DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
articolo cnn su coronavirus in italia
Dagonews
La gestione dell’emergenza Coronavirus da parte del governo è davvero un capolavoro. Le frasi di Giuseppe Conte sulla “gestione non del tutto propria” dell’ospedale di Codogno stanno facendo il giro del mondo. E ovviamente l'Italia, delegittimata dal suo stesso primo ministro, non ci fa una bella figura. Mentre gli altri Stati ci trattano come appestati la CNN cita i virgolettati del premier in un resoconto dall’Italia intitolato “Italy scrambles to contain coronavirus outbreak after admitting hospital mess-up”.
L’ospedale in questione sarebbe quello di Codogno, ma ad arrancare è il premier, che va ospite praticamente a reti unificate, dalla (D’Urso alla Venier a Giletti a Fazio) e nell’ansia di dire qualcosa se la prende con chi si sbatte davvero per mettere un freno al contagio, cioè gli operatori sanitari che lavorano a ciclo continuo da giorni. Consiglio a “Giuseppi”: si legga la testimonianza dell’infettivologo Raffaele Bruno, che sta curando il “paziente 1” sul “Corriere della Sera” di oggi. Forse cambierà idea…
L’ARTICOLO DELLA CNN SULL’EPIDEMIA IN ITALIA
https://edition.cnn.com/2020/02/25/europe/italy-coronavirus-backfoot-intl/index.html
Il medico in trincea da 80 ore «Un farmaco anti Hiv per salvare Mattia e gli altri»
Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”
milano al tempo del coronavirus
L' infettivologo in trincea contro il Coronavirus da 80 ore di fila: «Ormai il conto l' ho perso». E il «Paziente Uno» di una maledetta conta di casi. Raffaele Bruno, 54 anni il prossimo 29 marzo, è l' emblema del senso di responsabilità di tutti i medici e infermieri che da giorni lavorano senza rientrare a casa né vedere la propria famiglia.
il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 11
Mattia, il 38 enne di Castiglione d' Adda, è il simbolo dei pazienti che stanno lottando per sopravvivere. Il loro destino si incrocia venerdì notte al Policlinico San Matteo di Pavia, culla dell' Infettivologia italiana. Mascherina FFP2, copricamice impermeabile, calzari, cappello, guanti, tutti di materiali per il biocontenimento, Bruno esce dalla Rianimazione dove si trova sotto sedazione il ricercatore dell' Unilever.
Come viene curato Mattia?
«Io non posso parlare del singolo caso. Ma le sue cure sono le stesse di tutti i malati più gravi ricoverati in Terapia intensiva».
Che tipo di terapie state utilizzando?
«Per il Coronavirus non c' è una cura specifica perché è un nuovo virus passato all' improvviso dall' animale all' uomo. Stiamo usando terapie empiriche in modo ragionato».
Quali sono?
«È un cocktail di medicinali, tra i quali c' è anche un farmaco contro l' Hiv che non utilizzavamo più e ora abbiamo riacquistato. Lo somministriamo due volte al giorno».
Gli altri farmaci?
«C' è la Ribavirina, un vecchio antivirale utilizzato per l' influenza, che diamo anche questo due volte al giorno.Poi ci sono gli antibiotici per prevenire le infezioni batteriche che somministriamo quattro volte al giorno».
Perché un medicinale contro l' Hiv?
«Il principio attivo è il Lopinavir, un antiretrovirale che appartiene alla classe degli inibitori della proteasi, un enzima presente sia nell' Hiv sia nel Coronavirus».
Ci sono statistiche sul tasso di successo di questi farmaci?
«Al momento dobbiamo accontentarci dei risultati preliminari che sono incoraggianti. Un follow-up a lungo termine non c' è ancora. Sono cure che si sono dimostrate efficaci in laboratorio. E che già hanno usato in Cina e in Corea».
il contagiato di codogno - coronavirus
Mattia è il «Paziente Uno», poi ci sono quelli ricoverati in reparto, quelli che si autopresentano in Pronto soccorso, quelli che telefonano da casa.
«L' unico caso confrontabile con quello che stiamo vivendo oggi, almeno in termini di percezione di gravità, è la Spagnola del 1918. Di positivo c' è che, almeno nell' 85% dei casi, il Coronavirus non dà alcun problema, oltre a un banale stato influenzale. All' incirca nel 15% dei casi, invece, può portare a complicazioni, ma come le istituzioni ripetono da giorni in pazienti per lo più anziani».
Com' è la situazione vista dal fronte?
«Decine e decine di persone arrivano in Pronto soccorso perché dicono di essere entrati in contatto con possibili contagiati. Fino a domenica dovevamo fare a tutti il tampone. Per fortuna ora li facciamo solo a chi presenta sintomi, in modo da non sprecare tempo e kit di diagnosi. Fino a qualche giorno fa al 112 rispondevamo in 45 secondi, oggi passano 14 minuti. L' agitazione è alle stelle. Perfino mia figlia mi ha detto di non tornare a casa perché ha paura che io la possa contagiare».
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