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BUONE NOTIZIE PER GLI EVASORI FISCALI! - UN EMENDAMENTO DI FORZA ITALIA AL DECRETO FISCALE FA GODERE GLI IMPRENDITORI CHE NON PAGANO LE TASSE: PREVISTA UNA STRETTA ALLE ISPEZIONI DELLA GUARDIA DI FINANZA NELLE AZIENDE - LE FIAMME GIALLE NON POTRANNO EFFETTUARE CONTROLLI IMMOTIVATI, MA SARANNO NECESSARIE "CIRCOSTANZE E CONDIZIONI" CHE GIUSTIFICHINO L'ISPEZIONE - IL PROVVEDIMENTO E' STATO CHIESTO DALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO, SECONDO CUI L'ITALIA NON GARANTISCE TUTELE IN CASO DI CONTROLLI FISCALI (MA LA CORTE NON SA CHE, NEL NOSTRO PAESE, IL 60% DEI FURBETTI NON PAGA LE TASSE E CHE IL CARICO FISCALE E' SULLE SPALLE DEL 17% CITTADINI COJONI COSTRETTI A FARLO)
Estratto dell'articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
Arriva la stretta sulle ispezioni fiscali nelle aziende: stop ai controlli non motivati. Negli atti di autorizzazione e nei verbali dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate e degli agenti della Guardia di finanza dovranno essere «espressamente e adeguatamente indicate e motivate le circostanze e le condizioni che hanno giustificato l'accesso» nei locali sottoposti a verifiche. Non solo siti industriali e imprese agricole. Nell'elenco figurano anche i negozi e gli studi professionali.
A fissare i paletti è un emendamento al decreto fiscale depositato in commissione Finanze, alla Camera, dal relatore Vito De Palma (Forza Italia). La proposta di modifica mette mano alla legge sulla tutela dei diritti del contribuente. Nello specifico delimita il perimetro di accessi, ispezioni e verifiche fiscali. Lo fa con un testo dal titolo emblematico: "Motivazione delle esigenze di indagine e controllo nei verbali di accesso".
Le nuove regole entreranno in vigore dopo la conversione in legge del decreto. Non saranno, quindi, retroattive. L'emendamento, infatti, specifica che «restano comunque validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti sorti sulla base delle disposizioni vigenti antecedentemente alla data di entrata in vigore del presente decreto». [...]
A dettare il cambio di rotta al governo è stata la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo dello scorso 6 febbraio. Una pronuncia che ha condannato l'Italia per la violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. È quello che tutela il diritto al rispetto della vita privata e del domicilio: per una società si configura come il diritto al rispetto della sede sociale e di altri locali commerciali. [...]
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