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DAGONEWS
In vista della riapertura a fine anno, ieri sera, a Milano, è stato aperto in anteprima il cantiere del Teatro Lirico. Questo teatro, costruito da Piermarinini insieme alla Scala è chiuso da vent’anni.
Vi si è svolto un recital rossiniano e i cantanti, tutti in pettorina da cantiere, si sono mossi su e giù per i ponteggi ancora montati all’interno del teatro. Una buona idea: in questo caso sul palcoscenico era montato un vero cantiere e delle vere impalcature ma a dire il vero l’effetto della scena non era molto diverso dalle decine e decine di spettacoli degli ultimi anni in cui i registi – non avendo idee migliori - hanno montato impalcature sul palcoscenico e ci hanno fatto salire i cantanti a recitare. Ora in tuta, ora in costumi d’epoca.
Uno degli esempi più recenti è stata la regia di “Die Walküre” della Lyric Opera of Chicago del novembre scorso diretta da David Pountney, che presenterà il resto del “meccanico” Ring entro il 2020.
C’è stato poi il caso d’autore a Bayreuth nell’agosto del 2016 con la regia del “Tristan und Isolde” firmata addirittura dall’erede, Katharina Wagner: un intrico di tubi e travi portanti in acciaio per simulare una specie di “Carcere” piranesiano. Non un successone.
I “Die Meistersinger von Nürnberg” nati all’Opernhaus di Zurigo come produzione di Harry Kupfer (diretti da Daniele Gatti nella stagione 2011–2012) sono poi finiti alla Scala nel 2016 anche loro con una discreta dose di tubi stile Innocenti in scena.
Per non parlare di quando La Fenice, nel 2011, mise in scena “Intolleranza” di Luigi Nono con Ronconi in una versione più che mai antiteatrale e antinarrativa: scena realizzata con gli studenti della Facoltà di Design e Arti IUAV di Venezia con presenza degli strumentisti in palcoscenico su una impalcatura a tre piani, soluzione memore della struttura di Renzo Piano per il “Prometeo” eseguito nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia nel 1984. E via via, di ponteggio in ponteggio…
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