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Si concluderà con un "verdetto aperto" l'inchiesta sulla morte di Keith Flint, il frontman dei Prodigy trovato senza vita nella sua abitazione di Dunmow, nell'Essex britannico, lo scorso 4 marzo all'età di 49 anni: come riferisce la testata locale Halstead Gazette, Caroline Beasley-Murray, il medico legale chiamato a condurre le indagini sulla morte dell'artista, ha spiegato come - nonostante la causa del decesso sia da individuare senza dubbio nell'asfissia procuratasi dallo stesso Flint - le tracce di stupefacenti (in particolare, cocaina e codeina) e alcol trovate nel suo sangue nel corso degli esami autoptici potrebbero far pensare a un gesto commesso in uno stato alterato e non lucido.
"Ho preso in considerazione l'ipotesi del suicidio", ha spiegato la Beasley-Murray: "Per confermarla, avrei dovuto constatare che - nel bilancio delle probabilità - il signor Flint avesse maturato l'idea [del suicidio] e agito deliberatamente con la coscienza di provocare la propria morte. Avendo esaminato tutte le circostanze del caso, non credo che ci siano sufficienti prove per farlo".
"Si stava forse svagando e qualcosa è andato terribilmente storto?", ha concluso il coroner: "Nel calcolo delle probabilità, lascerò il verdetto dell'indagine aperto".
Solo ieri - martedì 7 maggio - i Prodigy hanno postato sui propri canali social ufficiali un appello per sensibilizzare l'opinione pubblica su depressioni e problemi mentali: "E' stato un periodo duro per tutti nelle ultime settimane dalla morte di Keef", si legge nel messaggio del gruppo di "The Fat of the Land": "Se state combattendo con la depressione, la dipendenza o con tendenze suicide, vi prego, non soffrite in silenzio”.
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