani, 32 anni, impiegato in un istituto di credito a Basiglio che, ha raccontato, accompagna la coppia diabolica anche in via Nino Bixio la sera del 15 novembre scorso, quando ad essere aggredito fu il fotografo Giuliano Carparelli, “colpevole”, anch’egli come Barbini, di aver avuto una fugace relazione in una discoteca con la paranoica bocconiana. E che, appunto con memoria fotografica, riconosce l’auto su cui salgono i suoi aggressori, ricordandone perfino la targa.
I favori
E’ un racconto allucinato quello di questi milanesi per bene. È nel centro sportivo dove si allena ossessivamente Alexander che Magnani racconta di aver conosciuto il “tedesco”, compagno di pesi e sudate, e di cui, dice, subiva la personalità rendendogli ogni tanto dei favori. Come quelli che ora lo inguaiano con l’accusa di inquinamento probatorio, pericolo di fuga, reiterazione del reato.
Martina Levato Alexander Boettcher
Succube, forse, ma ben consapevole e partecipativo, il Magnani. Che mettendosi parrucche e trasportando acido, dimostra di essere per lo meno a conoscenza di «un piano criminoso» della coppia. Non solo. A lui il pm Marcello Musso, il “tenace contadino” piemontese che si sta rivelando un mastino, è arrivato grazie alla Levato che, subito dopo l’arresto, aveva indicato nel bancario il suo alibi.
«Ero in casa sua al momento dell’aggressione di Barbini». Magnani all’inizio conferma. Ma poi rettifica, modifica, cerca di mescolare le carte: inquina le prove. Al punto che quando salta fuori il filmato trovato dalle difese, la polizia decide di andarlo a prendere e perquisire la sua casa. Trovando altre bottiglie d’acido e pure lo spray al peperoncino che aveva nella sua abitazione anche Alexander Boettcher.
acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato
Si scopre inoltre che, venerdì scorso, Magnani aveva accompagnato la moglie bielorussa all’aeroporto per un viaggio che secondo gli inquirenti potrebbe servire a preparare una futura fuga. Interrogato fino a tarda notte, alla fine Magnani conferma i fatti, si mette nel ruolo da comprimario e inguaia ancor più Alexander che descrive come «regista» delle aggressioni e per il quale il pm parla di «prove granitiche».
Il «sosia»
Infine, oltre a Barbini e Carparelli, gli investigatori non escludono che il trio abbia aggredito anche Stefano Savi a Quarto Cagnino il quale, incredibilmente, somiglia come una goccia d’acqua a Carparelli e, forse, è rimasto vittima di uno scambio di persona. Di lui si parla poco, ma ha riportato ustioni che lo hanno sfigurato per il resto della vita. Oggi il gip dovrà convalidare l’arresto di Magnani.
alexander boettcher e martina levato
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