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BIBI NETANYAHU SI “INGAZA”: “L’ATTENTATO A WASHINGTON E’ FRUTTO DELLA SELVAGGIA ISTIGAZIONE CONTRO ISRAELE”. IL PREMIER DELLO STATO EBRAICO RAFFORZA LA SICUREZZA NELLE AMBASCIATE DEL PAESE IN TUTTO IL MONDO E RILANCIA: “LA STRISCIA DI GAZA SARÀ INTERAMENTE SOTTO IL CONTROLLO DELL’ESERCITO ISRAELIANO” (IL PREZZO SONO PIÙ DI 50MILA MORTI, ALMENO 20MILA DEI QUALI BAMBINI) - SULL’INGRESSO DEGLI AIUTI SI DIFENDE: "NON POSSIAMO ACCETTARE UNA CRISI UMANITARIA A GAZA”. E ACCUSA HAMAS DI AVERLA PROVOCATA - IL MALUMORE PER LE TRATTATIVE DI TRUMP CON L'IRAN

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benjamin netanyahu nella striscia di gaza

(ANSA-AFP) Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha affermato che l'attentato di ieri sera a Washington è frutto della "selvaggia istigazione" contro Israele. Netanyahu ha annunciato inoltre di aver ordinato un rafforzamento della sicurezza nelle missioni diplomatiche del Paese in tutto il mondo dopo la sparatoria avvenuta all'esterno del museo ebraico di Washington, costata la vita a due dipendenti dell'ambasciata israeliana.

 

 

NETANYAHU

Gabriella Colarusso per repubblica.it - Estratti

 

Sceglie con attenzione le parole, Benjamin Netanyahu, incalzato da una inedita pressione internazionale per la catastrofe in corso a Gaza, ma non retrocede di un millimetro. L’obiettivo della guerra resta la «vittoria finale» su Hamas, ribadisce il premier israeliano durante la prima conferenza stampa aperta ai giornalisti da 163 giorni.

 

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

Le condizioni per la fine del conflitto sono quelle che l’alleanza di governo con l’ultradestra di Smotrich e Ben Gvir ha messo sul tavolo fin dall’inizio dell’invasione della Striscia, in risposta ai massacri di Hamas del 7 ottobre: il completo «disarmo» del gruppo palestinese, l’«esilio della leadership» e la «smilitarizzazione totale» dell’enclave.

 

 

Il prezzo sono più di 50mila morti, almeno 20mila dei quali bambini, ed è un conteggio provvisorio. E un’emergenza sanitaria e alimentare che l’Onu non esita a definire «disperata». Parla anche dello sblocco parziale degli aiuti, Netanyahu, e dice che «per garantire che i nostri buoni amici ci sostengano, bisogna evitare una crisi umanitaria», accusando Hamas di «saccheggiare una parte significativa degli aiuti» per «venderli a prezzi gonfiati e finanziare il suo esercito terroristico. Noi li eliminiamo e continuano il reclutamento».

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

 

 

 

Poi attacca il leader della sinistra Yair Golan, che aveva denunciato la strage di bambini, e offre la possibilità di una tregua, ma solo a termine, l’unica concessione agli appelli che arrivano dalle cancellerie europee per una de-escalation: «se ce ne sarà la possibilità», Israele è pronta «a un cessate il fuoco temporaneo» per la «liberazione degli ostaggi, ce ne sono almeno 20 che sono sicuramente vivi».

 

La campagna militare tuttavia proseguirà fino a quando «l’intera Gaza non sarà posta sotto il controllo di sicurezza dell’Idf». Sono le condizioni che i negoziatori israeliani hanno avanzato per mesi nelle trattative a Doha e al Cairo, sempre respinte da Hamas, che rifiuta di disarmarsi e di liberare gli ostaggi se non in cambio di un cessate il fuoco permanente o comunque lungo – di 5 anni almeno - e del ritiro dell’Idf dalla Striscia.

 

La Gaza che ha in mente il premier israeliano, invece, non è più un’enclave palestinese dove governano gruppi armati: «Dopo la guerra attueremo il piano Trump: così corretto, così rivoluzionario, che dice qualcosa di semplice, i residenti di Gaza che vogliono andarsene potranno andarsene», assicura Netanyahu, che ostenta un’intesa di ferro con il presidente Usa, anche se conosce bene l’insofferenza dell’amministrazione americana per la continuazione della guerra nella Striscia. Il volenteroso inviato Witkoff ha provato a mediare ancora una volta in Qatar prima che Netanyahu richiamasse la delegazione, ma senza successo.

 

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

Gli americani hanno scelto di negoziare direttamente con Hamas la liberazione dell’ultimo ostaggio con passaporto Usa ancora nelle mani dei miliziani, facendo infuriare Bibi. È andata così anche con gli Houthi yemeniti: una tregua annunciata dalla Casa Bianca senza che l’alleato israeliano fosse coinvolto. E il rischio ora è che la diplomazia parallela di Trump in Medioriente, che durante il tour del Golfo ha chiuso accordi con l’Arabia Saudita senza porre come dirimente la questione della normalizzazione con Israele, proceda anche con l’Iran.

video su gaza strip in trip creato con ai - netanyahu e trumpWASHINGTON SPARATORIA Capital Jewish MuseumWASHINGTON SPARATORIA Capital Jewish MuseumWASHINGTON SPARATORIA Capital Jewish MuseumWASHINGTON SPARATORIA Capital Jewish Museumbenjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza 1BENJAMIN NETANYAHU VISITA I SOLDATI ISRAELIANI NELLA STRISCIA DI GAZABA-HAMAS - MEME BY EMILIANO CARLI